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Non è una questione di donne

25/01/2011

"Le donne devono indignarsi", si dice da varie parti. Perche solo noi, mentre su tutti i temi di rilevanza generale si dà parola solo agli uomini come esseri pensanti?

Sono stata sollecitata a firmare appelli e a partecipare a qualche trasmissione sui temi che in questi giorni riempiono le pagine dei giornali. Le donne, si dice da varie parti, devono indignarsi.

Non ho firmato, non ho partecipato. Certo mi sento coinvolta, perplessa; e stanca di tutto questo. Ma provo a dire due cose.

La prima è che indignata, perplessa, preoccupata, lo sono non soltanto per le recenti vicende, dichiarazioni e gossip vari. Lo sono, da molto tempo, perchè c’è un sistema di governo che proprio non funziona; i media sono (quasi tutti) pronti a saltarci sopra, a queste notizie; e nello “spazio pubblico” queste questioni – non irrilevanti, certo – sono da mesi al centro del dibattito politico (e della cultura) del paese. Prendere posizione sul fatto che le donne (dunque, anch’io e molte come me) non si indignano abbastanza; e dire che dovrebbero concentrare l’attenzione su queste vicende, non mi va bene. Non mi va bene che si assumano le vicende di cui si parla in questi giorni come una specie di segnale che d’improvviso ci dovrebbe rendere più consapevoli e attive, farne una nostra priorità. Perchè dovrei sentirmi più “disturbata” io di altri (maschi e femmine)? Non è una questione che riguarda le donne in modo particolare: ci riguarda tutti. Guardare alle pesanti vicende che attraversiamo augurandosi che ci sia finalmente uno “scossone” e che si riesca a vivere in Italia in maniera più decente: non è una “questione di donne”.

E la seconda cosa. Potrà sembrare che, nonostante quello che ho detto prima, io porti l’attenzione, appunto, su una “questione di donne”: e invece, anche qui, si tratta di uno spostamento di attenzione e di consapevolezza che riguarda il clima complessivo, la cultura del paese.

La faccio breve. A lungo si è dato per scontato che soltanto gli uomini prendessero la parola su questioni generali, e importanti. A un certo momento, e per alcuni anni fa, qualcosa è cambiato e si è fatto in modo di evitare “vuoti” e squilibri troppo pesanti. Io però ho continuato a osservarla, questa cosa: senza impegnarmi in studi e cifre ben documentati, solo leggendo quotidiani e settimanali.

Accenno ad alcuni “casi”: si tratta di notizie uscite più o meno nell’arco una decina di giorni, tra metà e fine gennaio 2011. Presentando sul Corriere della Sera (19 gennaio) il libro di Alessandro Tocino "Popstar della cultura", Pierluigi Battista discute dei meccanismi che creano visibilità a intellettuali come Camilleri e Saviano, Beppe Grillo e Carlo Petrini, e ancora Giovanni Allevi e Mauro Corona. Il libro analizza - in chiave anche critica - i diversi modelli e strategie adottati da queste persone, comunque tutte rilevanti nella sfera pubblica e come intellettuali. E tutti uomini.

Negli stessi giorni si è parlato di un altro libro, "Dove andremo a finire?", di Alessandro Barbano. Sul Corriere della Sera del 19 gennaio, un articolo ha il titolo “Otto voci sull’Italia” (e il 27 gennaio L’Espresso pubblica un’intervista a Giuliano Amato, una delle “otto voci”). Le altre: Umberto Eco e Umberto Veronesi, Sergio Romano, Giuseppe De Rita, il cardinale Angelo Scola e il fisico Nicola Cabibbo. C’è anche la psicoanalista Simona Argentieri. Dunque 7 a 1.

Presentate a piena pagina, le “Iniziative del Corriere” propongono nei prossimi mesi numerose pubblicazioni, "I classici del pensiero libero", (Galilei e Kant e Gandhi e altri; e c’è Simone Weil). Le prefazioni, di importanti firme, tutte “maschili”. Se la situazione nei secoli passati era scontata, nella fase attuale però si va anche peggio.

Un ultimo “dato”. Tutte le settimane, nel Venerdì di Repubblica, autorevoli rubriche su questioni di attualità. Una, curata da Natalia Aspesi, è "Questioni di cuore", mentre gli altri autori, tutti uomini, si occupano di ben altre “questioni”.

Dunque, per i temi di interesse e rilevanza generale, siamo tornati a considerare gli uomini come quelli che pensano. O , semplicemente, non li si ritiene importanti, questi criteri e meccanismi.

Non so se proprio mi “indigno”, ma certo ci faccio caso, al riproporsi di questi segnali. Forse ci sono in giro uomini che arriveranno a farci attenzione. Anche qui, non è una “questione di donne”.

La riproduzione di quest'articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info
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Commenti

Laura Balbo

Non posso che associarmi ad Alessandra Di Pietro.

e gli uomini

sono perfettamente d'accordo con l'articolo. io ho firmato d'impulso perchè mi sembrava un modo di fare qualcosa, ma ho scritto anche un commento dicendo che gli uomini avrebbero dovuto prendere la parola in quanto uomini. e poi rileggendo con calma ho trvato troppe parti che non condividevo.

perchè firmo, firmo, firmo

Sono rimasta piacevolmente stupita dal fiorire di iniziative nate per controbattere lo squallore, mediatico e non solo, a cui stanno cercando di assuefarci. Politiche, intellettuali, ma anche donne comuni, hanno iniziato a scrivere, commentare, organizzare incontri e manifestazioni, proporre petizioni e raccolte firme.
Ho firmato tutto e diffuso tutto, con mail, su facebook o in qualunque altro modo venisse indicato.
Non mi interessa se nella tal lettera c'è una frase che non mi aggrada o un concetto che non mi corrisponde perfettamente o se la tal petizione è stata proposta da una rappresentante di un'area politica in cui non mi riconosco. L'importante, in questo momento, credo sia affermare, in tutti i modi possibili, ci sono anch'io.
Ci sono e non sono d'accordo con quanto sta succedendo.
Ci sono e per pagare l'affitto e le bollette lavoro e non mi arriva nessun corposo bonifico da qualche anziano benefattore, perchè coltivo ancora l'illusione di fare l'amore per piacere.
Ci sono e, dopo aver tanto studiato e tanto lavorato, sono inorridita dal vedere fanciulle giovani e piacenti che ricoprono cariche politiche per le quali non hanno alcuna competenza.
Ci sono e sono stufa di questo maschilismo imperante che viene, più o meno sottilmente, legittimato da tanti uomini e, purtroppo, anche da tante donne.
Ci sono e sostengo il principio che ogni donna del proprio corpo debba essere libera di fare ciò che vuole, ma non venitemi a raccontare che le signorine ospiti delle famose cene sono delle sprovvedute, vittime indifese.

Non possiamo certo essere sempre tutte d'accordo. Le donne non sono un blocco granitico, bensì un mosaico di idee ed esperienze che spesso, inevitabilmente, si scontrano, ma questo non dovrebbe portare a disperdere la recente vitalità di pensieri e di azioni "al femminile" per la banale incapacità di riconoscersi un reciproco sostegno, a prescidere da idee politche, convinzioni personali, percorsi umani e professionali.

Laura Balbo

Io sono una persona qualunque e quando mi hanno detto " vai a firmare" un qualcosa mi si é congelato dentro.

Perchè - visto che sono donna - sono agli occhi delle altre obbligata a firmare?

E' sottoscrivibile quanto detto nell'articolo e contemporaneamente é troppo poco, c'è dell'altro, sicuramente c'è dell'altro solo che ora sono troppo sovraffatta dalla disoccupazione, dal lavoro che non c'è per una 57enne etc. etc. etc., e da uno stato che non è più di diritto.

il genere che conta per il voto

Gli uomini italiani si sentono aggrediti nella loro autostima, individuale e collettiva dalla presente situazione?
Si identificano con un certa compiaciuta complicità degli scandali negli appaltio degli scandali privati?
Chi insorge per parentopoli?
Esiste una questione morale terreno comune per gli uomini e le donne italiani?
Esiste una differenza fortissima fra cultura cattolica e cultura protestante fra "vergogna" (shame) e "senso di colpa" (guilt) e quindi anche nella valutazione individuale e collettiva della menzogna?
Che rapporto hanno gli italiani e le italiane con le bugie degli adulti?

Queste e altre domande mi faccio in questi giorni, e non penso di essere sola!
La moralità e la mente collettiva di un paese avanzato che sta arretrando non sono questioni semplici, ma non dobbiamo aver paura di discutere della complessità, senza bamboleggiamenti e luoghi comuni.

Forse la doppia morale, una per gli uomini e una per le donne, non funziona.

E' "anche" una questione di donne

Mi spiace non essere d'accordo con l'impostazione dell'articolo di Laura Balbo che pure stimo ed apprezzo. Appiattire l'approccio alle questioni enunciate nell'indifferenziato e nel neutro, credo non ci porti da nessuna parte. Penso che sia "anche" una questione di donne declinare lo sfascio culturale che attraversiamo nella consapevolezza di un percorso differente che ha sempre stigmatizzato, con parole ed azioni, l'indecente immaginario collettivo che ci propinano, che non riguarda "solo" il corpo delle donne ma sicuramente "anche". Mi sembra grave sottovalutare.

Riequilibriamoci

Condivido completamente la lente con cui Laura Balbo osserva gli squilibri di genere nei media.
Da molti anni, venti o forse di più, porto avanti un mio piccolo osservatorio sulla presenza/assenza di immagini di donne sul Il sole24ore. E' un interessante esercizio per non dare per scontata l' irrilevanza delle donne per l'economia.
Sono anch' io una delle "non firmatarie" dei vari appelli per "l'ingovernabile Berlusconi". La mia mente e la mia vita quotidiana, per non parlare del mio corpo, sono occupate da altri e più universali problemi, pubblici e privati.
E' dal 1994 che la pubblicità e la televisione in Italia, hanno cominiciato un' alterazione dell'uso e della sovraesposizione del corpo femminile, così come continuano a proporci solo uomini "esperti" quando si parla di argomenti seri.
Probabilmente è importante occuparsi del linguaggio politico in Italia dal ' 94 ad oggi e potrebbe essere anche utile fare quattro conti del tempo che i media spendono per parlare del privato e dei problemi personali dei politici.
Non rimane molto tempo per la Salerno-Reggio Calabria, per le dighe in Calabria e non solo, per i quindicimila edifici scolastici non a norma, per la ricostruzione a L'Aquila, per le strategie di rilancio della produttività del paese e per l'occupazione, e nemmeno per politiche attive e civili per l'immigrazione.
Un paese paralizzato dal conteggio dei soldi alle "ballerine-comparse", effettivamente qualche problema economico lo ha nel presente, ma soprattutto nel futuro.
Un' ipertrofia della biografia di uno solo non può interessare un paese e non dovrebbe occupare tutta l'agenda politica.
Certamente non occupa la mia.

laura balbo

Laura Balbo è lucida e sintetica, come sempre , più di sempre. E' un onore aver lavorato per lei. Grazie