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Si scrive federalismo, si pronuncia secessione
“L’Italia rischia la frattura. Il Sud e il Nord del paese si stanno infatti allontanando rapidamente ed è un processo che non ha tanto ragioni economiche. Non si tratta neppure di uno degli effetti perversi e indiretti della crisi in corso. In questo caso c’entrano poco anche le scelte dell’Unione europea. Le ragioni di questo fenomeno ormai evidente sono piuttosto politiche e culturali. Ormai rischia di prevalere un senso comune di inevitabilità della secessione. E ovviamente non si tratta solo di un fenomeno culturale. Dal punto di vista economico le scelte secessioniste sono state già avviate, basti pensare al dirottamento di oltre 30 miliardi di euro dalle risorse del Sud verso le regioni del Nord. E ora arriva anche la mannaia del taglio dei fondi Fas per le regioni del Centro-Sud”.
È questo il pensiero di Gianfranco Viesti, docente di Politiche economiche nella facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari. Lo avevamo intervistato neppure un anno fa. Avevamo parlato dell’attualità o della fine del questione meridionale e in quell’occasione ci aveva spiegato che uno degli errori che si continua a commettere è quello di vedere i problemi del Sud all’interno di una questione meridionale completamente staccata e avulsa da tutto il resto. Viesti ci disse allora che la questione meridionale sarà finalmente affrontata nel modo corretto quando sarà trattata come una grande questione nazionale. Ora la sua analisi è diventata ancora più allarmante sui destini della questione meridionale. Uno dei tagli possibili alle risorse del Sud riguarderà per esempio, con molta probabilità, i 21 miliardi dei nuovi Fondi Fas che erano stati stanziati per quest’anno.
Rassegna Professore, cerchiamo quindi di fare il punto esatto sulla situazione. Quali novità ci sono in campo? E quali effetti produrrà il federalismo fiscale?
Viesti Nessuno se n’è accorto ma con i vari provvedimenti di politica economica almeno 30 miliardi che erano destinati agli investimenti nel Sud sono già stati dirottati nelle regioni del Nord. È evidente ormai il processo di allontanamento del Nord rispetto al Sud del paese. E le ragioni di questo fenomeno non dipendono dalla crisi internazionale, né dalle scelte europee. La causa di questo allontanamento progressivo si deve andare a cercare nelle politiche e nelle culture che sono diventate egemoni in questo periodo. Ormai si ragiona su rappresentanze locali modello Lega e così facendo si pongono le basi per una vera separazione. Il processo di separazione ha subìto una forte accelerazione già nel 2009 con la legge delega su cui il governo lavora al buio. Ancora ci è ignoto infatti il suo vero contenuto. Inoltre stiamo per assistere a una nuova manovra economica e finanziaria che avrà misure forti sulla finanza pubblica. Il federalismo fiscale non è per forza una cosa negativa. Anzi ci sarebbero molti elementi positivi come per esempio la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni, o un miglioramento dell’efficienza amministrativa. Il problema però è che questo federalismo risulta solo una foglia di fico. Il suo vero scopo non è il miglioramento delle condizioni, ma la redistribuzione delle risorse fiscali. Bossi e Tremonti lo dicono sempre in modo esplicito: il vero obiettivo è lo spostamento di risorse dal Sud al Nord.
Rassegna Il federalismo fiscale è un processo in corso, ma il governo ha già praticato scelte politiche precise in questi ultimi due anni. Che bilancio possiamo farne dal punto di vista del meridione?
Viesti Il quadro politico nazionale risulta stravolto dalle scelte effettuate. Il governo Berlusconi ha utilizzato tutto il finanziamento che era destinato al Sud per altri scopi. Magari alcuni anche importanti, come per esempio il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali. Ma in generale le risorse sono state dirottate verso le misure più disparate. Alla fine dei giochi risultano smantellate tutte le politiche di sviluppo, cosa ancora più grave se si pensa alle affermazioni pro federalismo. Per il Sud è stata utilizzata solo una parte dei Fondi europei. Dal governo non è arrivato un euro e lo spostamento, il dirottamento di oltre 30 miliardi dal Sud al Nord rende esplicita la politica di questo governo. È un fatto a cui nessuno ha dedicato attenzione ed è passato quindi praticamente inosservato. Si tratta poi di una politica che ha avuto l’avallo di forze importanti come la Confindustria che ha accettato queste scelte in cambio di qualche risorsa in più per le sue imprese. In conclusione solo una piccola parte delle risorse preventivate rimane effettivamente al Sud e io temo che una delle voci che con più probabilità salteranno con la manovra di Tremonti saranno i 21 miliardi della quota di Fondi Fas per le regioni meridionali.
Rispetto al ministro dell’economia Tremonti, vorrei inoltre spendere qualche altra parola. Vedo che il ministro viene valutato molto positivamente in ambiti diversi. Cresce nei sondaggi di opinione e viene apprezzato, spesso anche a sinistra, per la sua capacità di tenere in ordine i conti. Io starei molto attento a sperticarmi in lodi. In realtà il paese è fermo e le entrate fiscali sono in forte calo. E ora vedremo che cosa sarà capace di fare con la manovra straordinaria. Dobbiamo cercare di guardare molto più in là dei conti. In gioco c’è il futuro del paese. L’unico intervento finora realizzato in positivo dal governo riguarda l’allungamento della cassa integrazione, ma si tratta anche in questo caso di una politica ambivalente. Da una parte è stato necessario sostenere i lavoratori colpiti dalla crisi, ma il rischio vero (in assenza di vere politiche di sviluppo) è che si mascherino imprese già morte e occupazione già perduta. Che ne sarà infatti ora di tutti questi lavoratori che sono stati messi in cassa integrazione? Temo che nessuno abbia una risposta a questa domanda.
Rassegna Che cosa pensa del dibattito interno al Partito democratico sull’eventualità di dare vita a un partito del Nord e a un partito del Sud?
Viesti Mi sembra si stiano profilando all’orizzonte scelte pericolose. Io credo infatti che sia opportuno dare il massimo di autonomia ai rappresentanti del partito che operano a livello locale, ma temo che anche il Pd sia tentato dall’ipotesi di un partito federalista e regionale e non più nazionale. Credo cioè che è giusto far decidere ai torinesi sulle cose di Torino e ai cittadini e ai militanti di Catania quelle di Catania, ma penso sia profondamente sbagliato per un partito nazionale non avere una strategia e una proposta nazionale. Non mi sembra ci siano in campo politiche nazionali, alternative nazionali alle questioni più urgenti. Non si possono avere solo proposte e soluzioni locali, serve una risposta complessiva a livello nazionale. Anche perché l’esasperazione dell’autonomia locale rischia di presentarci una situazione in cui il partito dice una cosa a Torino e una cosa molto diversa a Catania. Non è chiara la strategia d’insieme. Di questo purtroppo si sono accorti anche gli elettori. Non si spiegherebbe altrimenti come mai nelle ultime elezioni i cittadini del Sud abbiano votato per un centrodestra apertamente ostile alle ragioni del Sud.