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Economia e finanza
Roma, città chiusa? Una settimana da dimenticare
Settimana santa e anniversario della Liberazione hanno scandito delle cronache romane non esattamente all’insegna dell’accoglienza e della solidarietà. Le dichiarazioni del Sindaco successive agli arrivi di alcuni migranti tunisini giunti dal Sud, lo sgombero di circa 700 rom nel corso di una settimana, la città tappezzata da manifesti fascisti segnalano come Roma stia diventando la capitale dell’intolleranza. Per fortuna c’è ancora chi la pensa e agisce in modo diverso.
15 aprile 2011: Circa 110 migranti tunisini giungono a Roma nella zona di Grottarossa. Il Sindaco Alemanno dichiara di non essere stato informato e dichiara: ”Ribadisco ancora una volta che a Roma non possono essere portati profughi e clandestini provenienti dal Nord Africa. Nella nostra citta’ ci sono gia’ 8000 tra rifugiati e richiedenti asilo, oltre a circa 2000 nomadi e rumeni nei campi abusivi che stiamo gia’ sgomberando”. Il presidente del XX Municipio si unisce a un gruppo di cittadini del quartiere che bloccano il traffico per impedire che i migranti vengano accolti in strutture collocate nell’area. I migranti vengono trasferiti altrove.
20 Aprile 2011: Man mano che vengono rilasciati i permessi di soggiorno temporaneo ai profughi tunisini, aumenta la loro presenza a Termini, da sempre luogo di transito per grandissima parte dei migranti che dal sud della penisola intendono trasferirsi nelle regioni del nord o all’estero. Il Sindaco della capitale torna a dichiarare: «Non permetteremo che Roma e in particolare la stazione Termini divengano un luogo di stazionamento per persone che non hanno una residenza». «Roma è già molto carica e non si può permettere di avere un appesantimento e che diventi meta di flussi migratori incontrollati».
Nello stesso giorno 270 rom vengono sgomberati dall’insediamento di via del Flauto: l’amministrazione comunale offre una sistemazione alternativa solo alle donne ai bambini nel CARA di Castelnuovo di Porto.
21 aprile 2011: la Comunità di S.Egidio scrive una nota durissima in cui denuncia gli sgomberi degli insediamenti rom in assenza di soluzioni alloggiative alternative rispettose del diritto all’unità familiare e l’assenza di una politica dell’accoglienza da parte dell’amministrazione comunale.
Il 22 aprile circa 200 rom occupano la Basilica di San Paolo, una delle basiliche più importanti di Roma. Grazie al sostegno di numerose associazioni locali (dall’Arci alla Casa dei diritti sociali a Stalker) e alla mediazione della Caritas e di S.Egidio riescono dopo tre giorni di trattative a ottenere il 24 aprile una sistemazione alternativa presso una struttura gestita dalla Caritas. Nell’attesa di una soluzione alcune associazioni organizzano un pic nic Pasquale vicino alla chiesa in segno di solidarietà.
Il 23 aprile 2011 compaiono sulle mura del centro città manifesti fascisti non firmati così composti: in alto la scritta 25 aprile, al centro un disegno che ritrae una gruppo di giovani militanti fascisti armati su un camion; in basso la scritta Buona pasquetta con tra fasci littori che sostituiscono i punti esclamativi.
Il Sindaco annuncia l’interruzione degli sgomberi nella settimana che precede il 1 maggio riaffermando però che “Pur con la massima disponibilità al dialogo e all’individuazione delle migliori soluzioni per affrontare ogni forma di disagio sociale, la nostra amministrazione andrà avanti nel programma di sgombero dei campi nomadi abusivi presenti sul territorio cittadino”.
Una settimana da dimenticare.
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