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Il ritorno di CNS ecologia politica
I materiali che pubblichiamo su questo sito non costituiscono una rivista in senso proprio ma una raccolta di contributi, a volte ripresi da precedenti pubblicazioni. Su ogni numero troverete una prima sezione di “Articoli e saggi”; una rubrica tecnico-scientifica curata da Giorgio Nebbia, intitolata “Chimica naturale”; una sezione chiamata “Materiali di approfondimento”; le “Ristampe” di articoli e saggi da noi già pubblicati in passato, nelle due precedenti serie di CNS-EP (la rivista cartacea del periodo 1991-1996, e l’inserto mensile pubblicato sul quotidiano Liberazione nei due anni 2001-2002); le “Recensioni e segnalazioni di libri”; i link per accedere ai video da noi considerati importanti rispetto al fine che ci proponiamo.
Nel loro insieme, questi contributi vogliono illuminare le molte facce della cultura e della pratica dell’alternativa rispetto alla realtà (pratica e culturale) che il capitalismo propone e impone al mondo da circa tre secoli, per mantenere ed estendere il suo profitto e la sua egemonia. Quella cultura e quella pratica sono arrivate al capolinea, come dimostra la crisi ecologica ed economica globale, soprattutto evidente in Europa, che di quella cultura e di quella pratica è stata la culla.
Il fine che ci proponiamo con questa nuova serie di CNS-EP, è complicato dal fatto che la cultura e la pratica capitaliste sono diventate egemoni nel corso del tempo (due-tre secoli) soprattutto nei paesi del Nord, grazie alle molte bugie raccontate dal capitale e alle alleanze trasversali tra il capitale e il lavoro, tra il capitale e i cittadini, costruite su quelle bugie. Alleanze che hanno permesso di confondere le vittime con i colpevoli: l’esempio più chiaro è la contraddizione tra lavoro e salute, che è venuta a crearsi nel modello di produzione mercantile fondato sulla grande fabbrica e sul rapporto gerarchico, come l’Ilva di Taranto dimostra oggi in modo esemplare. Ma la denuncia non basta: occorre decostruire l’immaginario collettivo, come sostengono molti critici del sistema, ma lo si può fare solo spiegando quale sviluppo e assetto sociale auspichiamo, per evitare la resistenza di massa contro il ritorno al passato (le donne non vogliono del resto tornare a fare il bucato a mano, e hanno ragione).