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Il lungo secolo del malaffare
Politica, economia e corruzione si intrecciano in un perverso ritorno di cicli ventennali. Dalla lettura del passato ci attende un altro passaggio difficile in cui verranno modificati i rapporti di forza politici
L’Italia attraversa negli ultimi mesi un periodo di forte discontinuità non solo per la fase più strettamente politica ma anche dal punto di vista economico e istituzionale. I tre ambiti sono interconnessi e ancor di più risentono nel loro insieme della congiuntura e del sentiment internazionale. Non è la prima volta che il Paese si trova ad affrontare contemporaneamente sfide in ambiti differenti. Si possono individuare congiunture simili anche nel passato recente, che hanno portato a cambiamenti negli assetti economici e politico-istituzionali. È interessante sottolineare i fattori comuni in questi passaggi per poter interpretare anche l’attuale transito.
Si possono sostanzialmente individuare cicli con cadenza approssimativamente ventennale e, quindi, periodi che individuano approssimativamente gli anni ’70-’80 e un secondo ciclo che va dagli ’90 fino all’inizio degli anni ’10 con tre momenti di cesura (crisi) a separazione delle varie fasi caratterizzate da una sostanziale stabilità politica ed economica.
La prima fase può ulteriormente suddividersi in altri due sottoperiodi (anni ’70 e anni ’80) e il primo momento di cesura ha origine da eventi di carattere internazionale (fine del sistema di Bretton Woods, primo shock petrolifero) avvenuti all’inizio degli anni ’70 e porta sul piano economico interno ad una prima espansione del debito pubblico. Sul piano politico si assiste al passaggio dai governi ad egemonia DC ad un apertura più sostanziale ad altre forze politiche (PC) dato anche il cambiamento relativo dei rapporti di forza.
L’apertura del nuovo (sotto)ciclo negli anni ’80 avviene anche questa volta a causa del cambiamento del clima internazionale sia dal punto di vista politico (offensiva neoliberista), sia dal punto di vista economico (secondo shock petrolifero, inflazione). In Italia la demarcazione viene segnata (oltre dalla battaglia contro il terrorismo) da uno nuovo ciclo di corruzione e scandali che arrivano a toccare le massime cariche dello Stato (scandalo Lockheed).
La fase politica ed economica che coinvolge tutti gli ’80 e che chiude il primo ciclo ventennale, è caratterizzata dalla limitazione del controllo pubblico sul debito e dalla liquidazione di parte delle conquiste economiche e sociali precedenti (divorzio tra Finanze e Banca d’Italia, 1981, referendum sulla scala mobile, 1983). Si assiste, inoltre, ad un bilanciamento tra le varie componenti del centro sinistra dovuto all’aumento dell’influenza delle componenti “moderniste” più che ad un reale mutamento dei rapporti di forza nel Paese. Il peso del debito pubblico aumenta lungo tutto il periodo a causa dell’apertura sempre più marcata al mercato finanziario e della diminuzione dell’inflazione.
Tra il 1988 e il 1992 con la caduta del muro e l’entrata nella fascia stretta dello SME avviene il secondo e più marcato momento di cesura tra i due grandi cicli ventennali. Il sistema politico economico ed anche ideologico del blocco politico dominante viene a crollare in seguito all’agire di varie spinte. La prima è sicuramente il dissolvimento del tradizionale avversario ideologico. Contemporaneamente la crisi dei primi anni ’90 dovuta alla perdita di competitività internazionale mina alla base il consenso al sistema politico. Da qui parte il nuovo ciclo di corruzione e scandali che ha effetti più profondi dal punto di vista istituzionale dei precedenti data la perdita dei punti di riferimento nella classe politica e nella pubblica opinione nel suo insieme.
La fase che si apre in conseguenza al crollo del vecchio sistema dei partiti può essere suddivisa in due periodi: dalla metà alla fine degli anni ’90 con la predominanza di governi europeisti e la rincorsa per entrare nell’euro e il decennio successivo che si apre con l’entrata nell’euro e vede la predominanza di governi più orientati in senso conservatore, una forte limitazione dell’inflazione, un contenimento del debito pubblico (con marcata riduzione della spesa sociale) e la stagnazione della produttività.
Con l’approssimarsi della fine del decennio si presenta un'altra fase di cesura del ciclo. Anche in quest’ultimo caso la causa scatenante si origina all’esterno sotto forma della crisi del mutui subprime. La crisi economico-finanziaria successiva si articola in due fasi: una interatlantica dove gli effetti della contrazione economica e dei fallimenti finanziari coinvolgono il mercato finanziario anglosassone (Usa, UK, Irlanda) e cominciano ad influenzare anche l’economia reale (bolla immobiliare in Spagna). La seconda fase dopo l’apparente ripresa del 2010 vede coinvolti sempre di più la zona Euro e i debiti sovrani dei Paesi dell’area.
In Italia le prime vere conseguenze della crisi internazionale si avvertono dopo il 2010 quando inizia la nuova fase di cesura del ciclo con la concomitante crisi politica e relativa ondata di scandali. L’acuirsi della crisi economica sta facendo da detonatore alla crisi politica; anche in questo caso, come nel precedente all’inizio degli anni ’90, la crisi si profila talmente grave ed “epocale” da coinvolgere le istituzioni e prefigurarne un cambiamento radicale.
Ricapitolando si possono individuare due cicli lungi ventennali dell’economia, della politica e della corruzione: anni ’70-’80 e anni ’90-’10, a loro volta suddivisibili in due sottoperiodi ciascuno. Le cesure tra un periodo e l’altro sono caratterizzate da crisi più o meno profonde del quadro politico ed economico e da cambiamenti istituzionali veicolati dallo scatenarsi di fenomeni di corruzione. I fattori comuni che si possono evidenziare sono: crisi originate all’esterno, motivi della crisi riconducibili all’economia, acuirsi della corruzione, cambiamento politico-istituzionale come momento di cesura del periodo.
Periodi di stabilità politica si alternano alle crisi rallentando i motivi di tensione economica e le istanze anti-corruzione. Occorre, inoltre, sottolineare come nelle fasi critiche gli scandali colpiscono prevalentemente le fazioni dominanti dando spazio a nuovi soggetti politici, o proponendo, come nuovi, soggetti prima marginali. Il passo delle ultime due crisi politico istituzionali si è mosso, inoltre, in fase con il ciclo di apertura-chiusura dei movimenti di integrazione europea e di cessione di sovranità. Si individuano parallelismi tra la crisi dello SME, entrata in vigore dei trattati sul Mercato Unico e la crisi politico-istituzionale all’inizio degli anni ’90 da un lato e la crisi dell’euro e la nuova crisi politico-istituzionale nel momento attuale dall’altro.
Dalla lettura del passato ci attende un altro passaggio difficile in cui verranno modificati i rapporti di forza politici, ci saranno riverberi sull’attuale assetto istituzionale, sia nazionale che (probabilmente) europeo, e si dovrà chiudere la crisi di legittimazione delle istituzioni aperta dal nuovo ciclo di scandali. La speranza è che tutto ciò avvenga lasciando spazio ad una nuova fase di stabilità come avvenuto durante l’ultimo ciclo e di crescita, diversamente da quanto accaduto nell’ultimo ciclo.
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