Home / Sezioni / italie / Politiche abitative, cosa cambia per gli inquilini

facebook-link twitter-link

Newsletter

Registrati alla newsletter di sbilanciamoci.info

Sezioni

Ultimi articoli nella sezione

08/12/2015
COP21, secondo round
di Lorenzo Ciccarese
03/12/2015
Lavoro, la fotografia impietosa dell'Istat
di Marta Fana
01/12/2015
La crisi dell’università italiana
di Francesco Sinopoli
01/12/2015
Parigi, una guerra a pezzi
di Emilio Molinari
01/12/2015
Non ho l'età
di Loris Campetti
30/11/2015
La sfida del clima
di Gianni Silvestrini
30/11/2015
Il governo Renzi "salva" quattro istituti di credito
di Vincenzo Comito

Politiche abitative, cosa cambia per gli inquilini

05/11/2013

La manovra aumenta da 30 a 50 milioni le risorse del fondo sociale per l'affitto, ma per sortire qualche effetto la cifra doveva essere almeno 10 volte superiore

Il decreto legge 102/2013 (legge di conversione 124/2013) sull'Imu, la fiscalità immobiliare, la cassa integrazione, contiene anche alcune misure di sostegno per le politiche abitative.

L'articolo 6 del decreto prevede un intervento della cassa depositi e prestiti per allentare il credit crunch e favorire l'acquisto di case.

Stanzia anche 100 milioni di euro per il 2014 - e altrettanti per l'anno successivo - per finanziare quattro interventi a favore degli inquilini. Nel complesso l'ammontare complessivo delle risorse destinate a questi interventi non è mutato durante l'iter parlamentare di conversione del decreto legge. È parzialmente cambiata la loro allocazione tra le singole finalità.

Quattro fondi per gli inquilini

Come era auspicabile è stato ridotto da 30 a 10 milioni il finanziamento del fondo per la concessione di fideiussioni rilasciate per favorire la concessione di mutui alle giovani coppie che vogliono provare ad acquistare la prima casa (art. 13, c. 3-bis, d.l. 112/2008 n. 112) mentre è stata aumentata da 30 a 50 la dotazione del fondo per concedere contributi agli inquilini per il pagamento dell'affitto (il cosiddetto fondo sociale per l’affitto). Data la sua sostanziale inefficacia, le risorse attribuite al primo di questi due fondi rischiano di restare inoperose per chissà quanto altro tempo (cfr. http://www.lavoce.info/mutuo-ai-giovani-piu-risorse-a-un-fondo-inutile/); per contro, qualche effetto del fondo sociale per l'affitto inizierebbero a vedersi se esso fosse finanziato con una cifra di almeno 10 volte superiore a quella che le è stata attribuita.

Modesta (40 milioni nel biennio 2013-2014) è anche la dotazione sia del fondo che permette alle famiglie in difficoltà economica di chiedere la sospensione del pagamento delle rate del mutuo (art. 2, c. 475, l. 244/2007) sia del nuovo fondo per finanziare interventi a favore dei morosi incolpevoli, cioè di quegli inquilini che, avendo perduto il lavoro o per il sovra giungere di altre difficoltà ad essi non imputabili, non possono continuare pagare gli affitti.

Per tutti questi fondi - con l'eccezione detta di quello per le giovani coppie -, le risorse a disposizione sono sottodimensionate rispetto al fabbisogno. Occorre, pertanto, evitare che il loro impiego si traduca in un dannoso spreco senza alcun effetto. Questo rischio è forte tanto per la misura di aiuto ai morosi incolpevoli quanto per il fondo per la concessione di contributi al pagamento degli affitti.

Il fondo sociale per l’affitto senza inerzia burocratica

In quest'ultimo caso, il pericolo di uno sciupio assistenzialistico dei 50 milioni con il quali lo strumento è stato rifinanziato, dopo che gli ultimi anni gli stanziamenti ad esso destinati erano stati cancellati dal bilancio statale, potrebbe derivare da una gestione per “inerzia burocratica” delle scarsissime risorse ripartite tra le regione.

Se la selezione dei beneficiari dei contributi dovesse avvenire applicando i criteri standard previsti dalla legge istitutiva del fondo e dalle normative regionali, ogni inquilino potrebbe ricevere in media una somma di 100-120 euro (negli ultimi anni di operatività del fondo, fu valutato intorno ai 400-450 mila il numero dei beneficiari). Un sussidio di quest’ordine di grandezza, non migliorerebbe di molto la condizione anche dei nuclei familiari a più basso reddito.

Per attribuire a questo strumento una qualche efficacia, occorre, pertanto, concentrare i finanziamenti su un’area contenuta di inquilini. Le differenze tra i singoli contesti regionali, rendono azzardato ipotizzare criteri di eleggibilità dei beneficiari - più restrittivi di quelli - applicabili su tutto il territorio nazionale.

Ma, gli assessori competenti per materia delle singole regioni rinuncerebbero ad esercitare la loro funzione politica se cedessero alla comoda tentazione di replicare il passato, con la conseguenza di erogare poche decine di euro ad ogni inquilino, trincerandosi dietro l’alibi dell’esiguità dei finanziamenti statali.

Per i morosi incolpevoli un fondo con confini

La creazione di un fondo a sostegno degli inquilini morosi incolpevoli è un’innovazione positiva nel campo delle politiche per la casa.

Di questo nuovo strumento potranno beneficiare gli inquilini che abitano nei comuni ad alta tensione abitativa. Non in tutti, ma solo in quelli le cui amministrazioni hanno già avviato - alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto - un bando per erogare contribuiti ai morosi incolpevoli.

Questa limitazione penalizza gli inquilini che rischiano lo sfratto per insufficienza di reddito ma abitano in comuni che non hanno ancora attivato iniziative con questa finalità. Ma è possibile - e anche molto probabile - che gli amministratori di quei comuni non l’abbiamo fatto per mancanza delle necessarie coperture finanziarie.

Una limitazione sarebbe più giustificata se escludesse le amministrazioni comunali che non emaneranno i bandi in questione entro il prossimo 1 gennaio 2014: questo è, infatti, il primo anno di iscrizione dei finanziamenti nel bilancio dello stato.

I finanziamenti saranno ripartiti tra le regioni - le quali concorreranno anche a definire i criteri per la selezione degli inquilini morosi incolpevoli -; “prioritariamente”, dice la legge tra quelle ”che abbiano emanato norme per la riduzione del disagio abitativo”. Quel prioritariamente si trasformerà, verosimilmente, in un premio finanziario.

L’attribuzione di un finanziamento aggiuntivo, rispetto a quello derivante dall'applicazione di criteri validi per tutte, alle regioni che hanno già promosso iniziative in questo campo, dovrebbe essere subordinato alla verifica dell’efficacia degli strumenti messi in campo (condizione questa che dovrebbe essere accertata anche nel caso dei comuni che hanno già emanato i bandi). Se le risorse già stanziate da una regione non sono state utilizzate, o lo sono state solo in misura modesta, attribuirgliene un sovrappiù rischierebbe solo di immobilizzarle per chissà quanto tempo. A discapito, ovviamente, di altre regioni che potrebbero non avere ancora attivato interventi a favore degli morosi incolpevoli, proprio per la mancanza di finanziamenti.

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui

Commenti

Come cercare di mitigare l'esecuzione degli sfratti per morosità incolpevole

Prima di tutto condividiamo quanto scritto nell'analisi dei provvedimenti per la casa del Governo Letta, recepiti con Legge dal Parlamento. In particolare riteniamo che la concessione dei contributi all'affitto previsti dall'art. 11 della liberista legge 431/98 sia, specie con i modesti fondi rimessi a disposizione dalla Stato, una beffa per gli inquilini indigenti (molti dei quali, con la perdita del lavoro, sono diventati morosi e quindi soggetti a sfratto).
Buono avere parzialmente esteso alle città italiane ad alta tensione abitativa (anche se questo provvedimento puzza d'incostituzionalità perchè non rivolto a tutti gli sfrattati) la possibilità di ottenere il pagamento della morosità se incolpevole, che la Regione Toscana ha introdotto già dal 2012, estendendo - giustamente - la possibilità di fare domanda a gli sfrattati per morosità di tutti Comuni della Regione), anche se con un fondo troppo esiguo data l'estensione del fenomeno !
Ma il provvedimento che potrebbe veramente far considerare la casa di abitazione un DIRITTO anzichè, come ora, un optional, sarebbe quello dell'eliminazione degli sfratti per finita locazione senza giustificato motivo (alias necessità del locatore) e, soprettutto, la possibilitò di eseguire gli sfratti solo quando è possibile garnatire un doveroso passaggio da casa a casa. Tenuto conto che oggettivamente in Italia le abitazioni non mancano (anzi secondo dati statistici dell'ultimo censimento sono oltre 5 milioni in più del numero delle famiglie residenti nel territorio italiano !) dovrebbe esistere una legge che, in caso di sfratto non per colpa dell'inquilino, possa garantire un passaggio da casa a casa della famiglia sfrattata, sia con un'offerta di altra abitazione fatta dallo stesso locatore che vuole tornare in possesso del suo alloggio, che, nei casi (prevalenti) di famiglie sfrattate con redditi incompatibili coi canoni di mercato, col ricorso a provvedimenti di requisizione in uso da parte dei Sindaci di alloggi sfitti da più di un anno senza giustificato motivo, a cominciare da quelli di proprietà pubblica, di banche, assicurazioni e di grandi proprietari immobiliari privati, per essere assegnati provvisoriamente, a canoni compatibili coi redditi familiari, alle famiglie sfrattate.
Virgilio Barachini - Presidente dell'UNIONE INQUILINI DI PISA

Occorrono non pannicelli caldi, ma misure ‘rivoluzionarie’

…Il successo economico attuale della Germania poggia anche su 7 milioni di mini job retribuiti 400 € al mese. Ma la situazione sociale regge anche perché là esistono:
a) il reddito minimo garantito (364 € al mese, compatibile coi mini job);
b) un sussidio congruo per l’affitto (che peraltro di norma è notevolmente più basso in Germania che in Italia).
La crisi economica ed occupazionale sarà dura e lunga almeno 15 anni, occorre che il tema lavoro, in Italia, diventi obiettivo prioritario e strategico ed occorrono misure incisive e radicali di welfare. Occorre, per salvare la pace sociale:
a) introdurre il reddito minimo garantito (RMG), adeguatamente disciplinato, come esiste in tutti i Paesi UE tranne Grecia e Ungheria (i disoccupati sono quasi 3 milioni, i CIG circa 500 mila, gli inattivi oltre 14 milioni, per la più parte donne e al Sud; i lavoratori precari, incluse le partite IVA più o meno spurie, forse circa 7 milioni);
b) varare un piano corposo pluriennale di alloggi pubblici di qualità (sovvenzionato, convenzionato e autocostruito, nonché recuperando edilizia da rottamare; in Italia, negli ultimi 25 anni, se ne sono costruiti meno di 1/10 che, in media, negli altri Paesi UE27; la spesa per l’housing sociale, infatti, è in Italia (dati 2009) appena dello 0,02% sul PIL, contro lo 0,57% della UE27) [1]), per dare anche un alloggio ad affitto sociale, che è l’elemento imprescindibile che rende congruo un reddito di ammontare minimo; ipotizzando un costo/appartamento di 100 mila € per 25.000-50.000 appartamenti all’anno, vanno reperiti altri 2,5-5 mld; e
c) incrementare i sussidi all’affitto;
d) prendere le risorse, tra l’altro:
- mantenendo l’IMU sulla prima casa, come in tutti i Paesi UE (4 mld in totale, appena 225€ in media all’anno; l’85% ha pagato meno di 400 €); [2]
- imponendo un tetto e/o un contributo di solidarietà almeno alle pensioni superiori a 8.000 € al mese, percepite dallo 0,7% dei 16,5 milioni di pensionati, che però assorbono circa il 5% della spesa pensionistica complessiva;
- introducendo un’imposta patrimoniale sulla metà del decile più ricco delle famiglie, gli unici ad avere ora i soldi, dopo 330 mld di manovre finanziarie correttive varate nella scorsa legislatura e molto iniquamente distribuite. [3]

[1] Dal rapporto della CIES (Tab. 3.4, pag. 101), si ricava che nel 2009, la spesa per l’housing sociale (case popolari) è, in Italia, appena dello 0,02% sul PIL, contro lo 0,57% della UE27, lo 0,75% della Danimarca, lo 0,65% della Germania, lo 0,20% della Spagna, lo 0,85% della Francia e l’1,47% della Gran Bretagna, con un rapporto tra questi altri Paesi UE e l’Italia, rispettivamente, di 28,5, 37,5, 32,5, 10, 42,5 e 73,5 volte: sono dati che parlano da soli e costituiscono un vero scandalo!
Rapporto sulle politiche contro la povertà e l'esclusione sociale 2011 - 2012
http://www.lavoro.gov.it/Documents/Resources/Lavoro/CIES/RAPPORTO_2011_2012_Fabbris.pdf
[2] 12 (e più) motivi contro l’abolizione dell’IMU sulla prima casa, nessuno a favore
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2781756.html
[3] Il lavoro ‘sporco’ del governo Berlusconi-Tremonti
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2747515.html