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un lettore ci scrive

Organizzare il dissenso. Risposta a un lettore

23/04/2014

La cultura anarcopopulista non risponde in modo adeguato alla questione urgente di come organizzare il dissenso in una fase di grande frammentazione. Ma Sbilanciamoci è capace di delineare prospettive e organizzare una risposta all'altezza? Un lettore ci scrive

Carissimi, ho appena finito di leggere con molto interesse l'analisi sociologica pubblicata sull'inserto Sbilanciamo l'Europa riguardo all'anarcopopulismo, perché ne condivido l'analisi finale dove, citando letteralmente dal testo, «... la cultura anarcopopulista non risponde in modo adeguato alla questione urgente di come organizzare il dissenso in una fase di grande frammentazione e dispersione, etc... ».

Condividendo fortemente ciò, immediatamente e inevitabilmente non riesco a fare a meno, subito dopo, di domandarmi e domandarvi: ma Sbilanciamoci cos'è?

Sa dare risposte riguardo a questa "questione urgente" che viene correttamente individuata?

Manca una proposta conseguente. Sbilanciamoci è capace di fare proposte, delineare prospettive all'altezza di "organizzare il dissenso"? E il manifesto?

Non vi sembra che sia il manifesto che Sbilanciamoci si trovano ad essere abbastanza simili a questa forma di anarcopopulismo descritte in quanto a saper rispondere in modo adeguato alla questione urgente di come organizzare il dissenso?

Soprattutto Sbilanciamoci, cos'è? Un'associazione? Un movimento? L'immagine che mi dà di sé è proprio un insieme di "cittadini" e "persone comuni" che rifiutano gli apparati burocratici e sono allergici alle forme organizzate come i partiti, ma che non hanno ancora prodotto nuove forme valide di organizzazione degna di una certa consistenza. Mi piacerebbe avere una risposta.

Giulio Bagogli (un lettore affezionato), Pesaro

 

Caro Bagogli, grazie per la sua lettera.

Il nodo che affronta Paolo Gerbaudo nel suo articolo per lo speciale “Sbilanciamo l’Europa” è al centro delle preoccupazioni di tutti noi. La crisi del neoliberismo e la depressione attuale non hanno prodotto risposte sociali e mobilitazioni capaci di costruire una via d’uscita, un blocco sociale alternativo, una politica nuova. La protesta ha preso le vie del populismo – che esaminiamo in quello “speciale” e la frammentazione dilaga. Nel nostro piccolo, Sbilanciamoci! prova invece a ricucire i frammenti. La Campagna Sbilanciamoci! raccoglie 50 associazioni – dagli ambientalisti ai pacifisti – che discutono di alternative di politica economica e producono la Contro-finanziaria. E la campagna per tagliare gli F35 è un esempio di come si può “organizzare il dissenso” fuori dai partiti. Sbilanciamoci! è tra i fondatori della Rete europea degli economisti progressisti (Euro-pen) che un mese fa ha messo di fronte alle forze politiche del Parlamento europeo le proposte per un cambio di rotta. Il sito Sbilanciamoci.info raccoglie duecento collaboratori – esperti e critici – che scrivono di economia, società e politica, pubblica i materiali di Euromemorandum e degli “Economisti sgomenti” francesi, e ha ora aperto la discussione critica più approfondita sul Def appena presentato dal governo Renzi. Gli speciali “Sbilanciamo l’Europa” hanno fatto arrivare queste e altre voci sulle pagine del Manifesto, a sua volta un collettore importante di pensiero critico. In questa fase di grande frammentazione – delle forze sociali, delle iniziative politiche, delle identità stesse – tutti noi proviamo, pazientemente, a “organizzare il dissenso” mettendo insieme idee, soggetti, iniziative, e costruendo ponti con la politica alternativa che crediamo necessaria.

Sbilanciamoci!

 

 

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Commenti

anarcopopulismo

Non credo che qualcuno possa sottostimare il ruolo importante che svolgono sia Sbilanciamoci che il manifesto. Penso che il problema posto dal lettore sia però più ampio. Il crollo del muro di Berlino, la dissoluzione dell'URSS e di tutti i regimi alleati, hanno mostrato il re nudo. Anche se tanti di noi erano da molti anni critici nei confronti di quell'esperienza di socialismo, da allora quel termine è scomparso dalla scena politica, non è più utilizzabile. Questo ci lascia disarmati, perché non abbiamo più un modello di società alternativo a quello capitalistico. Il vuoto che avvertiamo è questo, l'assenza di un obiettivo a cui tendere. Per questo siamo oggi così subalterni al capitalismo e possiamo solo sperare in qualche suo atto di generosità. Immaginare che il capitale, nel momento del suo massimo trionfo da duecento anni a questa parte, possa mettersi a darsi delle regole e a rispettarle, è quanto di più utopistico io riesca ad immaginare. Di qui nasce l'esigenza di organizzare il dissenso, a partire da quelli che, a parer mio, sono stati i limiti maggiori del "socialismo reale": la scarsa produzione di ricchezza; la mancanza di democrazia; l'assenza di una visione ecologista. Questo chiediamo a tutti voi che ancora vi ponete in una prospettiva di cambiamento del mondo.
Bruno Tenore

populismo

Ah, ma toh. E poi si voleva dar a bere che l'uso del termine anarcopopulismo nell'articolo non era mica negativo... che non s'era letto bene...
Mentre apprezzo da tempo diversi interventi degli economisti del sito trovo profondamente sbagliata e mistificatoria la definizione del dissenso anti UE come "populista", perché si richiama anzitutto a una dignità di vita sfregiata da norme e politiche che nelle istituzioni europee e internazionali trovano avvio e imposizione (e ne ho scritto più diffusamente a commento dell'articolo). Ma le patrie politiche, cui il sito s'è avvicinato fin dalle scorse elezioni, sembrano sconsigliare questa lettura.