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"Serve un'insurrezione democratica"
Ex voto/Le élite non hanno né la capacità né l'interesse per invertire l'attuale processo di frammentazione dell'Unione. Parla Yanis Varoufakis
Sul risultato delle elezioni europee abbiamo rivolto qualche domanda a Yanis Varoufakis, docente di Teoria economica all'Università di Atene, e dal 2013 professore all'università del Texas a Austin.
Quali sono le sue impressioni a caldo sul risultato delle elezioni europee?
L'incompetenza e la ferocia con cui le istituzioni europee hanno gestito la crisi in questi quattro anni ha arrecato danni incalcolabili agli ideali europei di giustizia ed equità sociale, causando una perdita di fiducia senza precedenti nell'Ue e nell'idea che l'integrazione europea fosse un processo inarrestabile ed inequivocabilmente benigno. Il risultato delle ultime elezioni europee riflette questo sentimento diffuso. La stampa internazionale ha descritto l'esito delle elezioni come il segno che la crisi ha spinto gli elettori verso due «estremi»: l'ultradestra e l'estrema sinistra. È una conclusione che fa il gioco delle élite europee, che la vedono come la riprova del fatto che, al di là di qualche piccolo errore, esse rappresentano la «via di mezzo» verso cui gli elettori che hanno momentaneamente smarito la retta via ritorneranno non appena l'economia riprenderà a crescere.
La realtà, però, è un'altra. Gli europei non sono scivolati verso due estremi, ma verso un solo estremo: quello della destra misantropa, razzista, xenofoba e anti-europea. I partiti anti-europei di ultrasinistra hanno ottenuto un risultato deludente in tutta Europa. Descrivere Syriza come un partito anti-europeo o estremo è ingannevole. Syriza è un partito che affonda le sue radici nel movimento eurocomunista degli anni '70, che è sempre stato a favore dell'Ue (e dell'euro) e che ancora oggi - nonostante gli effetti catastrofici delle politiche Ue sulla popolazione greca - continua a battersi per una soluzione all'interno dell'Ue e dell'eurozona.
Che scenario prevede nel breve termine?
Non c'è nulla all'orizzonte che faccia prevedere che le élite risponderanno in maniera creativa alla crisi economica. Potranno «allentare» l'austerità, o assorbire un po' dell'onda d'urto causata dallo scontento popolare, ma non hanno né la capacità analitica né l'interesse ad attuare i cambiamenti strutturali necessari per invertire il declino. Solo un'insurrezione democratica contro l'establishment europeo sarà in grado di invertire l'attuale processo di frammentazione dell'Europa.
Cosa rappresenta il successo di Syriza per la Grecia? Pensa che l'establishment greco permetterà mai a Syriza di salire al governo? E che ruolo può giocare l'Ue in tal senso?
Il successo di Syriza alle elezioni europee rappresenta una pietra miliare in un cammino ancora lungo. Arrivando primo, Syriza ha dimostrato di non essere una meteora politica e di avere la capacità di mettersi alla testa di un governo progressista in Grecia. Per un partito che solo due anni fa aveva ottenuto il 4 per cento dei voti, rappresenta una svolta psicologica di grande importanza. Ma è chiaro che la cleptocrazia locale lotterà con le unghie e con i denti per impedire a Syriza di arrivare la governo. Per quanto riguarda l'Ue, l'asse Bruxelles-Berlino-Francoforte, com'è noto, considera Syriza un nemico mortale, ed è già al lavoro dietro le quinte per garantire la sopravvivenza dei suoi alleati locali (sarebbe a dire l'attuale governo) e sbarrare la strada a Tsipras.
Che significato ha il successo di Tsipras per la sinistra europea?
La candidatura di Tsipras è stata un successo anche perché ha dato impulso e speranza ai partiti di sinistra negli altri paesi. Detto questo, da un punto di vista personale, sono piuttosto deluso dal risultato del Partito della Sinistra Europa. Non è riuscita a catturare l'immaginazione dei cittadini europei, le vere vittime delle politiche spietate ed irrazionali imposte dall'establishment antidemocratico e neoliberista europeo. Dobbiamo prendere atto del nostro fallimento, rimboccarci le maniche e ripensare la nostra strategia.
Quali chances hanno Tsipras e il Partito della Sinistra Europa di influenzare le politiche a livello europeo?
Tsipras ha dimostrato che la sinistra europea può offrire un'alternativa alla crisi senza rinunciare alla propria radicalità. Ora sta alla sinistra cogliere questa occasione storica e trasformarla in nuova narrazione egemonica che sia in grado di sfidare la narrazione dominante secondo cui «non c'è alternativa all'austerità».
Se dovesse indicare quattro o cinque punti che Tsipras e la sinistra europea dovrebbe mettere in cima alle loro priorità, quali sarebbero?
L'obiettivo dei movimenti e dei partiti di sinistra è quello di creare un mondo migliore. Ma la priorità oggi è quella di arrestare la sofferenza umana che la crisi sta provocando su quattro fronti: in primo luogo c'è la crisi umanitaria causata dalle politiche di austerità, in cui sempre più persone faticano a sfamare la propria famiglia, a permettersi una casa, ad accedere alle cure mediche di base; in secondo luogo c'è la profonda disfunzionalità dei nostri sistemi bancari, che sta provocando un enorme dispendio di risorse a discapito di tutti ad eccezione dei banchieri stessi; poi ovviamente c'è il problema dell'esplosione del debito pubblico, che è da imputarsi unicamente all'implosione del sistema finanziario e che è alla radice delle politiche di austerità; infine c'è la carenza di investimenti, che sta condannando la periferia europea alla depressione e il centro del continente alla stagnazione. La sinistra deve essere in grado di offrire soluzioni credibili e rapidi a queste quattro crisi. Questo non porterà all'avvento del socialismo ma permetterebbe di stabilizzare il presente, di fermare l'avanzata dei fascisti e soprattutto di creare le circostanze in cui sognare un mondo migliore torni ad essere possibile.
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