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Un appello. Lasciateci entrare nei Cie

01/06/2011

Pubblichiamo di seguito il testo dell’appello lanciato da alcuni giornalisti che rivendicano il diritto di entrare nei Cie e nei Cara, diritto negato da una circolare del Ministero dell’Interno del 1° aprile 2011.

 

Fora dai ball, giornalisti compresi. In Italia è di nuovo censura. Dal primo aprile una circolare del ministero dell’Interno (prot. n. 1305 del 01.04.2011) vieta alla stampa l’ingresso nei centri di identificazione e espulsione (Cie) e nei centri di accoglienza per richiedenti asilo politico (Cara). Il pretesto giuridico è la dichiarazione dello stato di emergenza per gli sbarchi. Un salto indietro di diversi anni, quando la direttiva Pisanu stabilì che nei centri di espulsione, che allora si chiamavano Cpt, nessun giornalista poteva entrare, se non al seguito di qualche delegazione parlamentare. Anzi pure peggio, perché oggi la stampa non può entrare nemmeno con i parlamentari. Chiediamo pertanto al governo di rispettare il diritto di cronaca e l’articolo 21 della Costituzione, che sancisce la libertà di stampa. La censura non può essere istituita con una circolare del Viminale. I cittadini hanno il diritto di essere informati. E la stampa di monitorare quello che succede nei centri dove in queste ore sono detenuti migliaia di cittadini tunisini in attesa del rimpatrio forzato.
Primi firmatari:
Giovanni Maria Bellu, Raffaella Cosentino, Gabriele Del Grande, Stefano Galieni, Cinzia Gubbini, Alessandro Leogrande, Stefano Liberti, Antonello Mangano, Marco Rovelli