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E se l'Italia fosse una banca?

12/07/2012

Forum/2. ... non avrebbe l'obbligo del pareggio di bilancio, per dire. Passare da Stato italiano a Italia Bank ltd converrebbe, per vari motivi. Una provocazione, ma non troppo

Recessione, spread, disoccupazione? Ecco come venirne fuori, in un attimo e senza sacrifici. Aboliamo l'Italia. Tutto qui. Chiudiamo una volta per tutte lo Stato, con tanto di inno e bandiera, e trasformiamoci in una banca. Ecco alcuni dei primi vantaggi.
1. L'Italia ha dovuto inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione. Le banche non hanno nessun vincolo del genere.
2. Per eludere i pochi accordi esistenti (vedi Basilea), le banche possono cartolarizzare i loro attivi e spostarli nel sistema bancario ombra. Basterebbe quindi spostare metà del debito pubblico italiano in un sistema statale ombra, per avere per magia un rapporto debito/Pil al 60% e rientrare nei parametri di Maastricht.
3. Prima ancora, mentre gli Stati si sono impegnati al 60% di rapporto debito/pil, molte banche europee lavorano tranquillamente e da anni con leve finanziarie superiori anche a 40 a 1, ovvero con debiti che sono il 4.000% del loro patrimonio.
4. Secondo le nuove regole europee, se l'Italia non rispetta gli impegni va punita e multata. Nessuna banca responsabile della crisi ha ad oggi pagato un euro di multa.
5. Le banche hanno ricevuto liquidità illimitata all'1% dalla Bce. Gli Stati per finanziarsi devono rivolgersi ai mercati, ai tassi decisi dagli speculatori. Per statuto, la Bce non può aiutarli.
6. Non è solo la liquidità della Bce. Le banche in difficoltà vengono inondate di soldi. Quanti aiuti europei sono diretti a contrastare la disoccupazione o sostenere il welfare? Il vertice di fine giugno ha previsto 120 miliardi di euro per tutta l'Ue, in gran parte soldi già stanziati. Bruscolini rispetto alle migliaia di miliardi ricevuti dalle banche dal 2008 a oggi.
7. Soldi, aiuti e piani di salvataggio per le banche arrivano senza nessuna condizione, né a bloccare la speculazione, né su cosa finanziare (ad esempio le rinnovabili e non i combustibili fossili). Nel caso (molto più raro e difficile) in cui gli Stati ottengano qualche aiuto, al contrario, questo arriva a condizioni durissime, com'è avvenuto in Grecia nei mesi scorsi.
8. Le banche possono immettere nel sistema quantità illimitate di denaro, in particolare grazie ai derivati, che oggi rappresentano oltre il 70% del circolante. Agli Stati aderenti all'euro è proibita l'emissione di denaro.
9. Da mesi stiamo combattendo per abbattere lo spread e ridurre il tasso sui titoli di Stato. Le banche il tasso se lo fissano da sole, manipolandolo all'occorrenza (per informazioni, rivolgersi alla Barclays).
10. L'unico obiettivo degli Stati è quello di dare fiducia ai mercati e di compiacerli. Al contrario banche e finanza non hanno nessun vincolo e nessun impegno verso governi o cittadini. Devono unicamente massimizzare i propri profitti.
Per riassumere, da Stato italiano a Italia Bank Ltd., e da domani si fa festa. Finché le cose vanno bene moltiplichiamo i profitti, quando vanno male, per continuare a garantire profitti in doppia cifra e alimentare la speculazione basta spremere i cittadini e il pubblico. Ah, già, quale pubblico?

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
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Commenti

Valentino

Gentile Baranes,

chi dubita del fatto che lei conosca alla perfezione la differenza tra attivi e passivi o quella tra capitale proprio di una banca e PIL di uno Stato? Il punto è che forse questa differenza non è chiarissima al lettore, quindi fare giochetti paradossali con questi concetti lascia il tempo che trova. Che le banche fossero brutte e cattive, lo avevamo già capito da soli.

In effetti l''esempio del quadro cubista calza a pennello: l'artista crea la sua opera d'arte e questa basta a se stessa, non ha bisogno di essere argomentata. Può darsi però che Picasso non sia troppo utile alla causa di comprendere meglio la crisi finanziaria...

A me sembra, cioè, che le sfugga la sostanza del problema, che è aiutare il lettore a orientarsi meglio nel mare magnum della (dis)informazione economica. Questo, mi corregga se sbaglio, è lo scopo di Sbilancianciamoci.info. Che un sito d'informazione e di approfondimento possa ospitare interventi paradossali e provocatori nessuno lo mette in dubbio (così come nessuno metteva in dubbio che il suo appartesse a questa categoria). Ma se il paradosso o la provocazione lasciano perplesso il lettore, forse la comunicazione non ha funzionato a dovere. E se per tutta risposta l'autore si sottrae al confronto adducendo l'inutilità dello stesso, dato che una provocazione non si presta ad essere discussa, qualcosa funziona ancora meno.



Significante e significato...

Ovviamente si trattava di una provocazione. Ovviamente non sto sostenendo in maniera rigorosa l'idea di trasformare lo Stato italiano in una banca. Di conseguenza pensavo fosse altrettanto ovvio che gli "argomenti" portati a sostegno della proposta non andassero presi con serietà scientifica e non andassero confutati…

Non so se chi ha mandato il commento ha mai visto una mostra di quadri cubisti. Ovviamente sono "sbagliati". Ovviamente non rispecchiano nessun canone "esatto". Ma proprio per questo forse riescono a trasmettere sensazioni diverse da quelle di altri stili. Ecco, chiedo scusa per la digressione, ma non so davvero come rendere altrimenti l'inutilità di andare a replicare nel merito del singolo argomento perdendo di vista il quadro di insieme. Veramente chi ha inviato il commento ritiene necessario spiegarmi la differenza tra attivi e passivi o quella tra capitale proprio di una banca e PIL di uno Stato?

L'idea era mostrare la situazione paradossale in cui ci troviamo, gli attuali rapporti di forza tra mondo finanziario e mondo politico. Per farlo ho usato un tono paradossale (pardon, qualunquista…).

Tutto qui.

Banche e debito: un confronto serio tra posizioni contrapposte

Mi fa molto piacere che ci siano commenti come quello di Luciano Cecchini, che mettono in discussione le affermazioni di Baranes. Non perché sia d'accordo con Cecchini, ma perché sono arciconvinto che è solo dal confronto serrato e impietoso che le nostre idee possono uscire ancrora più forti e credibili. Di un dibattito del genere, su questo sito, si sente fortissimamente la mancanza.

Non che ogni tanto non serva un po' di demagogia. Visto il massiccio lavaggio del cervello che i mezzi di comunicazione hanno fatto alla popolazione, da un giorno all'altro terrorizzata sistematicamente dalla minaccia di quella misteriosa creatura chiamata spread, un po' di contro-demagogia è pure lecita. Molto più imprevedibili di un esattore del pizzo, i Ministri della Repubblica, ex-banchieri e non solo, ogni settimana tuonano dalla prima pagina del Corriere reclamando una cifra diversa "per evitare l'aumento dell'Iva". Un giorno sono 4 miliardi di euro, un giorno 3,5, l'altro giorno 6: questi sono i tecnici cui abbiamo affidato, chiavi in mano, il Paese. Per combattere questi tecnocrati ad altissimo reddito, del tutto assimilati al sistema bancocentrico che ha prodotto il disastro (ché il disastro, Checchini sarà d'accordo con me, non lo hanno creato i costi dei servizi pubblici essenziali), è lecito ogni tanto parlare per slogan ed è perdonabile persino qualche giochetto qualunquista.

Credo infatti che se l'ostilità conclamata contro la classe politica, così diffusa di questi tempi, ha una qualche ragione d'essere, tanto più ce l'abbia anche quella contro le banche (con la notevole differenza che mentre il politico medio è esposto al pubblico ludibrio, verso le banche c'è solo un vaghissimo e quasi astratto senso di diffidenza).

Ciò non toglie che mi aspetti da Baranes una replica, in assenza della quale resterei molto deluso. E', non dico importante, ma vitale avere le idee più chiare possibili sulla questione del debito, dello spread e dell'effettivo ruolo delle banche nella crisi. Alle obiezioni bisogna rispondere, sempre: alcune di quelle qui espresse (2 e 3) mi sembrano ragionevolissime, altre invece molto meno convincenti. Ma io sono un incompetente, e vorrei capirne di più anche attraverso un confronto serio tra posizioni diverse.

Mi sembra solo un giochetto molto, ma molto, qualunquista

Mi sembra solo un giochetto molto, ma molto, qualunquista.
Infatti, fra l’altro:
1. Le banche devono rispettare le regole del codice civile e della Vigilanza di Banca d’Italia. Se, ad esempio, “bruciano” il proprio patrimonio netto (attività meno passività) come è tecnicamente da tempo avvenuto per l’Italia vanno in default e falliscono !
2. Come l’autore stesso indica, “le banche possono cartolarizzare i loro attivi …”. L’autore quindi non ha ben chiara la differenza fra attivi (CREDITI) e passivi (DEBITI) poiché subito dopo dice che “Basterebbe quindi spostare metà del debito pubblico italiano in un sistema statale ombra …”
3. Anche qui si fa molta confusione: la “leva finanziaria” delle banche è il rapporto fra “debiti e capitale proprio” su “capitale proprio” e si paragona al rapporto debito/Pil di uno Stato. Ma perché, il Prodotto Interno Lordo (cioè il reddito prodotto da un paese: cittadini, aziende, ecc.) è assimilabile al “capitale proprio” di una banca ?
4. L’Italia ha liberamente aderito al piano di rientro del rapporto deficit/PIL. Se l’Italia non riesce a rispettare i tempi può rinegoziarli. Che poi “sia multata” è risibile: il prezzo glielo farebbero pagare i mercati …
5. La liquidità ricevuta dalla BCE le Banche l’hanno in massima parte utilizzata per acquistare i titoli emesse dallo Stato, tenendo bassi i tassi. Il resto è andato all’economia …
6. Non mi sembra che le Banche italiane abbiano ricevuto un Euro dallo Stato …
Potrei continuare ma anche tutti gli altri punti sono pieni di imprecisioni/banalità …