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Parigi, una guerra a pezzi

01/12/2015

Oggi vengono al pettine tutte le contraddizioni del “nostro sviluppo” e il mondo, come una locomotiva, corre inarrestabile verso la catastrofe, guidata da un implacabile conduttore: il mercato

L'ISIS ha dichiarato guerra all'occidente, rispondiamo al canto della marsigliese. Ma l'unanime grido: sono in gioco la nostra civiltà, i nostri valori, il nostro stile di vita, la nostra felicità e la nostra gioia...mi inquieta. Sono convinto che siamo nel bel mezzo di una “Terza Guerra Mondiale a pezzi di cui il terrorismo in nome di Dio è solo uno dei tanti. L'orrore parigino è solo una delle tante “rotture” con le quali il Pianeta ci segnala che non ci regge più. E non regge proprio il nostro stile di vita, la nostra felicità, la nostra gioia e l'arroganza della nostra cultura. Perché siamo in guerra con la natura, che proprio a Parigi, alla Cop 21 sul clima, ci presenta un conto salatissimo, tragico e ultimativo. Siamo in guerra con gli emigranti che assediano le nostre frontiere Siamo in guerra con i beni comuni: l'acqua, la terra, l'aria, il fuoco.

Le guerre portano il segno dell'accaparramento dei combustibili fossili che scarseggiano. Guerre infinite che hanno provocato un milione di morti nel solo Iraq: dolore, torture e indicibili umiliazioni, inflitte a intere popolazioni dall'Occidente, senza “dissociazione” alcuna da parte nostra. Ci scusiamo dopo, per gli errori commessi, mai per gli orrori e il dolore generati. I mutamenti climatici provocano morte e dolore incalcolabili. Molti bambini ogni giorno muoiono affogati in Bangladesh, solo perché il paese va sott'acqua. E non è colpa dei poveri della terra, ma perché ogni ora il nostro mondo spara in atmosfera tanta CO2 da farne centinaia di milioni di tonnellate ogni anno.

Siamo in guerra per l'acqua e con l'acqua e pensiamo di privatizzarla. I nostri governi e le nostre multinazionali negano l'accesso all'acqua potabile a un miliardo di persone e 5.000 bambini muoiono ogni giorno per questa ragione. Siamo, con il land grabbing, in guerra con i contadini per accaparrarne le terre e cacciare uomini e donne che ci vivono da secoli. La guerra ai migranti è sotto i nostri occhi con muri, fili spinati, barche affondate. In Occidente sono sfruttati, umiliati, insultati, schiavizzati.

Siamo in guerra con i poveri delle favelas e con i poveri delle nostre stesse periferie cittadine. Non ci passa mai per la testa che al fondo c'è proprio il nostro stile di vita occidentale, intoccabile e che anzi sbandieriamo come una chimera a tutto il resto del mondo. Parliamo dei nostri valori mentre priviamo i nostri stessi cittadini europei dei diritti sociali fondamentali su cui si fondano le nostre costituzioni. Anzi, cancelliamo dalle costituzioni questi diritti e li sostituiamo con il pareggio di bilancio. Circondati da povertà, da ingiustizia, da catastrofi ambientali, consideriamo le cose inutili indispensabili, e i nostri desideri diritti universali.

Vengono al pettine tutte le contraddizioni del “nostro sviluppo” e il mondo, come una locomotiva, corre inarrestabile verso la catastrofe, guidata da un implacabile conduttore: il mercato, che guida la Casa comune senza “misericordia alcuna” a una velocità infinitamente superiore alle nostre capacità di pensare.

Di pensare al dolore e all'odio che seminiamo in tutto il mondo e pensare a come rielaborare questo nostro dolore spettacolarizzato, per sentire quello ignorato, che provochiamo negli altri. Il dolore universale è l'elemento da far emergere dai tragici fatti di Parigi. Da decenni l'occidente genera indifferenti e conformisti. Incoscienti del grande dolore che il futuro prossimo ci riserva. So che dire queste cose oggi con i morti di Parigi negli occhi, appare come tradire o giustificare l'orrore; è sottrarsi “all'arruolamento” nell'esercito occidentale. In questo contesto, so di sottrarmi alle domande sul che fare per fermare l'ISIS, ma sento che la priorità è quella di generare un grande movimento per cambiare le coscienze e il nostro stile di vita. Sento che il Papa è l'unica autorità mondiale a parlare del “grido che sale dall'umanità e dalla Terra”. Ed è inascoltato. Attaccato da destra e ignorato da una sinistra diffidente e in tutt'altre faccende affaccendata. Attaccato da un laicismo ideologico che rischia di diventare una nuova forma di cecità che, mentre il mondo va a rotoli, sembra appassionarsi solo ai temi delle coppie gay o dell'eutanasia.

Mi è difficile come laico e di sinistra farmi capire su questo terreno. Difficilissimo dire alla sinistra e ai laici di buona volontà, che oggi il Papa e l'Enciclica Laudato Si’, sono forse l'unica chance che abbiamo. Di fronte ai tamburi di guerra, all'imbarbarimento e all'indifferenza dominante, occorre cogliere nel Giubileo della “misericordia” qualcosa anche di nostro, e nelle migliaia di iniziative e di mobilitazioni che determinerà, non un “fastidio”, ma una occasione unica, anche nostra, di esserci, di partecipare e di mobilitazione. Un anno quello del Giubileo, in cui è doveroso costruire un ponte con i credenti, per dar vita assieme a un indispensabile grande movimento di resistenza alla Terza guerra mondiale, per la Pace con l'umanità e la natura e....per l'Egalitè e la Fraternitè sparite dai nostri “valori” laici e occidentali.

 

 

 

 

 

 

 

 

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