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Tagli e tasse della manovra post-datata

08/07/2011

Tutte le voci di una manovra correttiva confusa, che aumenta la pressione fiscale e colpisce le spese sociali. E rischia anche di essere inefficace

Il decreto legge e la legge delega fiscale e assistenziale, presentate dal governo all’inizio di luglio, delineano un quadro incerto della finanza pubblica, tanto è vero che molte delle misure indicate necessitano di ulteriori passaggi via legge di stabilità di settembre. Complessivamente la manovra correttiva dei conti pubblici vale per il decreto legge 25,3 mld, mentre per il disegno di legge delega vale 14,7 mld di euro. L’obiettivo è il pareggio di bilancio nel 2014 (-0,2), con un avanzo primario, cioè il saldo al netto degli interessi passivi sul debito, del 5,2% del pil nel 2014.

Se la manovra correttiva per il 2011 e 2012 è molto contenuta, rispettivamente di 2 e 6 mld di euro tra maggiori entrate, tagli e riallocazioni di spesa, tra il 2013 e il 2014 la correzione del saldo di finanza pubblica è di 40 mld di euro, al netto dei provvedimenti pregressi, cioè già adottati, su scuola, enti locali, pubblico impiego.

 

Grandi numeri della manovra 2011-2014*
anno 201 anno 2012 anno 2013 aggiuntivi al 2013 per 2014 anno 2014
decreto legge tagli di spesa 2 6 17,8 7,5 25,3
disegno di legge delega* maggiori entrate 0 0 2,2 12,5 14,7
totale 2 6 20 20 40
* assicurati con clausola di salvaguardia autoapplicativa che prevede tagli automatici alle 476 agevolazioni fiscali che producono un minore gettito annuo di 161 mld .

 

Tale correzione di spesa è resa ancor più complicata dal fatto che le spesa pubblica italiana, al netto degli impegni ereditati – interessi, previdenza – è la più bassa tra tutti i paesi dell’euro area. Quindi, la minore spesa pubblica italiana rispetto all’area euro condiziona le politiche di contenimento-razionalizzazione della stessa spesa pubblica.

Indagando con maggiore attenzione sia il decreto legge e sia la legge delega, la manovra di 40 mld di euro è equamente ripartita tra maggiori entrate e minori spese. Infatti, il decreto legge è fatto di tagli e riallocazioni di spesa per poco più di 23 mld, il resto è fatto da maggiori entrate fiscali per poco meno di 4 mld di euro, mentre la legge delega determina maggiori entrate per la PA per 16,5 mld legati al contenimento di detrazioni e agevolazioni fiscali, oltre all’adeguamento della tassazione della rendita finanziaria al 20%1. Sostanzialmente il governo raggiunge il pareggio di bilancio “aumentando la pressione fiscale” di 1,3 punti percentuali di pil (poco meno di 20 mld di euro).

Se indaghiamo ancor più in profondità le misure di contenimento della spesa pubblica, al netto dei costi della politica che serve solo come foglia di fico per giornalisti che non vogliono parlare dei costi sociali legati alla manovra economica, si osserva che il contenimento della spesa è per lo più legato ai minori trasferimenti alla sanità (meno 5.450 mln) agli enti locali (meno 6.400 mln), pubblico impiego (meno 740 mln2), indicizzazione degli assegni previdenziali (meno 680 mln) e meno 5 mld per i ministeri attraverso il meccanismo dei fabbisogni standard e spending review.

In estrema sintesi sono previsti ridimensionamenti di spesa per il 2013 a poco più di 11,5 mld di euro, altrettanti per il 2014, per un cumulato di poco superiore a 23 mld di euro per il decreto legge, mentre le maggiori entrate fiscali, sempre nel decreto legge, sono pari a 1.300 mln nel 2012, 3,5 mld nel 2013 e 3.700 mln nel 2014. Se consideriamo le maggiori entrate legate alla legge delega pari a 16,2 mld, è possibile cogliere la difficoltà di tagliare la spesa quando si trova al di sotto della media europea.

Relativamente alla delega fiscale, cioè le maggiori entrate sono legate alla tassazione della rendita finanziaria al 20% (maggiori entrate per 2 mld), al taglio delle agevolazioni fiscali per 3,5 mld, al taglio delle agevolazioni assistenziali (meno 5 mld), all’aumento dell’Iva per 6 mld di euro.

 

Maggiori entrate da legge delega su fisco e assistenza in mld di euro al 2014*
armonizzazione della tassazione della rendita finanziaria al 20% 2
taglio agevolazioni fiscali 3,5
taglio agevolazioni assistenziali 5
aumento dell'imposta indiretta (Iva del 10 e del 20%) aumentata di 1 punto 6
totale 16,5
se la delega non fosse approvata in tempo scatta la clausola del taglio orizzontale tra il 10 e il 15% attraverso legge di stabilità.

 

Indiscutibilmente gli obiettivi del piano di stabilità e del piano nazionale di riforme sono raggiunti e sembrano coerenti con la variazione strutturale della manovra pari allo 0,8% del pil per il 2013 e per il 2014 (documento di economia e finanza 2011), ma gli effetti depressivi (minore crescita) e sociali (minori servizi), inficeranno i presunti successi “finanziari”. Sostanzialmente si conferma il programma di stabilità presentato all’Europa:

  1. Pareggio di bilancio entro il 2014, passando da un indebitamento/pil del 3,9% nel 2011, del 2,7% nel 2012, dell’1,5% nel 2013 e dello 0,2% nel 2014;
  2. Realizzazione di un surplus finanziario “sistematico” teso a ridurre il debito pubblico.

 

Indicatori di finanza pubblica, tendenziale e obiettivi in % del pil*

 

 

anno 2009 anno 2010 anno 2011 anno 2012 anno 2013 anno 2014
quadro programmatico
crescita del pil reale -5,2 1,3 1,1 1,3 1,5 1,6
indebitamento netto -5,4 -4,6 -3,9 -2,7 -1,5 -0,2
interessi passivi 4,6 4,5 4,8 5,1 5,4 5,5
indebitamento netto strutturale** -4,1 -3,5 -3 -2,2 -1,4 -0,5
variazione strutturale 0,6 -0,6 -0,5 -0,8 -0,8 -0,8
debito pubblico 116,1 119 120 119,4 116,9 112,8
*Documento di economia e finanza 2011;
** al netto delle una tantum e della componente ciclica.

 

1 Le entrate da questa voce sono abbastanza contenute e comunque credibili. Esse sono pari a 2 mld di euro.

2 Il ridimensionamento “modesto” della spesa per i dipendenti pubblici è per lo più un effetto ottico. Infatti, la legislazione vigente giustamente non incorpora in mancati aumenti delle retribuzioni del pubblico impiego intervenuto negli anni precedenti.

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