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I quattro referendum della vita sobria
Il quesito del nucleare resta, dopo il passaggio in Cassazione. Si rafforzano le prospettive di raggiungere il quorum il 12-13 giugno. Ma ancora di più conta che i cittadini sanno che ora non possono più delegare. Tocca a loro decidere.
La natura è molto fragile. Nell’ultima settimana si è saputo che in Francia la peggiore siccità degli ultimi sessanta anni ha portato, oltre agli inevitabili danni e disagi, anche conseguenze rilevanti nella fornitura d’elettricità di origine idro e nucleare per la scarsità di acqua, necessaria per muovere le turbine o per raffreddare i reattori; negli Usa d’altro canto gli uragani non hanno atteso l’apertura ufficiale della loro stagione, il primo giugno, ma si sono scatenati in anticipo, con morti e violente distruzioni. Sono due segnali tra i tanti e riguardano paesi tra i più ricchi e organizzati del Pianeta.
La natura è fragile e può facilmente spezzarsi. Il tentativo di dominarla con la forza è molto pericoloso, come si può vedere sempre più frequentemente. Non si costruiscono città alle falde di un vulcano. Molto meglio è cercare di capire, per adattarsi, per essere pronti a salvare il salvabile, vite e memorie, soprattutto. Molto meglio non alzare dighe, non bruciare foreste tropicali, non scavare montagne, se proprio non è necessario. E a ben vedere non lo è mai. Si può sempre fare altrimenti.
Il nostro compito è ormai, in ogni plaga del Pianeta, quello di risparmiare natura, di riutilizzare, di scegliere una vita sobria. La politica, quella grande, servirà a questo convincimento universale. Il riscaldamento globale in corso, porterà, sta portando, a conseguenze che potremo mitigare cominciando subito, senza perdere altro tempo. I referendum sull’acqua e sul nucleare, cui noi tutti siamo chiamati a rispondere tra dieci giorni, hanno questo motivo centrale. Ricordano a tutti, in primo luogo, che è indispensabile risparmiare natura. Il nucleare di per sé è un invito a consumare sempre più energia elettrica, a vivere in uno scialo perenne. La Francia, con tutte le sue centrali nucleari e a parità di popolazione, brucia più petrolio dell’Italia. La Germania, come spiega l’articolo di Giuseppe Travaglini che si legge su Sbilanciamoci.info, ha deciso di rinunciare interamente, entro il 2022, all’energia elettrica nucleare; e la Germania rimarrà ugualmente la principale economia industriale del continente, e la più moderna del Pianeta, con il vento e con il sole. In Italia, nessuna regione è favorevole a centrali nucleari. Se è un caso di Nimby, è un Nimby assai diffuso. C’è solo la scherzosa Lombardia che per bocca del suo presidente si dice favorevole al nucleare, “ma non da noi, non in Lombardia”. In Sardegna, un voto consultivo sul nucleare ha mostrato che il 95% della cittadinanza lo rifiuta.
Il rifiuto della privatizzazione dell’acqua è l’argomento di due referendum. Qualche politico di destra afferma, sprezzante, che l’acqua è già pubblica e nessuno se ne vuole impadronire, ma mente e lo sa. Di chi è per esempio l’acqua minerale? Della popolazione o di chi la imbottiglia? E l’acqua – purissima, che rende giovani, che fa plin plin – in bottiglia non rende di fatto peggiore, meno curata, l’acqua del sindaco? Inoltre, per evitare che si sprechi acqua è meglio controllarne l’uso da vicino, oppure affidarsi ai capitali di potenze economiche lontane che vogliono trattare e vendere sempre più acqua perché questo è il loro mestiere, il loro valore?
Resta l’ultimo referendum, sul legittimo impedimento. Tratta di giustizia e di democrazia. Sono tutti uguali davanti alla legge i cittadini? O ve ne sono alcuni più uguali degli altri? Dopo avere risposto a questo primo interrogativo, sì o no, come si preferisce, resta un altro aspetto e riguarda la democrazia. Questa s’impara, s’insegna, si pratica, votando i referendum; e facendo votare.
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