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L'università per chi?

01/02/2013

Ancora sulle proposte di Ichino e Terlizzese

Tutti gli interventi (vedi qui e qui) che hanno criticato l’articolo e le idee sull’Università di Ichino e Terlizzese (I e T) hanno respinto come sbagliata l’ipotesi di base della mancanza di esternalità nell’educazione terziaria. In questa breve replica invece accetterò questa loro ipotesi e cercherò di capire quali possano essere le conseguenze di tale accettazione e se il problema che loro pongono sia di facile soluzione o meno.
Se il contributo all’economia e al benessere della istruzione terziaria è data, come da ipotesi, dalla somma dei benefici individuali dei laureati, allora abbiamo una soluzione semplice: la liberalizzazione delle tasse universitarie porterà a un numero di laureati automaticamente ottimo e dato dal confronto fra i rendimenti futuri attesi dei laureati e il costo da sostenere nell’educazione universitaria. Ipotizzando rendimenti decrescenti dei redditi dei laureati, l’equilibrio si troverò facilmente e sarà un equilibrio equo perché rispetterà la meritocrazia.. In questo sistema un intervento pubblico, di qualsiasi tipo, economico o normativo, è inutile, anzi potrebbe essere dannoso e provocare spostamenti non ottimali dell’equilibrio. Ovviamente perché tutto ciò funzioni bisogna che il mercato dell’accesso all’educazione universitaria sia in concorrenza perfetta, cioè che tutti abbiano uguale possibilità di accesso e che quindi ci possa essere una perfetta selezione degli studenti secondo le loro capacità. Solo con questa ipotesi avremmo una selezione unicamente meritocratica.
Ovviamente I e T sanno che non siamo e non saremo mai in un mercato a concorrenza perfetta, tale mercato è solamente un’invenzione (quasi sempre inutile a comprendere qualcosa) dei modelli neo-classici. La conseguenza è che inevitabilmente debba esserci un intervento pubblico che corregga le disfunzioni che si avrebbero in un mercato non concorrenziale, cosa che favorirebbe dei meno meritevoli a scapito di più meritevoli a partenza svantaggiata.
Ipotizzando che sino alla scuola superiore il mercato sia perfetto e che quindi tutti i meritevoli abbiano raggiunto la possibilità di accesso all’università, si tratta allora di fornire a tutti, indipendentemente da altri fattori, una uguale possibilità di accesso all’università.
Bisogna fare un’ulteriore ipotesi, il mercato imperfetto è tale esclusivamente a causa della diversa possibilità economica di anticipare i costi dell’istruzione universitaria. In realtà basterebbe l’ipotesi di un mercato perfetto del credito bancario perché questa diversa base di partenza possa essere superata. Il sistema del credito potrebbe anticipare la somma necessaria all’iscrizione, a tassi differenziati secondo il merito, e quindi ci sarebbe una selezione delle iscrizioni che dipende dai ricavi futuri attesi di coloro che vogliono iscriversi. In termini economici possiamo definirla un’ipotesi di possibilità perfetta (o stocastica) di conoscenza dei propri meriti, della possibilità di convincere il mercato del credito dei propri meriti, dalla conoscenza di entrambi (potenziale studente e banca) del mercato futuro della qualifica che si vuole ottenere e della probabilità di fallimento, in aggiunta va naturalmente ipotizzato un comportamento perfettamente razionale dei soggetti.

continua

Tratto da www.roars.it