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Grosso guaio a Mirafiori

27/01/2011

Il lavoro e i diritti, il futuro dell'auto e quello dell'industria italiana

Uno speciale il manifesto – Sbilanciamoci per lo sciopero generale dei metalmeccanici

La lettera aperta firmata da circa 150 economisti, per “produrre e lavorare meglio, con democrazia”. Gli appelli contro il nuovo autoritarismo in fabbrica. Le analisi sulla Fiat, da Pomigliano a Mirafiori: la crisi di modelli e strategie, l'assenza di investimenti in conoscenza e futuro. Le connessioni del caso Fiat con il declino industriale italiano. L'assenza della politica. Le prospettive del mercato. Le strade alternative all'auto e al trasporto privato, per una riconversione ecologica dell'economia. Nel numero speciale “Grosso guaio a Mirafiori”, tutte le buone ragioni per essere al fianco dei metalmeccanici.

Lo speciale, frutto di un'iniziativa comune de il manifesto e Sbilanciamoci, e diffuso in edicola con il manifesto il 28 gennaio (giorno dello sciopero generale indetto dalla Fiom) contiene scritti e interviste di: Giorgio Airaudo, Piergiovanni Alleva, Loris Campetti, Vincenzo Comito, Anna Donati, Aldo Enrietti, Lia Fubini, Francesco Garibaldo, Andrea Ginzburg, Antonio Lettieri, Giulio Marcon, Gerardo Marletto, Mario Pianta, Marco Revelli , Roberto Romano, Adriano Serafino, Alessandro Sterlacchini, Guido Viale.

Con questa iniziativa Sbilanciamoci ripropone le idee e le proposte già avanzate nelle sue iniziative recenti, nelle “Controcernobbio” di questi anni e nel libro “Dopo la crisi”: la difesa del lavoro e dei suoi diritti insieme alle proposte alternative per un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale, i diritti e la qualità sociale, la solidarietà e la pace. Insieme alla Fiom e alla Cgil, la campagna rilancia l'idea di un impegno comune con le organizzazioni dei lavoratori per dare una risposta diversa alla crisi che stiamo attraversando: colpendo privilegi, rendite e ricchezze e difendendo le ragioni del lavoro, della società, della giustizia sociale.

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Commenti

precisazione per omonimia

sono l'autore del commento firmato Bellavita, che è il mio cognome ma anche quello di Sergio, membro della segreteria nazionale FIOM che sicuramente la pensa all'opposto di me, e non credo sia mio parente neanche alla lontana: in ogni modo, le mie colpe non ricadano su di lui,... e viceversa

ma la FIOM torinese conta ancora qualcosa?

sul piano elettorale si direbbe proprio di no, visto che al comune le liste di quelli che l'hanno sostenuta senza dubbi nello scontro con Marchionne, con gli altri sindacati e con la Cgil hanno avuto un risultato mìserando per FdS (1,5%) e molto inferiore alle attese per SeL (5,66%). Naturalmente ci sarà il solito cretino, convinto di essere un leninista mentre invece è un po' fascista, che dirà che la rivoluzione se ne frega dei ludi cartacei, e loro con i noblok hanno il compito storico di sprangare i giuslavoristi.
Sono contiguità che nuocciono, come ha nuociuto l'adesione acritica della FIOM alla campagna NoTAV. Anche in questo caso, i soli No TAV sul mercato han preso l'1,5% dei voti, perchè SeL, per entrare in coalizione, ha sottoscritto un programma di cui la TAV fa parte.
Infine, c'è stata la botta della Bertone dove i delegati di fabbrica della FIOM han mandato a stendere le posizioni estremistiche della dirigenza sindacale. Chissà se dopo 30 anni dalla marcia dei 40.000 e dalla rotturs dell'unità sindacale, alla FIOM capiranno che i problemi non si risolvono con le fughe in avanti, anche se corredate degli applausi del manifesto.
C'è una vecchia storia che risale al 1911, quando la FIOM di Torino era cadurta in mano ai "sindacalisti rivoluzionari" ed era scesa da 30.000 a 7000 iscritti. Mandarono il riformista Bruno Buozzi come commissario (allora i sindacati campavano solo con il tesseramento vero, coi bollini) che riportò le cose a posto, nonostante i furiosi attacchi delle vestali della rivoluzione e di "alzare il livello dello scontro".
Nel 1921 ci fu l'occupazione delle fabbriche, che per il gruppo di Ordine Nuovo e per la storiografia ufficiale italiana fu il tentativo di fare la rivoluzione d'ottobre.. Ma che fu conclusa da Bruno Buozzi che ottenne il contratto collettivo nazionale, le ferie pagate e che Agnelli pagasse i giorni di occupazione come di lavoro.

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