Home / Sezioni / italie / Per cambiare. Appello per i referendum

facebook-link twitter-link

Newsletter

Registrati alla newsletter di sbilanciamoci.info

Sezioni

Ultimi articoli nella sezione

08/12/2015
COP21, secondo round
di Lorenzo Ciccarese
03/12/2015
Lavoro, la fotografia impietosa dell'Istat
di Marta Fana
01/12/2015
La crisi dell’università italiana
di Francesco Sinopoli
01/12/2015
Parigi, una guerra a pezzi
di Emilio Molinari
01/12/2015
Non ho l'età
di Loris Campetti
30/11/2015
La sfida del clima
di Gianni Silvestrini
30/11/2015
Il governo Renzi "salva" quattro istituti di credito
di Vincenzo Comito

Per cambiare. Appello per i referendum

27/04/2011

Per fermare le manovre del governo che vuole cancellare i referendum. Per cancellare, sul serio, il nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento”. Per mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata.

La politica italiana si è allontanata dalla società come mai era successo in passato. L’azione del governo è sempre più segnata dagli interessi personali del Presidente del Consiglio, da derive autoritarie, da minacce alla Costituzione. L’economia del paese non riesce a uscire dalla crisi iniziata tre anni fa, e la politica non riconosce il fallimento di vent’anni di privatizzazioni, che hanno lasciato a poche grandi imprese – sempre più spesso straniere – decisioni chiave sul nostro futuro.

Tutto questo aggrava le minacce alla democrazia, il declino del paese e l’insostenibilità del nostro modello di sviluppo.

Contro questa deriva, negli ultimi anni milioni di uomini e donne – con movimenti, reti, associazioni, sindacati – hanno alzato la loro voce, manifestato e costruito alternative. L’abbiamo fatto sui temi della democrazia, della partecipazione, della giustizia, dell’informazione. L’abbiamo fatto sui temi del lavoro, dei diritti sindacali, dei contratti, del precariato dei giovani. L’abbiamo fatto sui diritti delle donne e sulle disuguaglianze. L’abbiamo fatto sui temi della scuola, dell’università, della ricerca, della cultura. L’abbiamo fatto sulla tutela dell’ambiente e sulla sostenibilità dello sviluppo. L’abbiamo fatto sui temi della legalità e della lotta alle mafie. L’abbiamo fatto sui temi dei diritti, dell’antirazzismo, della solidarietà con profughi e immigrati. L’abbiamo fatto sui temi della pace, del rifiuto delle guerre, della solidarietà con chi lotta per la democrazia in altri paesi.

 

La politica istituzionale – finora – non ci ha ascoltato. La distanza tra le decisioni del governo e il consenso nella società non è mai stata così grande.

Tutto questo può cambiare. Abbiamo una possibilità nuova per imporre alla politica la volontà dei cittadini, per riprendere il potere di decidere che tipo di democrazia e di sviluppo vogliamo avere.

Il 12-13 giugno 2011 si terranno i Referendum per cancellare le leggi sull’energia nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento” che mette i ministri al riparo dalla giustizia.

 

Il nucleare. Il governo ha voluto riportare l’energia nucleare in Italia dopo un referendum nel 1987 che l’aveva rifiutata. Il nucleare è un cattivo affare: costa troppo, quasi tutti i paesi lo stanno abbandonando e in Italia le centrali non entrerebbero in funzione che tra quindici anni. Dopo gli incidenti di Three Mile Island, Chernobyl e Fukushima l’energia nucleare si è dimostrata una minaccia per la salute delle persone. L'efficienza energetica e le energie rinnovabili come il solare sono la strada che l’Italia deve seguire. Ora il governo – vista l’impopolarità del nucleare – ha fatto una retromarcia che potrebbe far saltare il referendum. È un primo parziale successo, ma la decisione del governo non dà garanzie per il futuro. Serve l'impegno perché i cittadini si pronuncino con il voto contro il nucleare.

 

L’acqua. Il governo impone il passaggio a imprese private del controllo e della gestione dell’acqua, considerandola una merce come le altre, dimenticando che l’acqua è un servizio essenziale, un diritto dei cittadini, un bene comune. Qui i referendum sono due: uno sulla gestione privata e l’altro sui profitti delle imprese – la legge prevede per i gestori un rendimento non inferiore al 7%. La privatizzazione non porterebbe a un miglioramento dell’efficienza, ma alla perdita del controllo da parte delle comunità locali su una risorsa essenziale, all’aumento dei profitti e del potere delle multinazionali dell’acqua, al moltiplicarsi dei prezzi pagati dai cittadini. Anche sull’acqua il governo ha prospettato modifiche alla legge per evitare i due referendum senza fare marcia indietro sulla privatizzazione. Anche sull’acqua serve l'impegno perché i cittadini si pronuncino con il voto contro la privatizzazione.

 

Il legittimo impedimento. Il governo ha introdotto il “legittimo impedimento” che permette al Presidente del Consiglio e ai Ministri di non comparire in udienza penale per la durata della loro carica. È un segno dell’arbitrio del potere politico e dell’“impunibilità” dei potenti. La Corte costituzionale ne ha già abrogato le norme portanti; bocciando quel che resta della legge, il referendum metterebbe fine alla legislazione “su misura” fatta apposta per evitare che Silvio Berlusconi affronti i processi in corso.

 

Per queste ragioni è importante fermare le manovre del governo che puntano a cancellare i referendum su nucleare e acqua. Sarà la Corte di Cassazione a decidere se il voto su questi temi si terrà o meno, mentre si voterà comunque sul “legittimo impedimento”.

 

Per queste ragioni è importante – il 12-13 giugno – raggiungere il quorum di 25 milioni di votanti ai Referendum e scegliere il SÌ a tutti i quesiti.

È un voto che può porre alcuni limiti a un modello di sviluppo insostenibile, che ignora i costi ambientali, sociali e i beni comuni, e a un potere politico che calpesta giustizia e democrazia.

Un successo dei SÌ al Referendum costringerebbe la politica – sia del governo che dell’opposizione – a fare i conti con la volontà dei cittadini. L’impegno delle mobilitazioni sociali non si limiterebbe a manifestazioni finora inascoltate, ma cancellerebbe alcune delle peggiori leggi introdotte dal governo. Oggi è possibile un impegno comune di cittadini, movimenti, reti, associazioni, sindacati per arrivare a una larghissima partecipazione al voto del 12-13 giugno, che porti a raggiungere il quorum e al successo dei SÌ. Noi vogliamo impegnarci per quest’obiettivo: per mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata.

Primi firmatari

don Aldo Antonelli, parroco di Antrosano, L'Aquila
Andrea Bagni, Rete@sinistra
Laura Balbo, sociologa
Loris Campetti, il manifesto
Roberta Carlini, Sbilanciamoci.info
Alessio Ciacci, Comuni Virtuosi
Mariano di Palma, Unione degli studenti
Tonio Dell’Olio, Libera
Monica Di Sisto, Fair
Anna Donati, ambientalista
don Paolo Farinella, parroco di San Torpete, Genova
Gianluca Felicetti, presidente LAV
don Walter Fiocchi, parroco di Castelceriolo, Alessandria
Paolo Flores d’Arcais, direttore di Micromega
Luciano Gallino, Università di Torino
don Raffaele Garofalo, prete
Paul Ginsborg, Libertà e Giustizia
Roberto Iovino, Rete della Conoscenza
Maurizio Landini, Segretario generale Fiom Cgil
Flavio Lotti, Tavola della Pace
Giulio Marcon, Coordinatore Campagna Sbilanciamoci
Gianni Mattioli, Comitato Vota SÌ per fermare il nucleare
Grazia Naletto, Lunaria
Davide Orecchio, direttore Rassegna.it
Mimmo Pantaleo, Segretario generale Flc Cgil
Massimo Paolicelli, Associazione Obiettori Nonviolenti
Giorgio Parisi, fisico
Mario Pianta, Sbilanciamoci
Sergio Andreis, Lunaria
Anna Picciolini, Associazione per una sinistra unita e plurale, Firenze
Gabriele Polo, il manifesto
Guglielmo Ragozzino, Sbilanciamoci.info
Claudio Riccio, Link-Coordinamento universitario
Gianni Rinaldini, Coordinatore “La Cgil che vogliamo”
Edo Ronchi, ambientalista
Rossana Rossanda, il manifesto
Massimo Scalia, Comitato Vota SÌ per fermare il nucleare
Paolo Serventi Longhi, direttore di Rassegna Sindacale
Gianni Silvestrini, direttore scientifico QualEnergia
Massimo Torelli, Rete@sinistra
Guido Viale, economista
Sara Vegni, Comitato 3 e 32 L'Aquila


Per sottoscrivere l’appello e per promuovere iniziative:
referendumpercambiare@gmail.com

Per saperne di più:

www.referendumacqua.it

www.fermiamoilnucleare.it

www.ilmanifesto.it

www.micromega.net

www.rassegna.it

www.reteasinistra.it

old.sbilanciamoci.info

 

 

Adesioni:

Guglielmo Abbondati, Luca Agostinelli, Mario Agostinelli, Simonetta Aicardi, Loredana Alajmo, Maria Angela Albanese, Giusy Albanese, Salvatore Albanese, Giacomo Alessandroni, Italo Alotto, Tommaso Alvisi, Francesca Amati, Daniella Ambrosino, Rossella Amodeo, Alessandro Andreotti, Giuseppe Andreucci, Sonia Angarano, Eleonora Angeli, Miriam Anselmi, Anna Rita Arcuri, Francesco Armezzani, Ferdinando Arzarello, Giovanna Asproni, Associazione Ita-Nica di Livorno, Associazione PeaceLink, Antonella Astaldi, Marcella Attimonelli, Francesco Avanzati, Giovanni Avogadri, Caterina Bafundi, Loretta Baldini, Angelo Baracca, Patrizia Barbanotti, Lore Barberi, Elisabetta Bazzani, Bruno A. Bellerate, Gaetano Bellino, Lina Beltrame, Paolo Beni, Annamaria Bercini, Palma Bernardi, Françoise Bertinchamps, Raffaello Bettazzi, Lucia Bettin, Leonardo Bianchi Quota, Michele Boato, Luigi Boccilli, Brigida Bochicchio, Giovanna Bonetti, Luigia Bonzoni, Mauro Boracchia, Liliana Boranga, Annalisa Botta, Cinzia Bottene, Bruna Bovo, Alessandro Bragaglia, Nadia Breda, Paolo Bressan, Roberto Budini Gattai, Roberto Budini Gattai, Marcello Buiatti, Barbara Bulgarini, Alberto Burgio, Cristina Burla, Roberto Busana, Carmelo Buscema, Itala Cabai, Francesco Cabitta, Rocco Caccavari, Davide Cacchioni, Maria Nicoletta Caiazza, Rosalba Caliciotti, Francesca Calisti, Grazia Maria Callea, Gaia Calligaris, Maria Grazia Campari, Giuseppe Campione, Elisa Campioni, Maria Grazia Campus, Stefania Cannata, Filippo Cannizzo, Barbara Cantini, Silvia Caprino, Laura Capuani, Alessandro Capuzzo, Daniela Carassiti, Iolanda Cardi, Adriano Cardogna, Nadia Carestiato, Ercole Carli, Daniele Carnevale, Lisa Caroncini, Giuseppe Caronna, Gaetana Caronna, Giovanni Carrosio, Valerio Casadio, Gianni Cascone, Giulia Casella, Adalberto Castagna, Antonio Castaldo, Sonia Castaldo, Silvia Castelli, Donatella Castellucci, Stefania Catoni, Rebecca Ceccarelli, Alessio Ceccherelli, Paolo Cerrito, Anna-Maria Chiavatti, Loredana Chieregato, Francesco Chino, Silvia Anna Ciafrè, Flora Ciciani, Sandro Ciorciolini, CIPA Onlus, Circolo Modesto Cugnolio di Vercelli, Mario Cocco, Nicola Cocco, Cristina Coiutti, Ugo Colombino, Simona Colzani, Salvio Consiglia, Fiammetta Costa, Antonella Costanzo, Emmanuele Curti, Emanuela Cusameno, Maurizio D'Amario, Maurizio Da Re, Gaddo de Anna, Angelina De Benedictis, Gabriele De Cecco, Mariateresa De Maggio, Gianna De Masi, Flora De Natale, Linda de Rosa, Paolo de Sanctis, Noemi De Simone, Giuseppe De Stavola, Eugenio De Stefano, Ornella De Zordo, Maurizio De Zordo, Stefania Del Grosso, Nicoletta Del Grosso, Francesca Valeria Del Grosso, Nadia Del Magno, Gianni del Monte, Bruno Deliperi, Simonetta Demuro, Arnaldo Di Benedetto, Caterina Di Francesco, Caterina Di Francesco, Enzo Di Giacomo, Mauro Di Mario, Cristina Di Palma, Giancarlo Di Santi, Riccardo Domenichelli, William Domenichini, Daniela Dominutti, Donne in Nero di Udine, Teresa Ducci, Ecoradio, Jorgos Eleftheriadis, Antonio Esposito, Cesare Esposito, Lucia Evangelisti, Raffaele Facciolà, Massimo Fanfoni, Ester Fano, Serena Fantozzi, Livio Ferrari, Paolo Ferrazzoli, Clara Ferri, Fiorenza Ferroni, Mirna Fini, Danilo Fiore, Tullio Florio, Francesca Fochi, Riccardo Fontani, Paolo Foraboschi, Donatella Fournier, Rudi Francescutti, Anna Carola Freschi, Lia Fubini, Mario Galasso, Gaspare Galati, Sergio Galeani, Ugo Andrea Gallo, Mariacarla Gallù, Heather Gardner, Rocco Cosimo Gargiullo, Luca Gasparri, Maria Teresa Gavazza, Giuseppe Gelao, Eugenio Gervasini, Rudi Ghedini, Giuseppe Ghelli, Cristina Gherlenda, Elisabetta Giannoni, Michele Giommini, Roberto Giorgi, Giulio Girardi, Stefania Giudici, Manuela Giugni, Ranieri Giussani, Olimpia Gobbi, Fiammetta Gori, Flavio Gori, Emilio Gottardo, Elena Granaglia, Luciano Granieri, Maria Elena Greco, Donata Gregoris, Claudio Greppi, Luciano Gualandri, Francesco Guelfi, Diana Hobel, Ulderico Iannicelli, Lamberto Iannucci, Ciccio Iannuzzi, Giacomo Intrieri, Carla Iodice, Francesca Lacaita, Elisa Laera, Patrizia Lamberti, Mimma Laterza, Maurizio Leggeri, Marco Leopardi, Antonella Licitra, Pierpaolo Limongelli, Roberta Lisi, Anna Rita Longhi, Felice Lopes, Paolo Magliani, Francesca Magrini, Renata Maltese, Monica Malventano, Gianfranco Mammone, Federica Manaigo, Oscar Mancini, Anna Maria Manetti, Cristina Marcato, Maria Rosaria Marella, Paolo Mariani, Silvia Marilli, Nando Marincione , Massimo Marino, Ornella Mariotti, Ornella Mariotti, Angela Marranca, Silvano Martini, Luca Martinis, Manuela Maruccia, Domenico Marzaioli, Mirella Marzoli, Rino Matera, Materiali Resistenti, Vincenzo Maria Mattanò, Franco Matteoni, Renata Mazzanti, Massimiliano Mazzanti, Giovanna Mazzarino, Enzo Mazzi, Barbara Mazzieri, Roberto Melone, Fulvio Mercuri, Anna Luisa Micheli, Alfredo Mignini, Alberto Milazzo, Velia Minicozzi, Rita Mirto, Giuliana Moda, Patrizia Molina, Angela Molteni, Antonia Mondello Signorino, Renata Mondini, Rita Montera, Carmela Morabito, Maurizio Morandi, Silvia Morante, Daniele Morante, Raul Mordenti, Daniele Morelli, Paola Moretti, Pierina Morrone, Roberto Moscati, Fabrizio Moscucci, Eugenio Napoli, Mariangela Nasillo, Giuseppe Nava, Davide Nicastri, Elio Nocerino, Domenico Nuti, Orietta Orrù, Giampiero Orsi, Angela Ottaviani, Antonella Paci, Paolo Pagliai, Orlando Pagni, Margherita Palumbo, Ranieri Papucci, Eugenia Parodi Giusino, Manuela Paschi, Sergio Pascolo, Antonio Pasini, Delia Patti, Doriana Pavanello, Alberto Peratoner, Antonio Peratoner, Anna Paola Peratoner, Nicola Perfetti, Raffaela Periotto, Aldo Perri, Enrico Persico Licer, Alberto Peruffo, Rita A. Perugini, Rosangela Pesenti, Giampaolo Petrucci, Paolo Pezzino, Mariarosa Piccini, Daniela Piccioli, Paolo Pini, Silvana Pintozzi, Nicoletta Pirotta, Sante Polica, Maria Caterina Poznanski, Muriel Prandato, Stefano Pucci, Giuseppina Pulcrano, Vincenzo Pupillo, Cesare Puricelli, Mara Quintiliani, Antonella Raddi, Alma Raffi, Claudia Raho, Giovanna Ranaldi, Marcella Ravaglia, Ida Regalia, Renata Reggi, Angelo Reginato, Piera Rella, Federico Repetto, Fabrizio Ricci, Marco Rizzato, L. Giorgio Roda, Sonia Rosella, Carla Rossi, Emanuele Rossi, Jacopo Rothenaisler, Silvia Rovelli, Mauro Rubichi, Massimo Ruffini, Maurizio Sandri, Luigi Sandri, Gerardo Sansone, Giada Santarelli, Riccardo Santoni, Rosanna Sbordoni, Marta Schena, Sandra Sciamanna, Aldo Scimia, Claudia Scott, Raffaella Scotti, Emilia Secci, Sergio Segre, Daniele Selmi, Vito Sessa, Claudio Sette, Silvio Spinelli, Lorenzo Stella, Rita Svandrlik, Gigliola Tammetta, Maurizio Tancredi, Maria Grazia Tarulli, Giuseppe Tattara, Marco Tattini, Fiorella Tessitore, Chiara Toffoletti, Marco Tomljanovich, Saverio Tommasi, Roberto Torelli, Riccardo Torregiani, Giuseppe Travaglini, Massimiliano Trentin, Roberta Treviri, Vincenzo Tria, Maria Trinchieri, Antonio Ugolini, Susanna Vacca, Concettina Valente, Chiara Valentini, Gian Luca Valentini, Paola Vallatta, Gigliola Valleri, Giovanni Vannucchi, Franco Vecchiato, Francesca Veraldi, Maurizio Vergallo, Riccardo Verrocchi, Adriana Viola, Maria Grazia Visintainer, Maria Cristina Visioli, Ermanno Vitale, Paola Volpari, Alice Watt, Alberto Zanelli, Nara Zanoli, Katia Zanotti, Paola Zanutel, Germano Zanzi, Barbara Zattoni, Maurizio Zilioli, Alessandro Zippel

 

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui

Commenti

Spiagge e acqua

La ripartizione tra acqua, infrastrutture idriche, gestione delle stesse ci fa venire in mente quella che per la finanza locale c’è tra mutui, derivati, e titoli tossici (o subprime). La differenza in tema di acqua la conosciamo, lei caro lettore Salonia la conosce, ma c’è chi fa finta di non conoscerla e si comporta come se non esistesse, proprio come le banche che prestano ai Comuni. Per offrire alla discussione tra noi nuovi stimoli, prendiamo però il Corriere della sera del 6 maggio che in prima pagina ha due rinvii alle pagine interne: uno proprio sull’acqua e l’altro sulle spiagge. In pagina 13 l’articolo di Virginia Piccolillo è titolato così: “Le spiagge concesse ai privati per novant’anni / Tremonti: la proprietà resta pubblica, valorizzate le coste. No di Legambiente e Wwf”. La domanda è ovvia: che senso ha affermare che la proprietà resta pubblica dopo novant’anni di “valorizzazione” privata?
Il caso dell’acqua è trattato in un breve editoriale di Sergio Rizzo a pagina 56. Il giornalista loda la ventilata istituzione di un’Authority di vigilanza sull’acqua e questo è curioso da parte di Rizzo, capostipite con “La Casta” di una critica serrata agli sprechi del pubblico. Egli parla di un grave ritardo: “L’autorità doveva essere già istituita dalla legge che apre ai privati la gestione delle risorse idriche, approvata ormai un paio di anni fa. Certamente dietro la spinta del referendum: la scadenza elettorale di giugno ancora fa venire i sudori freddi nella maggioranza”. E più oltre: “l’apertura ai privati di un monopolio naturale come quello dell’acqua doveva necessariamente essere accompagnato da un organismo di garanzia e di vigilanza sulle tariffe e la qualità del servizio a difesa degli utenti”. Per dirla in breve: senza il referendum niente Authority, (e senza Authority la legge era ed è molto criticabile); inoltre parlare di “apertura ai privati di un monopolio naturale come quello dell’acqua” indica che Rizzo non fa poi tante differenze tra l’acqua, le infrastrutture e la gestione.

Siamo ancora più chiari.

Chiarifichiamo ulteriormente il linguaggio, operazione dalla quale non possiamo prescindere per avere un dialogo che prenda in esame le medesime categorie.
Qual è il bene essenziale a cui si fa riferimento?
Ci tengo a precisare che il "bene acqua", i beni "infrastrutture idriche" e il bene "diritto di erogare il servizio" sono tre, sono diversi e sono ben identificati. La legge attuale non prevede il passaggio di proprietà nè del bene acqua, nè dei beni infrastrutture, che rimarrebbero in ogni caso (ed inalienabilmente) di proprietà dello stato.
Ci tengo anche a precisare che il diritto di erogare il servizio non verrebbe in alcun modo forzatamente assegnato a società private, le quali senza dubbio in alcuni casi è possibile che si rivelino ineffcienti. Quello che stiamo cercando di valutare è se sia meglio avere uno ed un solo candidato alla gestione del servizio, il quale sarebbe (in questo caso sì) forzatamente designato ed il quale si è dimostrato fino ad ora, nella quasi totalità dei casi, molto ineffciente nello svolgere il suo compito, oppure se sia preferibile considerare la candidatura di molteplici attori (pubblici, privati o misti che siano) in modo tale da poter valutare la loro idoneità e scegliere quello che si prospetta essere in potenza il più efficiente.

Il motto di questo sito è "L'economia com'è e come può essere". Oggi l'economia dei servizi idrici spreca il 40% della risorsa che veicola e non è capace di investire per rimediare a questa tremenda ineffcienza. Votare sì a mio avviso significa perseverare nel "com'è", forse dovremmo occuparci del "come può essere".

Ecco appunto, siamo chiari

"Tali aziende si sono rivelate del tutto inefficienti nell'erogazione del servizio e nella gestine delle infrastrutture", scrive F. S. Salonia. In alcuni casi è vero, in altri no. Ma vogliamo parlare di alcune gestioni private che ben conosciamo? Qualcuno mi sa dire quanti investimenti ha fatto il Privato che si è aggiudicato l'aeroporto di Fiumicino, che adesso funziona (se possibile) peggio di prima? Tanto per fare un esempio, e stiamo parlando, nel caso degli aeroporti, di un bene non essenziale per la sopravvivenza. Prima di passare a mettere all'asta un bene essenziale, qualcuno può dimostrarmi che il privato lo gestirebbe meglio?

Siamo Chiari sui termini del referendum.

Votare si o no di fronte ai quesiti referendari è e deve restare una scelta legittima per ogni cittadino, fintanto che il parere sia espresso da elettori informati in maniera completa circa la questione. Scivere che "Il governo impone il passaggio a imprese private del controllo e della gestione dell’acqua" non può che depistare l'opinione dei cittadini votanti, in quanto si tratta di un affermazione erronea. L'unico processo che la legge che si intende abrogare impone è una gara, il più possibile competitiva e trasparente, tra tutte le società che intendessero gestire l'erogazione del servizio idrico. Oggi il servizio viene obbligatoriamente (stavolta si) erogato da piccole aziende pubbliche, spesso sottocapitalizzate ed in sistematica perdita (poichè obbligate ad imporre tariffe calmierate). Tali aziende si sono rivelate del tutto inefficienti nell'erogazione del servizio e nella gestine delle infrastrutture. Ad oggi, ogni 100 litri d'acqua in transito, 40 vanno persi prima di giungere al consumatore finale per via della quasi totale assenza di manutenzione ed investimenti nelle infrastrutture. Votare si significa preservare questo status quo, anticompetitivo, inefficace ed inefficiente.