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Il Ponte va, come se niente fosse

01/05/2009

Crisi economica ed emergenza-territorio non fermano la mega-opera. Firmato l'accordo tra la Società Stretto di Messina e Eurolink spa

Molte parole sensate sono state spese dopo il tremendo terremoto dell’Aquila. Ci si è domandati il perché di tante case e edifici pubblici crollati senza che si fosse provveduto prima all’adeguamento antisismico, si è compreso che se costruisci un piano in più o usi materiali di scarsa qualità la staticità di un edificio ne risente, se poi costruisci direttamente su di una faglia attiva l’energia distruttiva sarà più devastante. Abbiamo “riscoperto” che l’Italia è un paese ad elevato rischio sismico e visto tempi ed costi della efficiente ricostruzione in Friuli mentre a Messina vi sono ancora famiglie dei terremotati del 1908 che vivono nelle baracche. Tutti hanno avuto di modo di riflettere ed arrabbiarsi perchè la prevenzione in Italia non funziona, perché non gli vengono destinate risorse adeguate mentre adesso, dopo il terremoto, bisogna trovare almeno 10 miliardi di euro di risorse pubbliche per ricostruire l’Abruzzo.
Per un attimo anche il progetto del Ponte sullo stretto di Messina è sembrato tornare in discussione sia per i suoi costi e sia perché è sembrata troppo vistosa la sproporzione tra costruire un’opera di dubbia utilità e un’area ad elevato rischio sismico che se vivesse un nuovo e grave terremoto – hanno detto i tecnici – vedrebbe crollare a Messina la metà della case con un carico di morte e sofferenza devastante ed insostenibile.
Anche l’economista Alberto Quadro Curzio, preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’università Cattolica di Milano, ha scritto un articolo sul Corriere della Sera in cui proponeva che per recuperare risorse da destinare alla ricostruzione in Abruzzo fosse opportuna “la revisione di alcune priorità del governo tra cui il Ponte sullo Stretto”, che essendo in progettazione da almeno 4 decenni allora non è di certo una urgenza nazionale. Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria ha ripetutamente detto al governo di non considerare il Ponte una priorità, soprattutto in questi tempi di crisi, e qualche voce fuori dal coro si è sentita anche a destra come ad esempio il deputato della Pdl siciliana Fabio Granata, che ha dichiarato che il Ponte non serve, distrugge il paesaggio e non porta la Sicilia in Europa.
Ma il presidente del consiglio ha chiuso preventivamente il discorso ammettendo che la crisi economica “potrebbe rallentare la realizzazione delle grandi opere, ma non il Ponte sullo Stretto di Messina che è un’opera epocale” ha detto Silvio Berlusconi.” E nemmeno il terremoto dell’Abruzzo gli ha fatto cambiare idea.
Anzi, quasi di nascosto, venerdì 17 aprile, il progetto ha fatto un vero e proprio balzo in avanti: la Società Stretto di Messina ha firmato l’accordo con Eurolink spa per la realizzazione del progetto, alla presenza del ministro per le infrastrutture Matteoli. Soddisfatto Massimo Ponzellini, amministratore delegato di Impregilo, l’impresa capofila di Eurolink di cui detiene il 45% di azioni, che con questa commessa si porta a casa tra i 4,5 ed i 5 miliardi di lavori. Eurolink è il nome dell’Associazione temporanea di imprese che ha vinto la gara, guidata da Impregilo (45%) e di cui fa parte la spagnola Sacyr(18,7%), Condotte (15%), CMC (13%), la giapponese Ishikawwajma (6,3%), Aci consorzio stabile del gruppo Gavio (2%).
L’accordo stima il costo dell’opera in 6,3 miliardi di euro (200 milioni in più rispetto al 2006) e viene tre anni dopo la firma del contratto con Impregilo, sottoscritto a pochi giorni dalle elezioni politiche da Pietro Ciucci, amministratore delegato della Stretto di Messina (poi diventato anche presidente di Anas). Contratto poi congelato dalla decisione del governo Prodi di sospendere l’iter di realizzazione del ponte sospeso, come scritto del programma dell’Unione.
Inutilmente Verdi e Rifondazione Comunista hanno chiesto ripetutamente che venisse anche sciolta la società Stretto di Messina ma l’opposizione del ministro Di Pietro ( che agitava il fantasma di una maxipenale) e dell’Italia dei Valori non hanno consentito di ottenere questo risultato. Del resto alla camera è eletto nelle file dell’IDV, Aurelio Misiti, grande sostenitore del Ponte prima come Presidente del Consiglio Superiore dei lavori pubblici che diede il via libera tecnico al progetto - poi come Assessore della giunta della regione Calabria guidata del presidente Chiaravallotti di centrodestra.
Del resto la posizione dipietrista proponte è ben documentata nel libro di Giuseppe Cruciani “Questo Ponte s’ha da fare” ed. Rizzoli, che fa un resoconto di tutte le prese di posizioni favorevoli e contrarie al Ponte in Italia. In fondo è un libro che bene documenta le azioni del movimento contro il Ponte sullo Stretto di Messina in molti anni di impegno, ci sono proprio tutti ed ho imparato leggendolo che anche Veronica Lario, moglie del premer, aveva chiesto di lasciare riposare il progetto in un cassetto! In realtà il libro l’unica cosa che non chiarisce e non motiva è perché il Ponte si deve fare, ma forse è solo un dettaglio.
La firma tra la Società Stretto ed Eurolink conferma inoltre che non erano ancora stati sottoscritti tutti gli atti formali che avrebbero fatto scattare le maxipenali che agitava nel 2007 l’ex ministro Di Pietro, mentre in realtà si sarebbe dovuto corrispondere soltanto il valore effettivo del lavoro svolto dall’impresa per la progettazione.
Adesso è il ministro Matteoli che avrà 45 giorni di tempo per ratificare l’accordo e poi partirà la progettazione definitiva dell’opera, che è bene ricordare dovrà risolvere le numerose prescrizioni ed incognite progettuali fissate nella delibera del Cipe e nel parere VIA di approvazione del preliminare, con una verifica di ottemperanza da parte della Commissione VIA del Ministero per l’Ambiente.
Anche a Bruxelles hanno riaperto il fascicolo sul progetto del Ponte di Messina perché la procedura d’infrazione aperta con l’ipotesi di violazioni ambientali era stata poi sospesa a causa della decisione del governo Prodi di fermare il progetto. Ma le questioni ambientali non sono mai state risolte ed ora la Commissione Europea vuole vederci chiaro.
Il primo passo concreto era stato deciso dal Governo Berlusconi il 6 marzo dal CIPE con l’assegnazione di 1,3 miliardi alla società Stretto di Messina Spa: le stesse risorse che il governo Prodi aveva definanziato dal Ponte e destinato alle opere utili di Calabria e Sicilia.
Il piano economico e finanziario deve essere rifatto, come annunciato dal presidente Ciucci, perché i presupposti con cui era stato costruito prevedeva il coinvolgimento dei privati con capitali propri ed anche perché il prezzo dell’acciaio ( materia prima essenziale per il ponte) e letteralmente raddoppiato in questi anni. Va poi ricordato che il Ponte non rientra tra i progetti finanziati con risorse europee tra le reti TEN.
Il progetto va dunque avanti, incurante dello spreco di risorse pubbliche e dei problemi sismici dell’area dello Stretto.
Nessuno ha ancora risposto alle pesanti obiezioni tecniche del prof. Remo Calzona, ex coordinatore scientifico della Società Stretto di Messina sulle reali condizioni sismologiche dell’area secondo cui il progetto attuale, ha totalmente e colpevolmente trascurato la presenza di faglie attive che interessano pesantemente l’area, specie dalla parte calabrese. “Misteriosamente in questa rappresentazione (……) sono scomparse le faglie sotto le pile, portando a pensare che queste potessero cadere in zone non interessate da faglie. La realtà delle sezioni, fatta nell’ambito degli studi per il progetto di massima, contraddice questa tesi e pone una nuova argomentazione ostativa alla realizzazione del ponte a campata unica proposta dalla Società SdM nel 2002” scrive nel suo libro (La ricerca non ha fine. Il Ponte sullo Stretto di Messina – ed. DEI Tipografia del Genio Civile, 2008 - pg. 150).
Come dire che nel progetto preliminare sono state volutamente cancellate le faglie attive sotto le pile su cui si appoggia nel lato calabrese il Ponte: Un’accusa pesante e documentata, che già esperti ed ambientalisti avevano segnalato durante la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, ma che viene bellamente trascurata.
Come dire che dunque nulla il Governo Berlusconi ha imparato dalla dura lezione del terremoto in Abruzzo se preferisce destinare le risorse al Ponte di Messina invece che a mettere in sicurezza le case e gli edifici pubblici dell’area dello Stretto.
Quindi il Ponte sospeso va avanti, Impregilo incassa, ma il tutto si fa nel massimo silenzio ... perché gli italiani non lo sappiano.

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Commenti

Il ponte tra due mondi immondi

Non l'ha inventato Berlusconi, il ponte sullo stretto; da sessant'anni, praticamente ogni governo ha avuto la sua commissione per il ponte e ha stanziato fior di quattrini per la ricerca relativa. Un fiume di denaro se n'è andato per dire, a gni caduta di governo, "che peccato!". Magari se adesso riusciranno a farlo, finirà almeno quello sperpero e tutti gli inciuci relativi. Il ponte comincerà in Calabria, beh, ricordiamoci l'opera infinita che collega Salerno a Reggio, e facciamo due conti. Se collegherà l'immondo che c'era con quello che c'è, sarà proprio un bellissimo ponte.

Il Ponte sullo stretto è un ponte saldo.

Beh, interessante disamina, tutto giocata sulle "ragioni" del Ponte.
Il Ponte tuttavia, e non capisco come non lo dica nessuno, ha una sola ragione cogente: è il saldo di un debito.
Non è un ponte a rischio, è' un Ponte saldo.
Le parti con le quali è stato contratto il debito, lì in Sicilia, sono ovviamente tali per cui non ci si può permettere di dir no.
Qui è il cuore della questione.
Sarei curioso che qualche giornalista facesse il conto di quanto si possa prevedere ammonterà il saldo, i parametri ci sono.
Il Ponte è il saldo di un debito personale e lo pagheranno gli italiani, così come pagheranno l'affaire l'Alitalia.
E se lo meritano, niente da dire.
Quei pochi che non se lo meritano, né lo vogliono pagare... non resta loro che appellarsi all'Europa.
Ma con poche speranze.