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Manovra Monti

Chi c'è, chi non c'è

05/12/2011

Lavoro, pensioni, tasse. La manovra si accanisce contro chi la crisi l'ha già pagata. E la aggrava. Grandi assenti: patrimoni ed evasione fiscale. C'era un'altra strada? Sì.

“La prossima volta che vi diranno che in assenza di tagli alla spesa l'America farà la fine della Grecia, rispondete pure che tagliando la spesa in corso di depressione economica faremo la fine dell'Europa”.. La fine dell'Europa, descritta nelle parole di Paul Krugman, è quella dei medici che uccidono il paziente non perché danno una medicina troppo forte, ma perché hanno sbagliato la diagnosi: pensano che la crisi dipenda da un eccesso di spesa nei paesi indebitati, mentre il problema è che si spende troppo poco nell'insieme dell'Europa. Tagliando e tassando si spenderà ancora di meno, la domanda di beni e servizi scenderà e si aggraverà la recessione: andando avanti così, si uccide l'euro, dice Krugman. Per questo non consiglierebbe mai agli americani di seguire il mantra europeo dell'austerità.

Dall'eurotassa alla neuromanovra

Non la prendiamo alla lontana, ma stiamo proprio nel cuore del problema della manovra economica del governo Monti, se per introdurla ricorriamo alle parole del premio Nobel Paul Krugman. Il primo e irremovibile difetto della manovra da 24 miliardi varata a mercati chiusi dal governo, salutata dalle lacrime della ministra del lavoro la domenica e dai sorrisi delle piazze finanziarie il lunedì, è lì, nel suo stesso obiettivo dichiarato: stringere la cinghia, cioè il bilancio, aiutando in questo l'economia a ruzzolare giù per la sua strada. Manovra pro-ciclica, dicono gli esperti. “Se aumentano l'Iva e la gente compra di meno, quando ci riprendiamo?”, dicono sull'autobus. Segno dei tempi: con l'eurotassa facemmo tutti un sacrificio utile per entrare in Europa, stavolta rischiamo di fare (e non tutti) un sacrificio inutile per evitare che i mercati facciano saltare l'Europa. E però, il circolo vizioso potrebbe diventare virtuoso, dicono i tecnici, per la bizantina logica della politica europea. Pare – a essere ottimisti – che ai piani alti dell'Ue abbiano capito che c'è bisogno di una copertura comunitaria per i debiti nazionali, per tenere a bada la speculazione; però prima di darla i governi dei paesi “disciplinati” vogliono essere sicuri (o vogliono far credere ai loro elettori di essere sicuri) che gli “indisciplinati” come Italia & co. hanno messo la testa a posto. Quindi, dopo il bastone di Monti arriverà – col ponte dell'Immacolata – la carotina europea e staremo più tranquilli, almeno in termini di spread.

Sarà. Intanto però – e comunque andrà a finire con l'euro e gli spread – il bastone ha colpito duro qui da noi. Dobbiamo ringraziare la sincerità portata in sala stampa dalla ministra Fornero con le sue lacrime, che resteranno per sempre la vera firma della manovra. Ma non rinunciare a guardare dentro la stangata sulle pensioni, e tutte le altre. Perché, se nel complesso si può dire che una manovra restrittiva da 24 miliardi di questi tempi è una follia sacrificale, va anche aggiunto che c'è – c'era – modo e modo di farla. E tra i modi, il governo d’impegno nazionale ha scelto il più antico e trito, reggendosi sui vecchi pilastri: tagli alle pensioni presenti e future; aumento dell'imposta sui consumi; tasse sulla casa. Non si fa la rivoluzione col fisco, ci avvertono gli scienziati delle finanze: le tasse non possono ribaltare la distribuzione del reddito e della ricchezza che il mercato ha stabilito. E' vero. Ma anche senza rivoluzioni e ribaltamenti, possono ben distribuire il peso tra varie spalle. Il che non è successo con questa manovra: e se non succede ora, in piena emergenza e pieni poteri del governo, succederà mai?

Casa sì, capitali no

La parte fiscale della manovra è centrata su casa e Iva. Si reintroduce di fatto l'Ici, l'imposta sugli immobili, abolendo quella vanesia e irresponsabile mossa elettorale fatta a suo tempo da Berlusconi: tornerà una soglia di protezione per la prima casa a beneficio delle abitazioni più “povere” (per il catasto), ma quella tassa torneremo a pagarla più o meno tutti. Però sarà più bassa per la prima casa, più alta per le seconde, terze etc. Ma non è l'Ici in sé il problema, né il fatto che i valori delle rendite catastali restano lontani dalla realtà dunque dall'equità (l'aumento del 60% è spalmato su tutte, case del centro accatastate come stamberghe e case di periferia che in confronto risultano extralusso). E neanche solamente il fatto che restano in piedi regimi di privilegio non giustificabili (di privilegi ed esenzioni non è il momento di parlare ora, ha detto Monti rispondendo a domande sulla Chiesa esentasse). Il problema è che, dicendo che solo gli immobili si possono rintracciare e tartassare, il governo spaccia questa come l'unica patrimoniale possibile, rinunciando a mettere nel patrimonio la ricchezza finanziaria. Ci mette solo, ma in separata sede (dunque senza poter fare il cumulo), le barche, gli elicotteri e gli aerei privati. E i titoli, le azioni, le obbligazioni? Niente da fare, tecnicamente non siamo in grado, ha detto il governante tecnico con il banchiere tecnico seduto al suo fianco. Siamo invece in grado – e in sé sarebbe una bella notizia – di mettere il sale sulla coda ai capitali “scudati”, quelli degli evasori fiscali, ripuliti a basso prezzo con il condono Tremonti: li possiamo trovare e far pagare, come a suo tempo avevano chiesto Cgil e Pd, proponendo un'aliquota del 15%. Però pagheranno solo, secondo il decreto Monti, l'1,5%. Pochissimo. Grazie a questo obolo pare che abbiamo salvato pensionati da 700 euro al mese dal blocco dell'indicizzazione sulle pensioni: che all'inizio era previsto per tutte le pensioni superiori al minimo e che invece si applicherà “solo” a quelle al di sopra dei 960 euro mensili. Ossia 9 milioni di pensioni, il 53,5% del totale.

Cassa pensionistica

Quella sulle pensioni è la parte più dolorosa e pericolosa della manovra. Dolorosa, perché congelare la scala mobile sulle pensioni da mille euro al mese comporta un sacrificio economico duro, per i pensionati, in tempi in cui l'inflazione sembra rialzare la testa. E anche perché c'è un'intera generazione, nata attorno agli anni '50, che si trova di colpo con due brutte novità: andrà in pensione più tardi (per le donne si’innalza all'improvviso uno “scalone” di due anni: una muraglia) e con meno soldi. Ma anche pericolosa: che vuol dire lasciare per più tempo al lavoro la gente mentre fuori la recessione impazza? Se in via generale non è dimostrata una relazione univoca tra l'occupazione dei vecchi e quella dei giovani (cioè: non è detto che se l'età della pensione è più alta c'è meno occupazione giovanile, né è detto il contrario, tutto dipende da vari elementi del sistema), è certo però che, quando c'è la crisi economica e il lavoro è scarso, se i padri e le madri e i nonni restano al lavoro di più, ce ne sarà di meno per i figli e i nipoti. Inoltre, nonostante la retorica sui giovani, non c'è alcuna traccia, nella manovra, di trasferimento dei risparmi pensionistici a un nuovo welfare per i giovani. E allora, perché puntare tanto della manovra sulle pensioni? Per due motivi: simbolo e cassa. Mettere mano alle pensioni è diventato un biglietto di visita, un fiore all'occhiello per le pagelle europee e delle agenzie di rating. E allo stesso tempo permette di fare cassa subito, e tanta. Si dice che così si attua una riforma strutturale, che i parametri andavano aggiustati: ma un conto è dire che, in prospettiva, si dovrà lavorare più a lungo perché si vive più a lungo, e attrezzare i nostri sistemi produttivi e assicurativi su questo; un altro conto è alzare all'improvviso l'ostacolo davanti all'atleta all'ultima curva. Considerando che spesso l’atleta era una ragazza che ha cominciato a lavorare a 18 anni, si è fatta una vita di lavoro tra fabbrica e casa e figli senza godere di alcun servizio di “conciliazione”, ha avuto frequenti interruzioni del lavoro per i motivi prima detti, e adesso in fabbrica neanche ce la vogliono più tanto. (per gli effetti delle manovre pensionistiche sul mercato del lavoro e sulle donne, si veda l'articolo di Michele Raitano su inGenere.it)

Senza tracce

“Non colpite il ceto medio”, è stata l'obiezione che pare abbia fatto sparire dalla manovra all'ultimo momento l'aumento dell'Irpef per i redditi medio-alti. Non si capisce perché si possano invece colpire con tanta facilità i ceti bassi. Infatti, se formalmente l'aumento dell'Iva, che scatterà a metà 2012, riguarda tutti, di fatto pesa di più su chi destina ai consumi una parte maggiore del suo reddito; non perché è uno spendaccione, ma perché ha poco reddito. Anche in questo caso, l'obiezione è un allargar di braccia: non potevamo fare altro, da qualche parte bisogna pur prendere i soldi. Ma senza ricorrere a trovate tremontiane di finanza creativa (a proposito, gioverà ricordare che tutto ciò lo abbiamo ereditato da lui, dal ministro Giulio Tremonti, uscito di scena senza beccarsi fischi), forse altre strade c'erano. Due, come abbiamo visto prima, sono state scartate o depotenziate sul nascere: patrimoniale e tassa sui capitali scudati. Ma la grande occasione persa per un governo d'emergenza è nella lotta all'evasione. Non si fa da un giorno all'altro, ha detto Monti. Il che è vero. Però da un giorno all'altro si può abbassare la soglia di transazioni in contanti consentite: il governo l’ha fatto, ma di pochissimo, portandola a 1.000 euro. Sarebbe servito molto di più, sia in termini pratici che per quella che chiamano “compliance” (tradotto: l'aria che tira, e segnala che conviene mettersi in riga) contro affitti in nero, pagamenti sommersi, parcelle nascoste. A vantaggio dei lavoratori dipendenti che pagano le tasse, e dei tanti lavoratori indipendenti che fanno altrettanto, la massa dei contribuenti avrebbe accettato di buon grado di essere costretta a usare moneta elettronica (carta di credito) o assegni per pagamenti sopra i 200 o i 300 euro. All'ex ministro Tremonti, che pagava in contanti per la casa in cui abitava la bellezza di 8.000 euro il mese, era difficile chiedere una misura del genere. Dai tecnici che adesso girano nelle stanze di Quintino Sella, si pensava di poter avere almeno un messaggio arcigno e concreto agli evasori. Invece non c'è neanche questo.

p.s. Almeno una piccola buona notizia si può dare. Monti - in gioventù allievo di Tobin - ha detto che l'Italia cambierà la sua posizione in sede Ue sulla tassa sulle transazioni finanziarie, sulla quale il suo predecessore aveva messo il veto insieme alla Gran Bretagna. Speriamo che le buone intenzioni non restino sulla carta.

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Commenti

E la domanda estera?

Perché non se ne parla?
È facile capire che Krugman ha ragione, che questa manovra non è affatto "salva-Italia", che è un suicidio, che replica per noi quanto è successo e sta succedendo in Grecia ecc. ecc. perché deprime la domanda interna.
Ma c'è anche un altro aspetto non meno importante.
La stessa Commissione Europea, in un numero speciale del "Quarterly report on the euro area" [1] ma anche in altri documenti, sottolinea che tra paesi che condividono una stessa valuta si stabilisce una competizione di prezzo: il paese i cui prezzi salgono meno è più competitivo di un altro in cui i prezzi crescano di più, e viceversa.
Quindi l'unico modo per competere è ridurre i prezzi (tra l'altro, è questo il motivo per cui, sotto parole apparentemente più nobili come "flessibilità", si richiede una riduzione dei salari).
Ma Monti, con l'aumento dell'IVA e della benzina, fa salire i prezzi!
Abbiamo così una manovra che porterà recessione, ovvero non soluzioni ma ulteriori più pesanti problemi, non solo perché deprime la domanda interna, ma anche perché assesta un duro colpo alla competitività dell'Italia.

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[1] European Commission, «The impact of the global crisis on competitiveness and current account divergences in the euro area», Quarterly report on the euro area, 2010, vol. 9, n. 1, http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/qr_euro_area/2010/pdf/qrea201001en.pdf

pensioni -lavoro dei giovani

Mi soffermo solo sugli aspetti legati al raggiungimento del requisito per la pensione. E' una battaglia che sento doveroso combattere per noi vecchi a cui ogni anno un perfido principe o un nuovo messia si sente in diritto di strappare leggi e contratti, aspettative e progetti ,ma soprattutto per i giovani. Credo che la CGIL il mio sindacato da una vita debba farla senza tentennamenti.
Sono anni che ci bombardano con messaggi quali: l'adeguamento delle pensioni alle aspettative di vita ,si campa di più e quindi come è bello lavorare di più.Si lavora di più per dare lavoro ai giovani.Non è giusto che i giovani paghino le pensioni ai vecchi.Bisogna togliere i privilegi delle pensioni calcolate con il retributivo;tutti al contributivo e allegria.I messaggi in questi mesi sono diventati ossessivi ,fatti in tutte le salse,in tutte le sedi anche da tecnici e giornalisti di "sinistra",amici?
Il signor Monti ,la signora Fornero,tecnici accreditati,nonchè studiosi emeriti prima ci dicono che il nostro sistema pensionistico tiene confortati da dati INPS e da studi europei e poi giù con la scure.
L'aumento della aspettativa di vita,che non sempre significa vita vera, e, chi ha a che fare con anziani lo sa bene,da conquista di civiltà, di gioia di vivere bene su questa terra si è trasformato in colpa:chi vive succhia denaro in modo parassitario,uccidiamoli questi vecchi,e chi se ne frega della loro umanità,esperienza dono di servizi da nonni ,volontari ecc
Chi ha lavorato 40 anni come il sottoscritto,passando da vari settori e conoscendo un po' il mondo del lavoro sa che sono abbastanza,anche se non fai lavori particolarmente usuranti. Se ti tieni bene ,hai il tempo per curare il tuo fisico e la tua intelligenza,hai un pò di fortuna ,puoi lavorare anche qualche anno in più soprattutto se i tuoi figli non sono ancora sistemati,ma deve essere un cosa volontaria e poi bisogna vedere se la società può permetterselo, può permettersi di far lavorare te e nello stesso tempo lasciare a casa i tuoi figli magari con l'assegno di disoccupazione.Che frustrazioni creiamo in questi giovani slegati dal lavoro,quale mancanza di orgoglio di se che sappiamo sa dare il lavoro (oltre che toglierti la libertà).
Tutti inseguono una fantomatica crescita che sappiamo bene non potrà più essere nei termini conosciuti in questi anni:ci sono automobili dappertutto,case e capannoni ovunque,frigoriferi,lavatrici televisioni,a chi mancano?Un nuovo sviluppo ,modesto, se ne saremo capaci può solo venire da riqualificazione del territorio,degli edifici a fini energetici,dalla tutela del nostro patrimonio artistico e della nostra agricoltura.E poi lo sviluppo dei mezzi di produzione,la tecnologia sempre più spinta, tende ad espellere lavoratori.C'è poco da fare, bisognerà dividere il poco lavoro necessario alla società tra i molti attivi:giovani,donne,uomini.Fino a che età?non credo si possa andare oltre i 60 anni,volontariamente fino a 65 e senza penalizzazioni.Dopo i 65 chi vuole può rendersi utile in modo gratuito al sapere e alla società nelle forme più disparate e fantasiose aumentando così il benessere di tutti.
Da quando esiste un sistema pensionistico pubblico,e non sono molti anni,i giovani lavoratori pagano per le pensioni dei vecchi,il fisco paga per le pensioni.In passato le storture sono state enormi:legate a creazione di ricambi nei posti di lavoro per attenuare la disoccupazione:pensioni baby; e al fatto di non lasciare alla fame gente che non ha mai versato contributi:pensioni sociali nelle varie forme.Oggi tutto questo dovrebbe sparire se si lavorasse tutti e tutti con contratti decenti e regolari e non esistessero evasioni nè contributive nè fiscali.
L'unico sistema di calcolo che permette pensioni decenti è quello retributivo.Con il sistema contributivo per avere la stessa pensione dovrei avere un salario molto più alto:può permetterselo il nostro sistema economico, avanti!. e non potremo neppure farci pensioni integrative :è sempre una questione di quanti soldi percepisco (giovani non abbandonate il vostro T.F.R. per la pensione integrativa:sono bufale).Per inciso, le pensioni integrative privatistiche servono solo se le pensioni pubbliche vengono mandate sul lastrico come sta avvenedo, se hanno sostegno fiscale dallo stato e se si reggono su un sistema "solidale" :io percepirò una pensione integrativa se ci sarà qualcun altro lavoratore che pagherà quando io mi ritirerò.
Per chiudere aggiungo che a parlare di pensioni si finisce facilmente a parlare di quale società vogliamo ,di quale economia e a cosa deve tendere, se al benessere delle persone o a fare soldi.Come si vede è parlare di temi alquanto giovanili.

SPOSTARE IN AVANTI I LIVELLI DI POVERTA.

pare quasi incredibile che nessuno o quasi controbatta sul tema del "tutto contributivo". Da calcoli vari, anche miei, era chiaro che a parità di condizioni, ovvero 40 anni di versamenti pieni, che fra "retributivo e contributivo" il pensionato tutto contributivo (ed in buona parte di chi si collocava nel sistema misto), avrebbe percepito un reddito pari a circa il 35/40% rispetto al reddito del "retributivo". Ma dai tempi del retributivo il mercato del lavoro si è assai flessibilizzato, milioni di precari non solo hanno difficoltà a mettere insieme pranzo e cena tutti i giorni, i versamenti pensionistici diverranno un triste colabrodo sia per la poca acqua versata sia per diametri di buchi molto larghi: RIMARRA' QUINDI POCO - il capitale versato che si trasformerà in rendita dovrebbe ammontare almeno a 400.000 euro per ottenere un cambio una pensione di 1000 euro mese.
poi ci raccontano che si deve puntare molto sulle pensioni integrative, quelle fornite da banche ed assicurazioni o/e dai fondi aziendali, ebbene peggio che mai, con quali soldi si pagheranno questi aggiuntivi, nessun reddito sotto i 3/4000 euro potrà permettersi esborsi molto onerosi
queste manovre di pensiero ipercapitalistico non soltanto tolgono ai pensionati diversi miliardi di euro nell'immediato ma mentono quando dicono che lo fanno per i giovani in termini di patto fra generazioni, ai giovani e non solo quelli si impongono livelli di semiabolizione delle pensioni, oltre a tutti gli altri oneri, oppure vedendo il bicchiere mezzo pieno: SPOSTANO IN AVANTI NUOVI E DRAMMATICI LIVELLI DI POVERTA' - se poi pensiamo ai cali di domanda che ne conseguiranno questa manovra appare probabilmente suicida.

Alcune risposte

Ringrazio chi ha commentato l'articolo, in questi momenti c'è bisogno del massimo di confronto. A Laura, che nota che l'Ici è una patrimoniale, rispondo che lo so bene, ma quel che volevo sottolineare è che non è un'imposta su TUTTI i patrimoni, ma solo sugli immobili, i più facili da raggiungere. I bolli su conti correnti e titoli, per quanto riguarda la ricchezza finanziaria, non sono paragonabili alla manovra sulle case. Davvero non si poteva fare di più, come si fa in altri paesi capitalistici? Inoltre: le misure per razionalizzare i regimi speciali delle pensioni ci sono, ed è un bene, ma non hanno l'impatto immediato e doloroso che ha il blocco dell'indicizzazione sulle pensioni e gli scaloni per l'età. L'urgenza per loro non vale. Giuseppe ci ricorda che la maggioranza parlamentare è quel che è: infatti, nessuno chiede la rivoluzione a Mario Monti, ma visto che a parole sono tutti contro l'evasione fiscale, si poteva lasciare al parlamento l'onere di contestare una manovra più stringente sull'uso dei contanti, per esempio. Infine, Paolo Basunto propone di "analizzare e selezionare il debito, per non pagare le operazioni che risultino sbagliate, illegittime e frutto di giochi di azzardo delle istituzioni finanziarie". Io direi che quell'operazione va fatta, per dosare le manovre su chi finora è stato beneficiato o non ha pagato e limitare drasticamente le operazioni speculative sui titoli pubblici. Per far questo, i mezzi ci sono. Mentre non capisco cosa vuol dire, in concreto, "non pagare il debito". I titoli ce li hanno anche i pensionati, le famiglie, persone qualsiasi. E lo stato dovrà continuare ad avere la possibilità di indebitarsi. Che succede se domani smette di pagare il debito ai creditori che vuole punire?

Debito e manovra

'Dobbiamo' pagare il debito. 'I mercati' hanno reagito bene....
Mai come in questi ultimi tempi siamo stati sommersi senza reagire dall'anonimia di parole come queste. Possibile che non si riesca a sapere chi ha fatto questo debito in dettaglio, e per cosa ?
Sicuramente una parte di questo debito è giustificabile e forse anche produttiva, ma il resto ? Il PIL degli ultimi vent'anni è cresciuto -poco o molto, è cresciuto. La popolazione è rimasta stabile e i salari pure. Però, il debito è aumentato. Investimenti ? No! Migliore qualità dei servizi ? No! Maggiore quantità di servizi ? No, nemmeno in questo caso. Si ha un bel dire che questo debito è frutto complesso di anni di economia negligente. Ma i conti della serva non sono così complessi e sarebbe sacrosanto sapere finalmente a cosa veramente sono serviti questi soldi che impersonalmente e con molto comodo vengono chiamati il 'nostro' debito.
In quanto ai Mercati (altre volte chiamati la 'speculazione', più malignamente ma con lo stesso risultato di riuscire a nascondere qualsiasi identità), si insinua che gli 'investitori' fanno il loro legittimo gioco: scommettono. E le scommesse sono tutte lecite. Eppure in una recente trasmissione di Report ( 'Effetto Valanga' http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-8d786bde-265f-412e-a52f-aa631f06b93b.html ) si asserisce in modo abbastanza serio, che gli operatori finanziari che contano, sono nel mondo non più di dieci. Possibile che non si sappia veramente chi siano e che sfuggano così completamente al controllo dei Governi ?

Credo che bisognerebbe esercitare una forte pressione per chiedere qualcosa che sarebbe realistico ottenere: analizzare e selezionare il debito, per non pagare le operazioni che risultino sbagliate, illegittime e frutto di giochi di azzardo delle istituzioni finanziarie.

Ricordiamoci che siamo in una democrazia

A chi critica Monti perche' non ha fatto abbastanza e' bene ricordare che la manovra dovra' essere approvata in Parlamento anche e soprattutto dai voti della vecchia maggioranza!

Dalla destra populista alla destra tecnocratica

Premesso che con la caduta del governo Berlusconi è finito l’incubo e il paese ricomincia finalmente a respirare, riguardo al prof. Monti va detto però che egli rappresenta un elemento di stretta continuità con le politiche classiste della destra, sia pure con uno stile e una sobrietà che sono agli antipodi del modo di fare di Berlusconi. D’altra parte, di indizi per arrivare a tale conclusione ce ne sono molti: dalla lettera della Bce – considerata da Monti, uomo della Goldman Sachs, come il faro delle politiche economiche – all’affermazione che i provvedimenti del precedente governo non sarebbero stati toccati, all’esaltazione di Marchionne e della Gelmini come due fulgidi esempi di “riformisti” italiani.

Ora, con la presentazione della manovra economica, l’impronta del nuovo governo è chiara. Alla prova dei fatti, il prof. Monti ha adottato un provvedimento iniquo che continua a far pagare la crisi ai più deboli, non taglia gli sprechi e le spese inutili, non interviene sulle disuguaglianze sociali e non va a prendere i soldi dove ci sono: i grandi profitti, le rendite speculative, i grandi patrimoni, le grandi ricchezze. Nonostante il mantra dell’equità recitato in modo quasi ossessivo, è sintomatico che l’intervento più pesante sia quello sulle pensioni mentre della patrimoniale, la cui introduzione era stata peraltro auspicata anche da esponenti di area moderata, non se ne parla nemmeno. In questa manovra si colgono, addirittura, esempi di cattiveria sociale inspiegabili, come la norma che blocca l’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita. Non si parla di pensioni d’oro, ma di quelle che partono da 936 euro, ed è stato presentato come un grande risultato il fatto di essere riusciti a salvare, all’ultimo minuto, da questo provvedimento, le pensioni di importo compreso tra i 467 e i 936 euro! Da notare che si attaccano i diritti dei lavoratori e dei pensionati con l’odiosa motivazione dell’eliminazione di presunti “privilegi”. C’è da restare allibiti, poi, di fronte all’annuncio che la lotta all’evasione fiscale non partirà dalle grandi società di capitali, che in gran parte denunciano redditi irrisori o presentano bilanci in perdita – e tra queste ci sono anche banche, grandi industrie e tante società quotate in borsa –, ma da artigiani e piccole imprese.

Certo, il tutto è presentato con grande affabilità e belle parole. Qua e là si trovano anche alcuni provvedimenti simbolici di segno contrario, ma alla fiine la “medicina amara” – come ha detto Casini – o i “sacrifici duri” – come ha ribadito lo stesso Monti – non sono “per tutti” – come sosteneva Fini – e non riguardano i soggetti privilegiati chiamati in causa dal povero Bersani, che chiedeva di “far pagare di più a chi ha avuto privilegi”. Quindi, niente patrimoniale – sostituita da qualche piccolo, inoffensivo surrogato – e nessun provvedimento per ridurre, ad esempio, gli scandalosi compensi dei manager delle grandi società e delle banche. Poco o niente sui costi della politica e non si sa se e cosa si farà per ridurre i 120 miliardi all’anno di tasse evase, i 150 miliardi all’anno di fatturato della criminalità organizzata e i 60 miliardi all’anno di costo pubblico della corruzione, come ha denunciato la Corte dei Conti. Sul fronte delle spese, invece, brilla la mancata riduzione delle spese militari, le uniche che non si toccano mai e le prime sulle quali si dovrebbe intervenire, dove si potrebbero risparmiare, subito, almeno 25 miliardi – praticamente l’intera finanziaria di Monti! – rinunciando ai 131 cacciabombardieri F35 (15 miliardi) e a un centinaio di caccia Eurofighter Typhoon (altri 10 miliardi) che, scandalosamente, Monti conferma di voler acquistare. Per non parlare delle tante “grandi opere” inutili e costose disseminate su tutto il territorio nazionale – a partire dal ponte sullo Stretto – che si potrebbero cancellare, a beneficio dell’ambiente, oltre che delle finanze pubbliche. Parlare di “governo tecnico”, quindi, è una baggianata. Siamo passati, invece, da una destra populista a una destra tecnocratica, con la differenza che ora questo governo è sostenuto anche dal Pd.

non solo aspetti negativi

A ben leggere la manovra Monti non tutto appare così negativo. La nuova ICI colpisce anche le prime case ma tassa fortemente le seconde e terze. Se non è una patrimoniale questa!
Ma gli aspetti da vedere meglio stanno proprio nelle misure in campo previdenziale. Forse nessuno si era accorto che già il precedente Governo aveva aumentato l'età pensionabile delle donne (DL 78/2010, 98/2011 e 138/2011) e dirottato questi risparmi originariamente da destinare alla conciliazione famiglia-lavoro su altre necessità; aveva aumentato l'attesa per chi aveva raggiunto i 40 anni di contributi, introdotto enormi disparità di trattamento tra i nati prima o dopo il 1/1/2012.
L'attuale riforma della ministra Fornero pone regole stringenti per l'armonizzazione dei regimi speciali (leggi trattamenti di importo assai elevato liquidati con il retributivo), impone un contributo di soliderietà ai Fondi speciali confluiti in INPS con enormi deficit di bilancio che accompagnano la liquidazione di profumati trattamenti pensionistici (Fondo volo, INPDAI ecc.), ha imposto alle casse dei liberi professionisti di aggiustare i loro conti previdenziali fortemente in disequilibrio entro il 2012.
E ora attendiamo la riforma del mercato del lavoro.