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Padoan invoca la clemenza europea e Bankitalia smentisce le cifre del Def

18/04/2014

Il Def presentato dal governo Renzi aveva cercato di presentare la situazione economica del nostro paese a tinte rosee. Di un rosa acceso. Ritmi di crescita del Pil dal 2018 sostenuti ( 1,5% medio annuo). Aumento delle esportazioni (oltre il 4%), delle importazioni (4%) e degli investimenti (3,2%) che non vedevamo dai tempi perfino di gran lunga antecedenti alla crisi. Consumi privati in crescita (+1,1%) e soprattutto conti in ordine con un valore dell’indebitamento netto strutturale pari a zero nel 2016. Ma il modello Matrix, ovvero una realtà virtuale che nasconde le miserie di quella reale, è durato pochi giorni, anzi una manciata di ore.

Il Ministro Padoan prende la tastiera e scrive a Bruxelles che l’Italia non ce la farà a rispettare i severi programmi di rigore votati con tanto entusiasmo. Infatti il nostro paese si impegna al massimo a ridurre il saldo strutturale dello 0,2% in luogo dello 0,5% previsto dalla disciplina di bilancio europea. Lo slittamento sarebbe dovuto a non meglio precisate “circostanze eccezionali”, su cui il Parlamento dovrà pronunciarsi a maggioranza assoluta sentita la Commissione europea, secondo le nuove procedure adottate a livello europeo e, per quanto ci compete, dal dispositivo dal nuovo articolo 81 della Costituzione, quello nel quale è stato introdotto l’obbligo del pareggio di bilancio.

Quindi le cose non stanno affatto come sono scritte nel recentissimo Def. Ma non basta. A dare una picconata alle rassicurazioni governative, giungono le osservazioni diBankitalia, espresse in una formale audizione in Senato dal vicedirettore generale Signorini. Secondo l’autorevole dirigente di palazzo Koch l’accelerazione della attività economica fra il 2016 e il 2018 è sovrastimata da parte del nostro governo, basandosi su una troppo ottimistica valutazione della dinamica dei tassi (3,5%) e su uno spread rispetto alla Germania che scenderebbe a 100 punti base. Troppo presto per spandere ottimismo dice in sostanza Signorini, dal momento che tutto dipende dal rafforzamento della fiducia degli investitori italiani ed esteri che, come l’esperienza insegna, è piuttosto lenta e guardinga a mettersi in moto.

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