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A Babbo Natale: perché i ricchi non pagano?

21/12/2011

20 economisti chiedono a Monti perché la ricchezza “liquida” sfugge alla manovra, negando l'equità

Spett. Direttore, i firmatari di questa lettera sono tutti docenti universitari di economia. Chiediamo ospitalità ad alcuni giornali, fra cui il suo, per rivolgere al Presidente Monti una domanda che riteniamo piuttosto importante. Ci auguriamo che lui stesso o qualche altro esponente del governo vorrà darci risposta.

La domanda è questa: perché nella manovra economica da poco approvata non è presente una seria tassazione di tipo patrimoniale della ricchezza mobiliare? Si tratta di un'assenza conturbante, in quanto questo provvedimento avrebbe alcuni ovvi vantaggi. In primo luogo potrebbe fornire un gettito sostanzioso: secondo i dati ufficiali dell'Associazione Italiana Private Banking, "Il valore della ricchezza investita nel private banking in Italia nel 2010 ha superato i livelli pre-crisi, al livello più alto da sempre, con 896 miliardi". Questa naturalmente è solo una parte dell'imponibile. Aliquote anche molto miti consentirebbero di mantenere inalterata l'indicizzazione delle pensioni, con ovvi guadagni di equità e riducendo drasticamente gli effetti recessivi della manovra. Infine è il caso di sottolineare il guadagno di consenso che il governo ne ricaverebbe, per effetto della maggiore equità del prelievo complessivo della manovra; ed è noto come il consenso sia un capitale prezioso nei momenti di difficoltà.

Ciò che soprattutto ci preoccupa come economisti è però che accanto a questi ovvi effetti positivi non riusciamo a vederne di negativi. In altri termini, ci sembra che non vi sia alcun motivo di efficienza che possa giustificare l'assenza del provvedimento che auspichiamo. È diffusa fra l'opinione pubblica la convinzione che tale assenza dipenda solo da ragioni di iniquità, e cioè dalla volontà di proteggere i redditi alti scaricando il peso del riequilibrio dei conti su quelli più bassi. Vogliamo sperare che non sia così; ma per fugare ogni dubbio è essenziale che il governo fornisca una spiegazione chiara e convincente. E anche sincera. Una motivazione che circola ufficiosamente, e cioè che non sia possibile sapere dove si trova la ricchezza mobiliare, è smentita dai dati che abbiamo citato più sopra, nonché da quelli forniti dalla relazione della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane nel 2010. Né si può dire che la manovra così com’è preveda implicitamente un serio intervento sulla ricchezza mobiliare: il gettito proveniente dalla tassazione dei capitali scudati e dei beni di lusso ammonta solo al 6% della manovra complessiva netta, e al 4% delle maggiori entrate. Neanche la motivazione che non è possibile tassare la ricchezza mobiliare perché questa fuggirebbe all'estero è credibile. Come dimostrano i dati sul private banking, la ricchezza mobiliare dei cittadini italiani più ricchi è enorme, e non è certamente una tassazione con una piccola aliquota che li indurrebbe a trasferirne surrettiziamente la proprietà a prestanome stranieri. Al rischio che una patrimoniale di tal fatta possa colpire anche i risparmi della classe media si può facilmente porre rimedio stabilendo un’equa quota esente, che renderebbe oltretutto l’imposta progressiva. Possibili problemi di liquidità per il pagamento dell'imposta sarebbero facilmente evitabili concedendo adeguate (ma non eccessive) rateizzazioni.

In sostanza, ci sembra che ci siano molti argomenti a favore di una tassazione con un’aliquota non predatoria dei grandi patrimoni mobiliari, che non ci siano validi argomenti contrari sul piano dell'efficienza economica e che non vi siano rilevanti ostacoli di natura tecnica tali da impedirne l’adozione. Un chiarimento sulle ragioni della sua assenza dalla manovra sarebbe quindi opportuno.

Confidando in un'autorevole risposta, e ringraziandoLa per la sua ospitalità,

 

Giovanni Balcet (università di Torino)
Piervincenzo Bondonio (università di Torino)
Giorgio Brosio (università di Torino)
Roberto Burlando (università di Torino)
Paolo Chirico (università di Torino)
Ugo Colombino (università di Torino)
Alessandro Corsi (università di Torino)
Bruno Dallago (università di Trento)
Silvana Dalmazzone (università di Torino)
Aldo Enrietti (università di Torino)
Mario Ferrero (università del Piemonte Orientale)
Magda Fontana (università di Torino)
Ugo Mattei (università di Torino)
Letizia Mencarini (università di Torino)
Guido Ortona (università del Piemonte Orientale)
Matteo Richiardi (università di Torino)
Lino Sau (università di Torino)
Francesco Scacciati (università di Torino)
Roberto Schiattarella (Università di Camerino)
Vittorio Valli (università di Torino)

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Commenti

imposta di bollo un per mille

in realtà la patrimoniale c'è, è l'imposta sui depositi all'1 permille, che colpisce tutti i beni mobilari citati dall'articolo. Il problema è il
tetto di 1.200 euro, che fa sì che non siano colpiti i patrimoni sopr UNMILIONEDUECENTOMILA EURO. mi pare di aver capito che il tetto è per ogni deposito, in quanto colpisce l'invio dell'estratto conto. Colpisce anche i depositi dei cittadini italiani all'estero, che dovranno fare la relativa dichiarazione nel modello unico. Non ho letto se vi sono disposizioni specifiche, qualora i beni siano intestati a un trust o altri tipi di gestioni fiduciarie, La questione del tetto è delucidativa sull'orientamento del governo.Il tetto non compare nel 2013, quando ci saranno le elezioni, pertanto la reale applicazione nel 2013, dipenderà dall'orientamento d chi vincerà le elezioni. l'imposta non è progressiva, ma in realtà se fosse progressiva, la progressività sarebbe facilmente eludibile aprendo più rapporti, con diversi intermediari.
Occorrerebbe premere per eliminare quel tetto, in modo da utiizzarne le risorse per alleviare i carichi sulle classi medio basse.

tasse e precariato

Commento con la mia esperienza:

Ecco la manovra di Monti: 19.000 € di multe e tasse ad un precario da sempre e che negli ultimi 6 anni è stato disoccupato e con nessuna prospettiva di assunzione perché ormai 54enne. E perché? Perché dovendo scegliere fra l'affitto e l'Agenzia delle Entrate ho scelto l'affitto.
Ma perché io venivo posto di fronte a questa scelta?

Perché per lavorare a Roma un non residente deve affittare un appartamento e gli appartamenti a Roma costano assai!
Perché il datore di lavoro mi aveva detto che se volevo lavorare ero costretto a prendere la partita IVA!
Perché nel 2004, l'anno prima, ero stato disoccupato ed i soldi volavano via a causa dell'affitto di Roma!
Perché sentivo di non essere tutelato in quanto in quel periodo di disoccupazione (ma anche dopo, negli anni che sarebbero venuti) – come tutti i CoCoCo – lo Stato non mi ha mai assicurato alcun sussidio!
Perché non ho avuto mai un posto di lavoro fisso (neanche a tempo determinato)!

Ecco perché!!!

E le mie paure erano giustificate in quanto da Settembre 2006 sono rimasto senza lavoro e con nes-sun aiuto se non con l'elemosina di qualche sparuto (ma comunque generoso) parente.
Sono tuttora senza lavoro, con pochi soldi in banca, nessun contributo pensionistico – e mai, dico mai, sono stato assunto se non in forma assolutamente precaria!
Ecco le misure di Monti si rivolgono a me. Io sarò quello da cui andranno a prendersi i soldi… tutto quel po' po' di cervelloni, le lacrime della Fornero, il grande manager Passera et similia, questa grande cosa hanno partorito: diminuire l'evasione fiscale e risanare il paese prendendo i soldi all'ul-timo (agli ultimi) dei dannati della terra. Qualsiasi ministrucolo dell'era Berlusconi l'avrebbe potuto fare… si grande Italia, vai!!!!

Signori, mi dichiaro prigioniero politico…
Siete ridicoli!
Sarà una risata sonora quella che ci/vi seppellirà!

Tmore di fuga dei capitali ?

Che abbiano timore della fuga dei capitali all'estero? Verso paradisi fiscali o comunque verso "altre" banche rispetto a quelle che si vogliono agevolare (o salvare)?

Anche io nutro tutte le mie perplessità sulle reali motivazioni per far pagare la crisi a chi è già tartassato.
Sicuramente è più facile ...
... finché dura ...