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Maledetto lavoro

La dichiarazione finale del People's Water Forum

31/03/2009

Dopo il Forum Mondiale Alternativo di Città del Messico nel 2006 -
vera e propria pietra miliare del processo globale del movimento per
il diritto all'acqua- ci siamo dati appuntamento ad Istanbul,
mobilitati contro il quinto World Water Forum. Siamo qui per
delegittimare questo falso Forum, guidato dalle multinazionali, e per
dare voce alle proposte e all'agenda positiva del Popolo globale
dell'acqua.

Dato che ci troviamo in Turchia, non possiamo tacere il fatto che
questo Paese offre un perfetto esempio dell'impatto devastante causato
da politiche di governo e gestione dell'acqua distruttive e negative
sotto ogni profilo. Il governo turco si è orientato sia verso la
privatizzazione di tutti i servizi idrici, sia verso la
privatizzazione delle riserve idriche e dei bacini acquiferi stessi;
ha inoltre pianificato di disseminare di dighe ogni fiume del paese.
Ilisu, Yusufeli, Munzur e Yortanli sono nomi che evocano quattro
progetti specifici di dighe distruttive e pericolose. Per un decennio
le popolazioni colpite da questi progetti vi si sono opposte con forza
e in particolare è stata intensa l'opposizione alla costruzione della
diga di Ilisu, che è parte di un programma più vasto che concerne
l'irrigazione e la produzione di energia idroelettrica, un programma
noto come GAP (Progetto del Sud Est Anatolia). La diga Ilisu - uno dei
progetti più criticati al mondo- presenta aspetti di particolare
complessità e problematicità a causa delle forti implicazioni
geopolitiche nell'intera area mediorientale. La diga è situata nella
regione curda posta sotto occupazione, un'area nella quale sono
continue le violazioni dei diritti umani a causa dell'irrisolta
questione curda. Il governo turco sta usando il progetto GAP in chiave
anticurda, peggiorando le condizioni di vita di questo popolo e
cercando di sopprimerne la cultura e i diritti politici.

Il nostro movimento è qui riunito ad Istanbul per offrire soluzioni
alla crisi idrica globale e per chiedere che sia l'Assemblea Generale
delle Nazioni Unite ad assumersi l'organizzazione del prossimo Forum
dell'acqua. La partecipazione di importanti funzionari e
rappresentanti delle Nazioni Unite al nostro incontro ci mostra
chiaramente, attraverso le loro parole, che qualcosa è cambiato. E' in
atto uno spostamento di legittimità, concreto e simbolico, dal Forum
ufficiale - organizzato da soggetti privati e dal Consiglio Mondiale
dell'Acqua- al "People's Water Forum", organizzato dalla società
civile globale, ossia da contadini e indigeni, da attivisti e da
movimenti sociali, da sindacati, Ong e reti che lottano nel mondo per
la difesa dell'acqua, del territorio e per i beni comuni dell'umanità.

Facciamo quindi appello alle Nazioni Unite e ai suoi Stati membri
affinchè accettino l'obbligo e la responsabilità -come unici legittimi
partecipanti a Forum multilaterali- di impegnarsi formalmente a dar
vita ad un Forum dell'acqua connesso con gli obblighi statuali e
responsabile di fronte alla comunità internazionale.

Chiediamo a tutte le organizzazioni e ai governi che partecipano al
quinto Forum Mondiale dell'Acqua di far sì che questo sia l'ultimo
Forum controllato e guidato dalle Multinazionali. Il mondo intero
necessita ed esige un Forum legittimo, responsabile, trasparente e
democratico organizzato sotto l'egida delle Nazioni Unite, con il
supporto dei paesi membri.

Ribadendo ancora una volta l'assoluta illegittimità del quinto Forum
Mondiale dell'Acqua, ne denunciamo la "dichiarazione ministeriale"
finale perchè non riconosce l'acqua come un diritto umano universale
nè esclude questo elemento vitale fondamentale dai trattati
internazionali di libero commercio. Inoltre, la dichiarazione
ministeriale ignora del tutto il patente fallimento delle politiche di
privatizzazione nel garantire l'accesso all'acqua a tutti gli esseri
umani e neppure prende in considerazione quelle raccomandazioni
positive contenute nella pur insufficiente e ambigua Risoluzione del
Parlamento Europeo. Infine, la dichiarazione promuove l'uso dell'acqua
per la produzione di energia attraverso le grandi dighe e attraverso
l'incremento nella produzione di agro-carburanti, processi che
condurranno solo a maggiori ineguaglianze e ingiustizie.

Riaffermiamo con forza tutti i principi e gli impegni che sono
contenuti nella Carta di Città del Messico e in particolare ribadiamo
che l'acqua è un elemento fondamentale per ogni forma di vita sul
pianeta e un diritto umano universale inalienabile. Insistiamo sulla
necessità di garantire la solidarietà fra le generazioni presenti e le
generazioni future. Rifiutiamo qualsiasi forma di privatizzazione e
dichiariamo che la gestione e il controllo dell'acqua debbono essere
di tipo pubblico, sociale, cooperativo, partecipativo, equo e al di
fuori di ogni logica di profitto. Chiediamo un governo ed una gestione
democratica e sostenibile degli ecosistemi, preservando l'integrità
del ciclo dell'acqua attraverso la protezione, il governo democratico
e l'appropriata gestione di tutti i bacini idrici, delle riserve
d'acqua e dell'ambiente.

Ci opponiamo al modello economico e finanziario dominante, che impone
non solo la privatizzazione ma anche la commercializzazione,
l'aziendalizzazione e la corporatizzazione dei servizi idrici e
sanitari; contrasteremo tutte le riforme distruttive e non
partecipative del settore pubblico che si stanno ispirando a queste
logiche e a questi modelli, avendo ben presente gli effetti di
esclusione sulle classi meno abbienti delle politiche di "full cost
recovery" (scaricamento di tutti i costi sulla tariffa) e dell'uso di
contatori prepagati o schede prepagate come limitazione nell'accesso
al servizio.

Sin dal 2006, in Messico, le reti globali del movimento per l'acqua
hanno continuato a combattere le multinazionali e questo modello di
controllo e gestione dell'acqua fondato sul profitto. Segnaliamo
alcuni dei risultati e dei successi che abbiamo ottenuto nel corso di
questi anni: la ripubblicizzazione di aziende municipali che erano
state privatizzate; la promozione e il rafforzamento di partenariati
di tipo pubblico-pubblico; la diminuzione dei consumi di acqua in
bottiglia e la conseguente riduzione delle entrate e dei profitti
dell'industria dell'imbottigliamento; la realizzazione di eventi
collettivi coordinati e di attività simultanee globali come avvenuto
nel caso dell' "Ottobre Blu" e della "Global Week of Action".
Festeggiamo questi nostri successi culminati nel riconoscimento del
diritto umano all'acqua all'interno di varie Costituzioni e leggi
nazionali.

Al medesimo tempo dobbiamo affrontare e considerare l'enorme crisi
economica ed ecologica che attraversa il pianeta. Non pagheremo la
vostra crisi! Noi non vogliamo salvare questo modello malato,
fallimentare e insostenibile che ha trasformato un gigantesco e
irresponsabile debito privato in debito pubblico, che ha trasformato
l'acqua e i beni comuni in merci, che ha trasformato la Natura intera
in un'immensa riserva di materie prime e in una gigantesca discarica a
cielo aperto per i nostri veleni.

La fondamentale interdipendenza fra acqua e cambio climatico è stata
riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale ed è
sottolineata e denunciata nel rapporto dell'IPCC. Tuttavia, per quanto
riguarda il tema dell'energia, non possiamo affatto accettare quelle
risposte al problema del caos climatico che finiscono per riprodurre
la medesima logica che è all'origine della crisi stessa. Una logica
che ha messo a repentaglio la quantità e la qualità dell'acqua e della
vita e che oggi si riaffaccia nei progetti delle grandi dighe, negli
impianti nucleari, negli agro-combustibili. Nel dicembre del 2009
porteremo le nostre preoccupazioni e le nostre proposte alla
Conferenza sul Cambio Climatico organizzata dalle Nazioni Unite a
Copenhaghen.

Inoltre il modello dominante di agricoltura intensiva di tipo
industriale a forte input energetico fossile sta contaminando e
distruggendo le risorse idriche, sta impoverendo e alterando i suoli
agricoli, sta sradicando la sovranità alimentare dei popoli. Tutto ciò
ha un enorme impatto sulla vita e sulla salute pubblica. A partire
dalla fruttuosa esperienza del Forum Sociale Mondiale di Belem ci
impegniamo a rafforzare l'alleanza strategica fra i movimenti
dell'acqua e i movimenti per la sovranità alimentare, per il cibo e
per la difesa del clima.

Ci impegniamo anche a continuare a costruire reti e nuove alleanze
sociali e a coinvolgere in questo processo di rete sia gli enti locali
sia i Parlamentari determinati a difendere l'acqua come bene comune e
a riaffermare il diritto all'acqua per tutti gli esseri umani e per la
Natura.

Ci rivolgiamo anche a tutte le imprese pubbliche dell'acqua,
incoraggiandole a collegarsi e collaborare fra loro, attraverso la
costituzione di associazioni e reti nazionali e regionali.

Nel celebrare i successi e i risultati ottenuti nel corso di questi
anni dal movimento e nel confermare i nostri impegni comuni, guardiamo
con gioia e impazienza al nostro futuro lavoro collettivo e al
rafforzamento della nostra collaborazione in tutti i paesi e in tutti
i continenti!


People's Water Forum
Istanbul, 19 marzo 2009