Home / Sezioni / italie / Coazione a ripetere

facebook-link twitter-link

Newsletter

Registrati alla newsletter di sbilanciamoci.info

Sezioni

Ultimi link in questa sezione

28/11/2015
Storia di droni italiani, diritti e zone grigie
25/11/2015
Mappa / Armi made in Italy
12/10/2015
Il mistero della garanzia giovani
15/07/2015
Talk Real
13/06/2015
Jobs Act e buoni lavoro precariato alla pari?
25/05/2015
Quando la ricerca fa bene al paese
02/05/2015
Cosa dicono le ultime statistiche sul lavoro in Italia

Coazione a ripetere

30/08/2013

L'accusa al governo siriano di avere utilizzato armi chimiche (un atto aberrante ed infame) e la ricomparsa degli ispettori dell'Onu, in realtà arrivati in Siria ventiquattrore ore prima dell'attacco chimico, ricordano molto le settimane precedenti all'intervento americano e Nato in Iraq (e anche di quello in Kosovo dopo la strage di Racak). Si tratta di un espediente noto, quello di avere o di fabbricare la prova di una violazione così abnorme del diritto internazionale, per dare il via all'intervento armato. Nel caso specifico l'ambiguità della vicenda dell'uso delle armi chimiche in Siria e dei 355 morti da queste causate è stata già ben segnalata sulle colonne di questo giornale da Tommaso Di Francesco e Manlio Dinucci e sul Corriere della Sera da Franco Venturini.
Le discussioni tra governi americano e inglese (e la Nato) sulle strategie possibili di intervento in Siria fanno invece tornare alla mente la vicenda del Kosovo: si ipotizzano bombardamenti mirati (si fa per dire) dall'alto a sostegno degli insorti. CONTINUA|PAGINA3
E si esclude l'utilizzo di truppe di terra per i troppi rischi di perdita di vite umane e soprattutto per l'eventualità di rimanere impantanati per molti anni come in Iraq.
Comunque la si metta sempre di guerra si tratta.
Ci sono sul tappeto diverse questioni: la salvaguardia delle vite umane e dei diritti della popolazione e dei profughi in fuga dalla guerra, l'archiviazione di un regime dispotico a favore dell'instaurazione di un vero sistema democratico, la tutela delle minoranze, la convivenza con i paesi limitrofi. Che tutto questo si possa affrontare e risolvere con una guerra dell'occidente è illusorio, oltre che controproducente. L'intervento fra l'altro aumenterà, come fu in Kosovo, la disperazione e il numero dei profughi.
Il possibile intervento «alleato» risponde ad una logica di guerra che si nutre di sacrosanti principi, ma fin qui niente di strano: ogni guerra cerca di giustificarsi con imperativi etici e non a caso l'intervento in Kosovo fu definito come «guerra umanitaria». In realtà l'intervento militare - ma possiamo chiamarlo guerra - dell'Occidente che si va preparando risponde a logiche tipicamente realpolitik nutrite di interessi strategici, geopolitici e anche economici. Risponde a logiche di potenza e non alla costruzione di quella soluzione dei conflitti in Medio Oriente che Bush senior ci aveva già strumentalmente promesso ai tempi della prima guerra contro in Iraq nel 1991.

Read more

Tratto da www.ilmanifesto.it