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Il populista istituzionale

20/02/2015

RenzItaly/Come il capo del governo ormai pienamente post-democratico gestisce il declino italiano e fa passare la cura da cavallo Ue senza Memorandum

La fotografia scattata un anno fa dallo speciale di “Sbilanciamo l’Europa” sull’alba del renzismo si rivela perfettamente a fuoco ancor oggi, in quello che potremmo definire il “meriggio del renzismo”. Non certo “grande” come quello dello Zarathustra di Nietzsche, ma, allo stesso modo, capace di mostrare le cose senz’ombre e per questo “rivelatore dell’enigma dell’eterno presente”.

S’individuavano allora i suoi tratti di continuità con il doroteismo democristiano, con l’aziendalismo mediatico berlusconiano e con l’affabulazione post-socialista e neo-liberista blairiana. Si mostrava il carattere sostanzialmente conservatore, se non reazionario, della sua rete sociale di riferimento (di “blocchi sociali” non si può più parlare nella nostra società liquida), collocato prevalentemente sul versante del “privilegio”, cioè di chi nel generale declino sociale conta di salvarsi, grazie a protezioni, giochi finanziari e posizioni di rendita. Soprattutto si denunciava l’“internità” del suo progetto all’“agenda liberista” della finanza internazionale e della cupola che domina l’Europa, mascherata sotto una retorica tribunizia da “palingenesi totale”. Un novum, nel panorama antropologico-politico, che permetteva fin da allora di parlare dell’“apertura di una nuova fase”, segnata da uno stile di governo ormai pienamente post-democratico (e sostanzialmente a-democratico).

Ed è proprio questo elemento che si è drammaticamente confermato, fino ad assumere carattere dominante, nell’anno di governo che ci sta alle spalle. Sia le cosiddette “riforme istituzionali” sbozzate con la scure dei colpi di mano parlamentari, sia quelle “sociali” (meglio sarebbe chiamarle anti-sociali) come il decreto Poletti e il Jobs Act, ma anche – non dimentichiamolo, il decreto Sblocca Italia – ricalcano, in forma imbarazzante, le linee guida della Troika, senza neppure uno scostamento di maniera. Riproducono, introiettate come proposte “autonome”, gli stessi punti dei famigerati Memorandum imposti, manu militari dai Commissari europei, a paesi come la Grecia (che di quelle cure è socialmente morta), ma anche come la Spagna (che si dice abbia i “conti a posto” ma una disoccupazione sopra il 25%), come il Portogallo (14% di disoccupati, quasi il 50% di pressione fiscale), e come l’Irlanda (debito delle famiglie sopra il 200% del loro reddito). Si chiamano privatizzazioni, abbattimento del reddito e dei diritti del lavoro, de-costruzione dei sistemi di welfare, tassazione spietata sulle fasce più basse, riduzione degli ammortizzatori sociali, riduzione della Pubblica Amministrazione, limitazione della democrazia e dell’autonomia delle assemblee rappresentative, neutralizzazione dei “corpi intermedi”.

Il tutto coperto da una narrazione roboante e “rivendicativa”, fatta di “pugni sul tavolo”, lotta alla “casta” e sua rottamazione, caccia al gufo e apologia della velocità, “cambiamenti di verso” e taglio delle gambe ai frenatori, denuncia dell’inefficienza degli organi rappresentativi (Senatus mala bestia), attacco ai sindacati e in generale alle rappresentanze sociali. È, appunto, il “populismo dall’alto”. O il “populismo di governo”: una delle peggiori forme di populismo perché somma la carica dissolvente di quello “dal basso” con la potenza istituzionale della statualità. E piega il legittimo senso di ribellione delle vittime a fattore di legittimazione dei loro carnefici. Non è difficile leggere, dietro la struttura linguistica del discorso renziano, le stesse immagini e gli stessi stilemi dell’apocalittica grillina, l’enfasi da “ultima spiaggia”, la denuncia dei “parassiti”, la stigmatizzazione dei partiti politici (compreso il proprio), e lo stesso perentorio “arrendetevi” rivolto ai propri vecchi compagni diventati nemici interni. Simile, ma finalizzato, in questo caso, a una semplice sostituzione di leadership interna. A una sorta di “rivoluzione conservatrice”.

Questo è stato Matteo Renzi in quest’anno di gestione del potere: un “populista istituzionale”. Forse l’unica forma politica in grado di permettere al programma antipopolare che costituisce il pensiero unico al vertice dell’Europa di imporsi in un paese come l’Italia, nella crisi generale e conclamata delle forme tradizionali della politica (in particolare della “forma partito”), e nel deficit verticale di fiducia nei confronti di tutte le istituzioni rappresentative novecentesche. È stato lui il primo “imprenditore politico” che ha scelto di quotare alla propria borsa quella crisi: di trasformare da problema in risorsa il male che consuma alla radice il nostro sistema democratico. Con un’operazione spregiudicata e spericolata, che gli ha garantito finora di galleggiare, giorno per giorno, sulle sabbie mobili di un sistema istituzionale lesionato e di una situazione economica sempre vicina al collasso, senza risolvere uno solo dei problemi, alcuni incancrenendoli, altri rinviandoli sempre oltre il successivo ostacolo. E comunque “gestendo il declino” col piglio del broker (è lui, d’altra parte, che ha dichiarato senza vergognarsene che è stato il primo a capire che l’Italia era un paese “scalabile”), pronto a uscire dall’investimento un attimo prima del crollo in borsa. Novello funambolo – per ritornare alle metafore nistzscheane –, in bilico sul filo. E la residua platea elettorale a naso in su, di sotto, nel mercato, incerta tra l’aspettativa della caduta e il timore che oltre quella sua siepe ci sia solo il buio.

È stato quel buio, finora, il suo principale alleato: la promessa-minaccia che “après moi le déluge”. Dalla Grecia, a oriente, e dalla Spagna a occidente, arrivano ora lampi di luce, che potranno, nei prossimi mesi, dissipare quel buio.

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Commenti

Renzi

Dato che per il momento la sinistra dura e pura non è riuscita a far fuori Renzi come aveva fatto due volte con Prodi (troppo populista e ademocratico anche lui?), Landini ci spiega che Renzi è peggio di Berlusconi e Revelli ci spiegherà che è peggio di Hitler o di Stalin...Inutile discutere. Piuttosto mi incuriosiscono i "lampi di luce" dalla Grecia e dalla Spagna. I greci hanno tutti i motivi per dire "meno male che Tsipras c'è" e sicuramente farà meglio dei predecessori (considerato che si è preso una bella gatta da pelare) . Ma non mi sembra che parlare di "istituzioni" invece che di Troika sia un gran lampo di luce. E nemmeno il fatto di poter mantenere solo una minima parte delle promesse elettorali. In compenso l'eroe nazionale lo accusa di tradimento....

Abbasso la miseria (morale)

Non posso far a meno di attardarmi su alcuni commenti al suo prezioso intervento e che in certo modo spiegano, pur in un cupio dissolvi rabbioso, il dolore impotente, il quale, componendosi variamente con la credenza che giustifica, nella confusione che regna sovrana, ogni barbarie danno luogo ora al leghismo ora al grillismo, ovvero a quel disumano urlo di Amitrano (protagonista verdoniano) che inevitabilmente termina, in percentuale più che apprezzabile, nel masochistico “se lo fanno tutti perché io no” che altro non è che il brodo di coltura della cancro corruttivo.
Ma occorre domandarsi se le proteste, o le accuse - che dir piaccia -, che, ad esempio, il sig machno muove siano giustificate o meno.
La classe dirigente del nostro paese, come del resto di tutti quelli a – per così dire – neo-liberismo avanzato, non brilla certo ne in intelligenza sociale ne tantomeno in moralità, ed i leader della sinistra, cui l’interlocutore accenna, che a questa e di questa categoria sono riferimento non hanno certo caratteristica morale che li differenzi; inoltre gli intellettuali – e mi sembra che l’autore del commento si riferisca agli engagée – usano ed abusano di un linguaggio volutamente oscuro con tutto quello che ne consegue. In fine poi la sinistra, infestata proprio da questi intellettuali e dalla loro smania di protagonismo, non riesce a trovare una sintesi efficace attorno a quei pochi obbiettivi che potrebbero effettivamente cambiare il paese.
Ma questo è pure, mutatis mutandis, quello che sostiene anche Lei. Perché quindi un commento del genere? Perché questo furore iconoclasta finisce per rivolgersi anche contro chi è palesemente schierato dalla nostra stessa parte?
Con umiltà credo sia da riconoscere d’aver sbagliato, d’aver concesso un vantaggio grandissimo ai tagliagole, agli imbonitori, ai distruttori di pace, ai “tengo famiglia”, ovvero a tutte le incarnazioni vergognose e lubriche del tirare a campare che ora stanno, letteralmente, stacciando la Costituzione, cioè il patto tra governati e governanti che fonda la dignità del cittadino.
Le tappe che da Chicago arrivano fino al sud d’Europa, e presto approderanno anche al suo nord, sono note, non importa ripercorrerle o capire come è potuto accadere d’essersi lasciati imbrogliare occorre più semplicemente pretendere quelle quattro cose che tutti - quelli che conoscono Chomsky ed i grandi libri, e quelli che non leggono neppure di sport – capiscono; perché, anche se non conosci Pinocchio, non puoi fare a meno di vedere che le galere sono stracolme di ladruncoli, anche fastidiosi non voglio negarlo, ma che i delinquenti veri sono in libertà, anche quando sono stati colti in flagranza di reato, anzi con così fragrante animo, non solo perseverano, ma pretendono stimmate di nobiltà in nome di quel certo anarchismo borghese, artistica connotazione di quella tanto fraintesa mano invisibile, che non dispiace neppure a qualcuno dei magnanimi privilegiati che fa le mostre di parlar a nome dei meno fortunati e finisce poi assieme a qualcuno di quelli che illustrano il Paese per dedicarsi all’evasione fiscale ed all’arte del conto cifrato nel paradiso fiscale.
Vogliamo provare ad abbandonare le puzzolenti discussioni sulla lana caprina e chiamare chi vive in questo Paese a prendere posizione, come è stato fatto per l’acqua, su queste poche cose che potrebbero consentirci di riappropriarci della Dignità di Cittadini? Cominciamo il breve elenco:
Abolire la prescrizione per i reati finanziari ed ambientali;
Introdurre aggravante per i reati commessi dai pubblici ufficiali e per coloro che ricoprono cariche elettive, e la relativa ovvia esclusione per i ruoli apicali da ogni beneficio di legge;
Ripristino della progressività impositiva;
Parametrizzazione degli stipendi pubblici (Usciere-Capo dello Stato) e delle pensioni (tetto al valore di 10 volte il min);
Abolizione delle sovvenzioni e facilitazioni per la scuola privata;
… … …
Al lavoro!!!!

Renzismo

Ma francamente,a che servono articoli come questo,con una prosa ampollosa e vanitosa,alla fine del quale ti viene spontaneo dire ebbe,allora?Renzi e tutta la classe politica europea di centro sinistra,caro Revelli,non e' la causa di ogni male,e' piuttosto il prodotto di una sconfitta storica iniziata con gli anni 70/80,della quale siamo tutti responsabili,compreso certi intellettuali di sinistra che si esercitano in esibizioni verbali insignificanti.Se si pensa a come siano finiti disastrosamente i tentativi politici di costruire societa alternative,completamente o parzialmente,al capitalismo,si comprende perche di questi tempi,in un paese come l'Italia (ma non solo),tanti abbiano manifestato fiducia in un tipo come Renzi.Allora,se uno ha idee per uscire da sinistra da questa situazione nazionale,europea e mondiale,le esponga con decisione,ma anche con l'umilta che sarebbe opportuna.Se no lasci perdere e si ritiri.Per fortuna su Sbilanciamoci spesso non mancano gli interventi di questo tipo

L'aspirante

Perché Renzi, dopo aver minacciato fuoco e fiamme contro l’austerità, si è letteralmente arreso all’arroganza dei tedeschi? Secondo me, essenzialmente per 3 fattori: il primo è l’essersi subito reso conto che non poteva contare sul mediocre Hollande; il secondo è l’influenza moderatrice esercitata su di lui dal duo Napolitano-Padoan; il terzo è la sua aspirazione ad essere accolto dal cenacolo supremo latomistico delle UR-Lodges, le superlogge massoniche sovranazionali, ma della corrente reazionaria, della quale fanno già parte sia Hollande che Napolitano e Padoan, oltre a Merkel, Schauble, Draghi, Weidmann e molti altri (cfr. il libro “Massoni”).

PS:
La comunicazione di Matteo Renzi
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2819792.html