Home / Sezioni / italie / Donne, lavoratrici e mamme. Le nuove facce della povertà

facebook-link twitter-link

Newsletter

Registrati alla newsletter di sbilanciamoci.info

Sezioni

Ultimi link in questa sezione

28/11/2015
Storia di droni italiani, diritti e zone grigie
25/11/2015
Mappa / Armi made in Italy
12/10/2015
Il mistero della garanzia giovani
15/07/2015
Talk Real
13/06/2015
Jobs Act e buoni lavoro precariato alla pari?
25/05/2015
Quando la ricerca fa bene al paese
02/05/2015
Cosa dicono le ultime statistiche sul lavoro in Italia

Donne, lavoratrici e mamme. Le nuove facce della povertà

24/01/2014

“Troppi vivono ai margini della speranza”, dichiarava il presidente degli Stati uniti Lyndon Johnson nel 1964. In un discorso al congresso in cui annunciava la sua “guerra incondizionata alla povertà”, definiva “speranze essenziali” avere un lavoro a tempo pieno, con una retribuzione da tempo pieno, qualche sicurezza in caso di malattia, disoccupazione, anzianità. Cinquanta anni dopo la povertà ha cambiato profilo in modo consistente. La classe media non ha più l’aspetto florido di una volta e un esercito di persone, per lo più donne, è concretamente a rischio di finire in ristrettezze economiche.

Allora, nei primi anni ’60, i volti della povertà erano quelli di bambini scapigliati e vestiti di stracci o poco più, in sperduti villaggi sui monti Appalachi – come nel servizio che la rivista Life dedicava alla “war on poverty” – o assembrati a frotte nei vicoli dei bassifondi cittadini. Oggi, l’icona dell’insicurezza economica è una madre lavoratrice in affanno di prima mattina, di corsa mentre tenta di sistemare contemporaneamente il figlio e un genitore anziano, schiacciata tra lavoro a basso reddito e i diversi compiti di cura: “La linea che separa la classe media e i working poor dalla povertà assoluta si è fatta più sfumata”, scrive Maria Shriver in un report sulla povertà femminile realizzato insieme al Center for American Progress. Sono le donne, in particolare le madri single e con bassi livelli di istruzione, che ingrossano oggi le fila della vulnerabilità economica.

Ai tempi di Johnson, con la “guerra alla povertà” l’attenzione era puntata su 38 milioni di americani, un quinto della popolazione. Oggi il numero delle persone in condizioni di povertà o a rischio di povertà si è gonfiato fino a superare i 100 milioni, di cui 42 milioni di donne e 28 milioni di bambini che da esse dipendono, si nota nel report. Persone che vivono sulla soglia di povertà, a un passo dal baratro, e quel passo potrebbe essere un qualsiasi imprevisto (spese mediche, un pagamento ricevuto in ritardo o la macchina da portare dal meccanico, per esempio).

Eppure stiamo parlando di un paese, gli Stati uniti, in cui la maggior parte dei neolaureati è donna, e in due terzi delle famiglie entrano due stipendi. Allo stesso tempo, però, negli Usa sono di genere femminile i due terzi dei lavoratori che lavorano per il minimo salariale. Come mai allora questa polarizzazione nella condizione femminile? Come mai tante donne rivelano una così elevata vulnerabilità economica?

Read more

Tratto da ingenere.it