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L'Europa mal-trattata

08/08/2012

Dopo il “Manifesto degli economisti sgomenti” che in Francia ha venduto 80 mila copie – in Italia tradotto da Sbilanciamoci! come e-book Finanza da legare e stampato da Miminum fax – il gruppo di economisti francesi ha pubblicato L'Europe mal-traité (a cura di Benjamin Coriat, Thomas Coutrot, Dany Lang e Henri Sterdyniak, Les liens qui libèrent, 2012)

Il testo analizza i cambiamenti nelle regole europee e gli effetti del “Fiscal compact” in via di introduzione in questi mesi. Presentiamo qui le conclusioni del volume, che chiede di rifiutare il “Fiscal compact” – che sarà votato nelle prossime settimane dal parlamento francese – e propone alternative. È in preparazione l'edizione italiana del volume a cura di Sbilanciamoci! Per informazioni

Col “Fiscal compact” siamo arrivati all'”Europa post-democratica”, come afferma il filosofo tedesco Jurgen Habermas? La nostra analisi lo conferma. Il nuovo trattato europeo marginalizza ancora di più parlamenti e popoli. Radicalizzando la logica istituzionale liberista che ha condotto l'Europa in un vicolo cieco, porterà a una disarticolazione della zona euro rispetto all'insieme della costruzione europea. Il caos economico e sociale che ne risulterà avrà conseguenze incalcolabili, confrontabili solo con la crisi degli anni trenta. Gli effetti politici saranno senza dubbio una crescita irreversibile dell'estrema destra (…).

Il “Fiscal compact” avrà effetti depressivi così massicci che non potranno essere compensati da semplici “misure correttive” a scala europea. Tali misure saranno per forza insufficienti, viste le ridottissime dimensioni del bilancio europeo, fermo all'1,2% del Pil dell'Unione (…). Non c'è alternativa alla ricerca di una vera alternativa.

L'eurozona non uscirà dalla crisi attraverso una successione di piani di austerità che puntino a “rassicurare” i mercati finanziari. Una strategia di uscita dalla crisi, per essere efficace e sostenibile, richiede politiche diverse. Gli interventi che proponiamo qui non pretendono di essere una panacea; vogliono mostrare che alternative sono possibili e possono concretizzarsi in misure concrete.

1. Disarmare i mercati finanziari vietando le transazioni speculative (in particolare sui prodotti derivati detenuti senza contropartite reali, in modo che non sia più possibile scommettere sul fallimento degli stati).

2. Far garantire il debito pubblico dalla Banca centrale europea (Bce), in modo che tutti i paesi euro possano finanziarsi con titoli a dieci anni al 2%, il tasso senza rischi. Se necessario, far intervenire la Bce per l'acquisto di titoli di stato in modo da mantenere bassi i tassi d'interesse, come fanno ora le banche centrali di Usa e Regno Unito.

3. Rinegoziare i tassi eccessivi a cui alcuni paesi hanno dovuto indebitarsi a partire dal 2009 e ristrutturare il debito pubblico manifestamente insostenibile. Rimettere in discussione l'assunzione dei debiti delle banche da parte degli stati; in questa logica, non rimborsare i crediti accumulati attraverso l'evasione fiscale.

4. Mettere fine alla concorrenza fiscale tra paesi e avviare una vasta riforma fiscale per far pagare il costo della crisi tassando la finanza, le transazioni finanziarie, i redditi più alti, le imprese multinazionali e i patrimoni gonfiati dalle bolle finanziarie e immobiliari.

5. Vietare alle banche e alle imprese europee di avere attività e filiali nei paradisi fiscali.

6. Riformare profondamente il sistema bancario, concentrando le banche sulla distribuzione del credito, vietando loro le attività speculative, separando le banche di deposito dalle banche d'affari e costituendo un forte polo finanziario pubblico europeo, con un controllo sociale e democratico.

7. Creare Banche pubbliche per lo sviluppo sostenibile che raccolgano il risparmio delle famiglie.

8. Mettere fine alle politiche di austerità, rilanciare l'attività economica e avviare la transizione ecologica anche attraverso fondi raccolti dalle Banche pubbliche per lo sviluppo sostenibile.

9. Costruire un vero bilancio europeo, finanziato in particolare dalla tassazione delle transazioni finanziarie e da una fiscalità ecologica, in modo da assicurare i trasferimenti di risorse necessari alla convergenza delle economie reali.

10. Avviare una strategia di crescita sociale ed ecologica in quattro direzioni: una rivalorizzazione della Politica agricola comune, una forte regolamentazione della finanza, una politica industriale che organizzi l'indispensabile transizione ecologica, la costruzione di un'Europa sociale solida e condivisa.

11. Assicurare un vero coordinamento delle politiche macroeconomiche e una riduzione concertata degli squilibri commerciali tra i paesi europei. In questo quadro, i paesi con forti surplus commerciali dovranno finanziare i paesi in deficit con investimenti diretti o prestiti a lungo termine.

12. Elaborare in modo democratico un vero trattato per il coordinamento delle politiche economiche dei paesi Ue. Questo richiederà obiettivi in termini di convergenza reale delle economie, occupazione, sostenibilità ecologica. Dovrà avviare una strategia economica che utilizzi le politiche monetarie, fiscali, di bilancio, sociali e salariali, oltre alla politica del cambio della zona euro, per avvicinare i paesi alla piena occupazione.

Va da sé che queste dodici proposte non sono l'ultima parola e dovranno essere integrate. Sono però sufficientemente chiare e coerenti per aprire un indispensabile dibattito pubblico sul futuro dell'Europa e della zona euro. Noi, Economisti sgomenti, non possiamo che constatare la ripetuta, esasperante cecità delle élite europee, chiuse nell'autismo neoliberista, che concepiscono la politica economica solo come continua soppressione dei compromessi sociali e delle scelte democratiche. La nostra speranza è in un sussulto collettivo dei popoli europei. L'euro, nonostante la sua architettura distorta e insostenibile nel lungo termine, dà oggi ai popoli europei un interesse comune ad agire: un interesse comune a riappropriarsi delle istituzioni – in particolare della Banca centrale europea – che hanno in mano il loro destino. Il crollo – assai possibile – dell'euro negli anni a venire rischia di portare a un caos economico e politico dalle conseguenze incalcolabili.

È in un percorso comune di rifondazione dell'euro su basi di solidarietà e democrazia che sarà possibile evitare il peggio in Europa. Questo percorso dovrà fondarsi sulle mobilitazioni sociali europee, in quanto i responsabili che sono oggi ai vertici delle istituzioni europee appaiono immobili nei loro dogmi, lontanissimi dalle esigenze attuali. Con questo libro, mettendo queste analisi a disposizione dei cittadini, in collegamento con i nostri colleghi economisti critici di altri paesi europei, vogliamo contribuire, da parte nostra, a illuminare le strade possibili per l'urgente e indispensabile rifondazione di cui l'Europa ha oggi bisogno.

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Commenti

Tasse!! la sinistra autistica non sa dire altro!

Una tassa del 5%?? Gli italiani hanno gia' una tassazione che supera il 50% e si vorrebbe un'altra tassa? Complimenti per la stupidita'. Ma poi per far cosa? Abbassare il debito pubblico? Ma ancora c'e' gente che crede che il problema e' il debito pubblico? Poveretti. Il problema, se non l'avete capito e' l'euro e questa europa liberista. Finche' si resta in questa europa non ci sara' scampo, ma la Grecia non ha insegnato nulla? Ci potremo tassare al 100%, moriremo di fame, ma non cambiera' niente. Ma cosa ci vuole ancora per farvelo entrare nella zucca, non vi e' bastato il disastro che sta facendo questo governo di minchia in soli sei mesi?
Ma la colpa e' che ormai non si e' piu' in grado di fare un'aanalisi seria della situazione. Sbilanciamoci ci propone sempre nuovi manifesti di economisti dai nomi sempre piu' strampalati, che non si parlano tra di loro, e che propongono cose sempre piu' astratte e, direi, assurde. Prendiamo quest'ultimo, degli sgomenti: ci elencano, mi verrebbe da dire per l'ennesima volta, una serie di misure, non so se buone o no. Ma chi dovrebbe metterle in pratica? Monti, la Merkel o Barroso? O pensate al PD o magari Hollande? Loro hanno costruito QUESTA europa, non quella che sognano gli sgomenti. Si dovrebbe supporre dunque l'esistenza di un forte governo politico europeo, ma nel migliore dei casi ci vorrebbero anni per arrivarci e per allora sicuramente questa europa si sara' disfatta e con essa l' idea stessa di Europa nei cuori delle popolazioni europee. Ma se e' cosi' che senso hanno tutte queste belle elencazioni di proposte oggi inattuabili?
Non sarebbe meglio, come sostengono vari economisti non meno validi degli sgomenti, uscire da questa europa, riacquistare la propria sovranita' e in seguito, e con l'approvazione dei popoli, non come fatto da Prodi e compagni di merende alle spalle e contro la volonta' della popolazione, avviare un vero percorso di unificazione politica europea?

Imposta patrimoniale in Italia al 5%: una scommessa ed una sfida.

Molti sostengono che in Italia una terapia antidebito è indifferibile, pur se di complessa attuazione. I deliberati sfavorevoli delle agenzie di rating, nonostante tutto, possono sollecitare decisioni condivise ed utili. In tale ottica, per porre rimedio all’elevato debito pubblico italiano e per sostenere l'Europa a moneta unica, suggerisco e ripropongo quanto segue:

1) L’Italia decide da subito un’imposta patrimoniale del 5%, escludendo dal calcolo il valore della 1° casa. Con il ricavato di circa 350 miliardi di euro - su un patrimonio di 8.500 miliardi – si abbatte il debito pubblico da 1.966 a 1.600 miliardi di euro. I tassi sui BTP decennali scendono al 2%, al posto dell’attuale 6,5 %. Si risparmiano miliardi di euro per interessi. La borsa moltiplica le quotazioni attualmente in “saldi”. Si restituisce valore alle aziende nazionali, oggi prede facili e poco costose di speculatori internazionali. Si creano le basi per la crescita.

2) L’Unione europea, coinvolta attivamente nell'operazione, condivide l’intervento ed “assorbe” titoli italiani per importo pari a quello introitato con l’imposta patrimoniale. Di fatto, quindi, l'effetto positivo sul debito pubblico si raddoppia. Tutti gli Stati europei interessati possono attuare una misura straordinaria simile a quella italiana.
E’ ora che la BCE faccia la Banca centrale a 360°, come avviene negli USA.

3) In contemporanea: “replica ed applicazione" tra Italia e Svizzera dell’accordo stipulato il 13 aprile 2012 tra i Governi austriaco e svizzero che prevede: prelievo sui capitali austriaci trasferiti in Svizzera ad una tassazione media del 25% per il passato; per il futuro prelievi annuali alla fonte del 25% sugli interessi maturati.

4) Attribuzione ai possessori di titoli statali della Grecia di nuove obbligazioni a copertura delle perdite maldestramente imposte nel marzo 2012 con l’avallo di Bruxelles. Trattasi di errore imperdonabile da sanare al più presto possibile. La consegna di obbligazioni a compensazione del danno ha valore di messaggio tranquillizzante ai risparmiatori circa l’acquisto futuro di titoli emessi in euro dagli Stati dell’Unione europea. In caso contrario i risparmiatori si asterrebbero dal comprare questi titoli, bloccando il naturale meccanismo di finanziamento degli Stati e di impiego sano del risparmio.

La mia idea di imposta patrimoniale al 5% vuole essere una scommessa del tipo “ultima spiaggia” per evitare il fallimento dell'Italia e la disgregazione dell’Unione europea.
Questa la scommessa e la sfida: Vale la pena mettere in gioco il 5% del proprio patrimonio, escludendo dal calcolo il valore della prima casa, con la possibilità ragionata di salvaguardare il restante 95%?
E’ utile ed opportuno dare una spallata decisa al debito pubblico nazionale e quindi un segnale fortissimo per placare la bramosia dei mercati che, giorno dopo giorno, stanno comunque “divorando” le risorse interne (tassi al 6,5% sui titoli decennali), riducendo le probabilità di salvezza e sviluppo della nazione?

E’ possibile in tal modo coinvolgere e convincere le “pigre” autorità di Bruxelles affinchè la BCE acquisti titoli italiani – nonché degli altri Stati europei per analoghe operazioni - in quantità pari all’incasso dell’imposta patrimoniale?
Dal mio punto di vista, nonostante tutto, nonostante la precarietà del Governo e la sgangherata organizzazione politica e burocratica italiana, metterei in conto il sacrificio del 5%, in aggiunta ai tanti già richiesti, per evitare che la situazione “sfugga di mano e diventi ingestibile”.

Sàntolo Cannavale
www.santolocannavale.it