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La tecno-casta

29/10/2012

La casta. Intesa come ‘gruppo chiuso’ di persone che pretendono il godimento esclusivo di determinati diritti, ma anche di esercitare determinati poteri sulla base di una presunzione di potere superiore o diverso (senza regole, se non le proprie) rispetto agli altri poteri. C’è la casta degli intoccabili, dei potenti aggrappati alla poltrona, la casta dell’immoralità pubblica e privata e della corruzione, del potere fine a se stesso che viola quotidianamente le regole più elementari della democrazia e dello stato di diritto. Casta, oppure élite auto-referenziale. Oppure oligarchia. Parentopoli e tangentopoli.
Ma esiste anche un’altra casta, definibile come ‘tecno-casta’: è quella del governo Monti, dei professori, dei tecnici, della troika Fmi/Ue/Bce, la casta degli esperti, di coloro che si credono esperti o che vengono definiti come esperti, con i cittadini costretti a delegare loro il ‘potere’ non più in nome della democrazia liberale e rappresentativa ma dello ‘stato di necessità’ neoliberista (la crisi, l’Europa, Angela Merkel e le sue ossessioni) o meglio ancora (e il richiamo è ovviamente a Giorgio Agamben) dello ‘stato di eccezione’ (eccezione rispetto alle regole della democrazia, allo stato di diritto, alla sovranità popolare, alla cittadinanza, alle libertà sociali e politiche). ‘Stato di eccezione’ ormai divenuto la pericolosissima regola, la normalità, la quasi-banalità del male neoliberista, la perversa ‘norma-base’ di una nuova Costituzione materiale che ha sostituito la Costituzione sostanziale, ovvero quella delle libertà e dei diritti (e questa volta in nome di un’economia di mercato ormai unica ‘dimensione di senso’, unica ‘grande narrazione’ o totalitaria ‘biopolitica’ della postmodernità). E se è vero che l’antipolitica tende a portare alla dittatura o al populismo (forma mascherata di dittatura), è altrettanto vero che uno ‘stato d’eccezione’ diventato norma(lità) porta all’assolutismo dello stesso ‘stato d’eccezione’ e alla ‘democrazia sempre sospesa’.
Tecno-casta, allora: ‘gruppo chiuso’ di uomini che pretendono di avere/essere il sapere e la conoscenza e quindi di dover avere/essere il potere, esercitando, in nome di questa presunzione una azione politico-tecnica sull’intero paese. Tecno-casta: Monti, Fornero, Profumo, Passera, un militare come ministro della Difesa – e il presidente Napolitiano che la sostiene, essendone di fatto il ‘padre’ politico e l’ispiratore. Tecno-casta che riforma pensioni e lavoro, ma non il mondo della finanza. Tecno-casta che conferma la spesa (in crescita per di più) per i caccia F35 – spesa assolutamente inutile, incostituzionale e immorale. Tecno-casta che invoca norme anticorruzione senza avere il coraggio di ripristinare il reato di falso in bilancio. Che invoca austerità per tutti e taglia salari e stipendi, ma che permette (e non trova scandaloso che) al figlio del ministro Cancellieri – Piergiorgio Peluso – venga data una liquidazione di 3,6 milioni di euro per appena quattordici mesi di lavoro come direttore generale di Fondiaria Sai (scatenando le giuste rimostranze di Massimo Gramellini, su La Stampa). Una tecno-casta – e di più e peggio – che difende Gianni De Gennaro (non avendogli imposto le dimissioni dal governo), pur se condannato in Cassazione per i fatti di Genova 2001.

continua