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Renato Lattes, un nostro compagno di viaggio

26/04/2009

Renato Lattes se ne è andato all'alba di ieri. Era arrivato al sindacato dall'organizzazione degli studenti di allora, l'Ugi, in una stagione di incontri e di crescita comune. A partire dal debutto torinese, è stato un sindacalista molto attivo, molto quotato nel gruppo dirigente del sindacato, segretario della Camera del lavoro di Torino, del regionale piemontese, della Fiom nazionale. Solo i vertici estremi del sindacato sono rimasti irraggiungibili per lui, sempre iscritto a una minoranza sindacale, con compagni di viaggio come Vittorio Foa, Elio Giovannini, Tonino Lettieri. Sempre pronto a rinunciare deliberatamente al prestigio per mantenere la libertà di critica e di scelte personali.
Non si poneva mai il dubbio, non esitava mai, se posto di fronte a una scelta tra quello che appariva a tutti come l'interesse legittimo di carriera e quello che lui riteneva giusto e vero. Ma era soprattutto uno straordinario compagno nella sua capacità di lavoro anche fuori dai vertici, come spesso gli è capitato di trovarsi. E tutti, base e vertici lo apprezzavano senza riserve, senza invidia, come non si può invidiare una forza della natura. Aveva un modo talmente esemplare di impegnarsi a fondo, di imparare subito e spiegare agli altri, con generosità, semplicemente, tutto quello che sapeva fare, tutto quello che era necessario, senza remore, senza sbavature, senza paura.
Uscito dal sindacato, Renato è andato al governo. In realtà aveva un compito secondario. Lavorava nella segreteria di un sottosegretario ai lavori pubblici, ma dal suo ruolo che altri avrebbe considerato una piccola sinecura, riuscì a costruire una straordinaria serie di iniziative, a dare voce a tante persone giovani e trascurate, a lanciare nuove proposte di cambiamento, tanto che neppure uno dei giorni ministeriali è andato perduto. Forse i ricercatori che allora, raccolti nelle università, si occupavano di problemi idrici ricordano Renato, arrivato tra loro con la forza di un tifone. E così sempre; sempre una nuova iniziativa, senza soste, senza malinconia, senza momenti di tristezza. Ha lavorato contro le mafie e per sostenere gli immigrati, senza prendere mai fiato, cercando sempre nuove soluzioni, mosso solo da un ideale di eguaglianza per tutti, nella libertà di ciascuno.
Negli ultimi tempi Renato aveva una grave malattia. Senza iattanza, la sfidava ogni giorno, continuando il suo compito, non smettendo per un attimo di proporre riunioni, accordi, soluzioni per la sua fondazione Paralleli.org che lancia un ponte attraverso il Mediterraneo fino ai paesi della sponda del Sud.
Renato aveva un figlio Stefano, una compagna Renza Ajmone che lo ha curato con scienza e amore quasi al di là delle possibilità umane e moltissimi amici che aveva legati a sé per la impareggiabile trasparenza e la moralità che segnavano ogni suo atto di sindacalista, di compagno, di uomo. Per molti anni, durante il suo impegno diretto nel movimento operaio, ha collaborato con il manifesto. In tempi non sospetti, quando ancora viveva la Olivetti e produceva quadri e cultura sindacale, prima ancora dei computer, avanzava dalle pagine del nostro giornale la tesi della proletarizzazione dei ceti medi. E ci aiutava a pensare a un nuovo modello di sviluppo e di relazioni tra le persone.
La camera ardente per Renato Lattes sarà allestita presso il salone della Camera del lavoro di Torino, in via Pedrotti 5, lunedì mattina a partire dalle 9,30. I funerali saranno alle 12,30 al Cimitero monumentale di Torino

Tratto da www.ilmanifesto.it