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Se non lavora per l’eguaglianza, a che serve la politica?
Questa potrebbe anche essere una bella campagna elettorale. Le differenze fra Monti e il centro-sinistra, sfrondate degli argomenti polemici, sono differenze che possono fare crescere gli uni e gli altri, e l’intero paese, e lasciare spazio, chissà, per un buon lavoro comune. Vedremo se la campagna elettorale con le sue logiche semplificatrici salvaguarderà questo spazio e che cosa succederà dopo.
Fra ciò che potrebbe non dividere, e su cui anzi si possono fare passi in avanti insieme, c’è anche il tema divisivo per eccellenza, cioè l’idea della giustizia sociale, dell’uguaglianza, e di come tradurla in agenda di governo. Prendiamola alla lontana: dalla rivoluzione francese, l’uguaglianza è un’aspirazione comune almeno a tutti quelli che hanno un’idea del progresso non basata sui diritti del più forte, e un’idea del ruolo dello stato non solo compassionevole. Sotto questa antica idea di progresso credo (o spero) che ci si ritrovi ancora tutti o quasi, fra centristi e centrosinistra, Monti e Bersani. Poi, ci si divide fra chi pensa che uguaglianza ha senso soltanto come riduzione degli ostacoli che si frappongono ad una crescita basata sulle pari opportunità, e chi dice che è la condizione di una crescita sostenibile, degna di una società armoniosa, e civile.