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Spie, servizi, affaristi e dissidenti

15/07/2013

Non faccio parte di coloro che si scandalizzano per il cosiddetto “datagate”. Da che esistono gli stati, uno spia l’altro, anche servendosi di persone illustri – Giordano Bruno spiò per l’Inghilterra – giacché sa passare le notizie soltanto chi ne ha accesso e ne comprende la portata. Quando Richard Sorge segnalò il prossimo attacco tedesco, Stalin non vi credette e benché molti antinazisti, specie di categorie superiori e in grado di sapere, abbiano lavorato per i servizi dell’Urss, non si usa dirlo perché il senso della patria, parente prossimo del nazionalismo, ha sopraffatto nel secondo dopoguerra l’internazionalismo del proletariato anche a sinistra; e per molte ragioni che sarebbe interessante esaminare. In ogni modo né Assange né Snowden mi commuovono, specie il secondo che aveva scelto la Cia come datore di lavoro. Faremmo bene a sapere che viviamo sotto molteplici occhi, e non solo dei servizi stranieri, in una globalizzazione sotto l’egemonia del capitale e in presenza d’una tecnologia che siamo i primi a venerare. La nostra privacy, ammesso che sia un valore, è protetta soltanto dall’eccesso di informazioni che pervengono ai molti che ci controllano, anche attraverso il web, superconfessionale laico, superscenario mediatico nonché sfogatoio universale e garantito dall’anonimato, più e meglio che nel passato. Amen.

Per dire che quel che trovo scandaloso nella faccenda di Alma Shalabayeva non è che Alfano e Bonino non sapessero ma che accettino come cosa normale che ci siano reparti di polizia vestiti di nero con catene al collo, oltre che con diritto di insulto allo straniero (o forse anche all’indigeno), che sono ufficialmente incaricati di catturare ed espellere il tizio o il caio purché “rispettino le procedure”. Appunto quali procedure? E quali sospetti e perché? Di quale corpo di polizia si tratta? Chi lo ha deciso? Con quale statuto e contratto? Abbiamo dunque un apparato dello stato che nottetempo può piombare mascherato da film horror e prelevare una donna, ancorché clandestina (ma non verificata come tale), imbarcarla segretamente su un aereo estero e rispedirla nolente in un paese dove non si sa se e quale reato abbia compiuto? Somigliamo più a un pessimo serial tv che a uno stato democratico.

Non solo; la stampa e i comunicati ufficiosi del governo scrivono che la signora, così brillantemente prelevata al grido di “puttana russa”, e la sua bimbetta, sarebbero moglie e figlia d’un dissidente kazako. Quel che però sappiamo di sicuro è che si tratta d’un tale che ha fatto dal niente fortune favolose ed è riparato nel Regno Unito per sfuggire ai tribunali del Kazakistan che lo accusano di varie frodi. Forse a torto, ma è sicuro che l’Italia non ne sa altro. La nostra stampa detta di informazione chiama dissidente qualsiasi affarista del gran giro di liquidazione dei beni pubblici, già sovietici, messo in circolo dal tandem Eltsin-Putin, quando si trattava di demolire l’Urss nella lotta fra oligarchi o baroni ladri, e diventato “dissidente” quando minaccia di denunciare i suoi simili passati al governo della Russia o delle repubbliche restituite alla “democrazia”. Tutto questo è di pubblico dominio, ma né il CorriereRepubblica né i giornali minori se ne occupano, rivestendolo invece di abiti politici. Come se si trattasse di emuli della coraggiosa Politovskaia, anziché dei capi di una guerra per bande. Nella quale i servizi italiani si comportano anch’essi da banditi, beccati in fallo per essersi sbagliati di “nemico”.

È stata e continua a essere una resa di conti fra mascalzoni che non permette a un onesto di prendere parte per uno di essi.

Non dico Angelino Alfano, ma Emma Bonino su queste concrete figure della “democrazia russa” farebbe bene a riflettere.

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Commenti

D'accordo sulla disinformzaione

Ma non è che cambi molto la sostanza di quanto di estremamente preoccupante accaduto. Se la signora rapita sia moglie di un dissidente o moglie di un truffatore intento alla sua guerra fra cosche. penso non sia necessaro che il nostro Paese debba schierarsi per l'una o l'altra cosca. A meno che una delle due non sia "utile" come sembra sia in questa fattispecie.
Io non penso che Alfano si debba dimettere per essere stato complice o per non aver saputo. Si dovrebbe dimettere per non aver scoperto e riferito in Parlamento la verità ex post... è quello che mostra comunque la sua complicità. Qualunque fosse la sequela di avvenimenti e di ordini che hanno portato al rapimento, visto che sono coinvolte forze dell'ordine che, fino a prova contraria, sono gerarchicamente ordinate, ad un ministro non dovrebbe essere difficile scoprire da dove proviene l'ordine e perché sia stato dato. Non basto certo far saltare le teste di chi dovrebbe essere responsabile se non si è in grado di chiarire il perché.

i "dissidenti" dei regimi ex comunisti

brava Rossanda che ci ricorda che molti di loro sono grandi profittatori ladri, esattamente come quelli che hanno vinto e ora gli danno la caccia per far restituire il maltolto. Meno brava perché si dimentica che il ratto di moglie e figlia è una pratica mafiosa che neanche Putin ha , finora, attuato

Articolo di Rossana Rossanda

Faccio fatica a capire quale sia il senso dell'intervento della compagna Rossanda. Non credo nessuno che abbia qualche dimestichezza con la politica militare, estera, o di "sicurezza" sia "scandalizzato" o "sorpreso" per cio' che viene rivelato da Wikileaks da Snowden, dato che il problema non e' "scoprire" cio' che si sa nelle linee generali relative a "tutti spiano su tutti glia altri". Il problema e' capire se siamo di fronte a qualcosa che riguarda lo spionaggio o a qualche cosa di completamente diverso. Puo' darsi che il "disincanto" di Rossanda le impedisca di vedere quali mostruosita' questi sistemi stanno mettendo - da tempo - in piedi. Lottare nel concreto - per esempio dentro la contraddizione tra sistemi democratici/sistemi di dominio e di riproduzione del sistema capitalistico, cosa certo non nuova - implica lottare contro ogni elemento della bilancia che ci possa portare a liquidare la democrazia. Le spallucce di Rossanda non aiutano i giovani ad interessarsi del merito di questi elementi e di lottarvi contro, ne' aiutano a difendere e legittimare coloro che, come chi scrive, ha pagato un duro prezzo personale per aver contribuito a queste lotte.

Sì, il problema sono le strutture e le procedure. Aggiungerei: che rapporto c'è tra l'espulsione di un presunto furfante (o dissidente) e quella della moglie e della figlia? Ammesso e non concesso che sia un poco di buono, che rilevanza hanno le prove a suo cairco presentate dalle autorità kazake verso sua moglie e sua figlia, ora, sembra, ristrette in Kazakistan? E se i nostri valorosi agenti si permettono di insultare una donna di potere come la signora Alma, cosa diranno alle persone straniere comuni?

Rossanda è come se riportassse in vita Walter Benjamin!

Si, con le sue riflessioni Rossanda dimostra che il potere, gestito in prima linea ora anche dalla signora Bonino, abbisogna dei suoi 'servitori', qualsiasi divisa o camicia indossino, per ottenere una suggestione ed una illusione di democrazia L'importante è che il cittadino abbia paura, richieda protezione, ottenendo quella sicurezza in cambio che gli fa credere di vivere, ed invece non fa che 'tirare avanti' una vita nuda, non una vita giusta. E Walter Benjamin l'ha urlato questo bisogno di operare una critica della VIOLENZA/GIUSTIZIA, che in tedesco si indica con un solo termine, GEWALT: la violenza mitica, quella del potere di turno, opera solo violenza, non giustizia.
Ilia Pedrina

Sadici e complessati?

"Per dire che quel che trovo scandaloso nella faccenda di Alma Shalabayeva non è che Alfano e Bonino non sapessero ma che accettino come cosa normale che ci siano reparti di polizia vestiti di nero con catene al collo, oltre che con diritto di insulto allo straniero (o forse anche all’indigeno), che sono ufficialmente incaricati di catturare ed espellere il tizio o il caio purché “rispettino le procedure”."

M'ero posto anch'io il problema, per cui trovo la valutazione giustissima e condivisibile. Ed il fatto non soltanto scandaloso, ma anche preoccupante: non solo per noi cittadini, ma per la stessa Polizia di Stato, sia perché è già successo (vedi Caserma Bolzaneto), sia perché, al di là dell'effetto deformazione professionale, disvela la presenza nei suoi ranghi di sadici e/o complessati, selezionati alla bisogna o almeno tollerati.

su Datagate di ROSSANDA

Infatti. Concordo con Rossanda. è ovvio che siamo tutti spiati da gran tempo, almeno dal tempo di Google e Facebook, ed è anche vero però che i dati s'ingolfano da sé. Il lungo articolo di Victor Meyer Schonberger e Kenneth Cukier oggi su Le Monde Diplomatique lo spiega molto bene: la scienza è ormai solo tecnica, non si occupa del perché ma del come: correla digitalizzando un'infinità di dati per produrre poche unità di probabilità (spesso già note).
il problema è COSA POSSIAMO FARE NEL MONDO VIRTUALE, come possiamo immettervi improbabilità, arte e non guerra. La nostra biopolitica. Perché il virtuale ha ricadute sul fisico, sul sociale, sulla forma del lavoro.