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Fermare il consumo di suolo si può

18/09/2012

Un disegno di legge che va nella direzione giusta. Sono possibili misure concrete di tutela del territorio vietando il consumo di suolo agricolo

Il disegno di legge – proposto dal ministro Mario Catania e approvato dal Consiglio dei ministri il 14 settembre scorso – che prevede la salvaguardia delle aree agricole e il contenimento del consumo di suolo "è un provvedimento significativo e riassuntivo dei rimedi ai molti mali che caratterizzano l’economia e il suolo italiano. Forse avremmo dovuto inserirlo nel ‘SalvaItalia’. Il problema della cementificazione del suolo sta assumendo in Italia dimensioni preoccupanti. Negli ultimi anni la superficie coltivabile si è ridotta. La perdita di superficie agricola impedisce al paese di fronteggiare il fabbisogno alimentare nazionale e aumenta la dipendenza dall’estero". Chi ha pronunciato queste parole: un ambientalista incallito, un filosofo, un agricoltore avveduto o il presidente del Consiglio Mario Monti? Incredibile ma vero: si tratta proprio del nostro premier Monti.

"È un disegno di legge – ha invece spiegato il ministro Catania – che affronta un tema molto sensibile, tocca infatti il tema dell'uso e della corretta gestione del territorio da parte di noi tutti ed è un tema vitale per la qualità della vita. È inoltre il modello di sviluppo che vogliamo proporre e immaginare per il nostro Paese negli anni a venire''.

Monti e Catania hanno confermato i dati che già erano stati indicati dalle fonti delle organizzazioni di difesa del territorio: in Italia ogni giorno si cementificano 100 ettari di superficie libera; dal 1956 al 2012 il territorio nazionale edificato è aumentato del 166%.

In altre precedenti considerazioni abbiamo già segnalato i 6 semplici articoli che corredano il Ddl e che già hanno avuto qualche sensibile revisione. Tra essi spicca la soppressione della possibilità per i Comuni di continuare ad utilizzare rilevante parte degli oneri derivanti da nuove urbanizzazioni per le spese ordinarie di gestione dell'amministrazione comunale "corrente": è una fondamentale novità, da noi sollecitata da anni a tutti i governi precedenti ...

Quanto ai tempi di approvazione del Ddl, il ministro Catania ha osservato che “è evidente che i tempi della legislatura sono molto ristretti, però non mi sento di escludere che possa essere approvato. Dipende dalla possibilità di avere o non avere la deliberante nei lavori del Parlamento per la commissione. Se nei due rami del Parlamento verrà data questa possibilità, di un'approvazione in commissione in sede deliberante, i tempi ci sono ancora".

Per ora i tempi spediti che il Ddl ha seguito fanno presupporre che il ministro (e il governo) facciano sul serio anche sotto il profilo della rapidità.

La rete delle 828 organizzazioni che danno vita al Forum italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio è pronto a fare la sua parte e così ha commentato l'approvazione del Consiglio dei ministri: «Come già preannunciato allo stesso ministro Catania, il Forum sta completando un documento di "osservazioni" alla bozza del Ddl che nei prossimi giorni verrà sottoposto alla sua attenzione assicurando, nel contempo, la massima disponibilità di tutte le organizzazioni a rendere il testo della legge perfettamente coerente con gli obiettivi che si pone».

Il dubbio che i cittadini comuni trattengono oggi è: sono compatibili fra loro il Ddl per il contenimento del consumo di suolo e l'assunto strategico delle Grandi opere come cuore dello sviluppo economico del nostro Paese? Tav, Tem, Brebemi, Pedemontana (e chi più ne ha, più ne indichi) prevedono infatti di "divorare" ettari ed ettari di terreno. Agricolo in gran parte.

Per parte nostra, prendiamo atto con gioia di questo raggiunto primo traguardo: mai un Consiglio dei ministri si era mostrato così coraggioso in materia di difesa del suolo.

Ora lavoreremo perché dal "contenimento del consumo di suolo agricolo" si passi allo "stop del consumo di suolo agricolo".

E poi allo "stop del consumo di suolo/territorio" tout court.

L'obiettivo vero da cui siamo partiti.

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