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Euro, l'uscita è a destra

30/10/2013

A pochi mesi dalle elezioni per l'europarlamento, proliferano in tutta l'Unione i partiti populisti e di estrema destra. Il segno dominante del fronte anti-euro non è progressista né di sinistra. Ma non è possibile sconfiggere i populismi con politiche anti-popolari, e senza metter mano al vero spread che è quello democratico

Dicono i sondaggi che in Francia il Front National di Marine Le Pen è il primo partito. Qualche settimana fa a Brignoles nelle elezioni cantonali il candidato lepenista ha trionfato col 53% dei voti: certo un dato piccolo, locale, ma che suona come inquietante conferma del trend indicato dai sondaggisti. Trend che dilaga, in Europa: l'ultradestra austriaca è oltre il 20%, quella olandese vicina al 17, i nazionalisti inglesi al 16. I neonazisti ungheresi al 14,8, quelli greci di Alba Dorata – adesso fuorilegge – al 7%. Mentre gli ultrà tedeschi nostalgici del marco hanno mancato per un soffio l'ingresso nel Bundestag (con il 4,7%), e il Movimento Cinque Stelle deve gran parte delle sue fortune elettorali alla sua linea populista anti-euro. Questo è il quadro dell'Europa che andrà al voto nel giugno dell'anno prossimo, per un parlamento che potrebbe venir fuori pieno zeppo di deputati eletti non per, ma contro l'Europa. Visto da una parte come il moloch burocratico e lontano che mette al rischio il benessere acquisito da paesi virtuosi, esponendoli al contagio di spendaccioni irresponsabili; dall'altra – nei pressi degli stessi spendaccioni irresponsabili, cioè i nostri pressi – come il centro propulsore delle politiche dell'austerità che hanno amplificato e cronicizzato la crisi dei subprime; e dall'una parte e dall'altra come una sistematica violazione di confini, quelli interni della sovranità come quelli esterni continuamente violati da migrazioni che la fortezza Europa non arresta.

Ai tempi del varo dell'unione monetaria, e poi della moneta unica europea, il fronte degli oppositori e critici era vario, diverso da paese a paese, e dentro c'era una parte della sinistra. Anzi, le sinistre si spaccarono, così com'era successo negli anni '70 sullo Sme. Adesso invece l'opposizione all'euro è egemonizzata da pensieri e pratiche di destra. Cosa ci sta succedendo, nel profondo? E cosa si può fare per contrastare questa tendenza, se ancora è possibile? Tornare a ragionare sui difetti di costruzione dell'edificio europeo può essere utile, per capire dove e come intervenire. Alcune riflessioni e suggerimenti vengono da un recente dossier pubblicato da Economia & Lavoro, intitolato appunto “Crisi del debito o crisi dell'Europa?” nel quale è diffuso un saggio inedito di Fernando Vianello, scritto nel 2005; accompagnato da una introduzione di Andrea Ginzburg e due letture parallele, una delle quali, firmata da Henning Meyer, direttore della Social Europe Journal, analizza l'intreccio delle “tre crisi” europee (strutturale, politica e istituzionale), mentre l'altra, affidata a James Wickham, vede alla radice del disastro “la sostituzione dei legami sociali con il mercato”. Attraverso diversi percorsi e ragionamenti, tutti e quattro gli autori convergono verso un punto: l'assoluta coincidenza, nell'esito finale, tra la débacle dell'economia e quella della democrazia europea, e dunque un'emergenza ben più grave di quella – già grave – legata “solo” alla recessione più lunga che si sia sperimentata dal dopoguerra nel continente.

I biglietti del diavolo

“Nel Faust l'invenzione della carta-moneta è attribuita a Mefistofele. Freschi di stampa e del prodigio che li ha resi uguali all'oro, i biglietti del diavolo si spandono per il regno. Chi se ne impadronisce diventa ricco, e il buffone di corte dice 'stasera stessa mi cullerò nel mio feudo'. Ma anche nella vita ordinaria la moneta può essere creata dal nulla (per questo non da chiunque). E con effetti non meno sconvolgenti. Al pari della moneta creata da Mefistofele, la moneta creata dalle banche internazionali attraversa il mondo come un vento impetuoso. Sconvolge modi di vivere e gerarchie sociali, alimenta speranze e premia le scommesse più ardite, genera un'onda di euforia che non di rado, ritirandosi, lascia dietro di sé macerie e desolazione”. Comincia così il saggio di Vianello (economista scomparso nel 2009, buon amico di Sbilanciamoci) che prosegue poi ragionando sui difetti di costruzione dell'architettura europea, e rintracciando il vizio d’origine nell’aver posto come unico pilastro la politica monetaria, ponendo in condizione ancillare tutte le altre politiche e, soprattutto, le istanze della società. “La politica monetaria (e del cambio), vista un tempo come qualcosa che si pone al servizio della società, è ora concepita come qualcosa che detta legge alla società, che fornisce un quadro di riferimento astratto entro il quale il corpo vivente della società deve comprimersi, come in una camicia di forza, non importa a quali costi”.

Nel saggio, Vianello spiega come e perché sia successo, e come la teoria economica abbia contribuito colpevolmente a questo disegno; mentre – aggiungiamo noi – molti politici sinceramente europeisti assecondavano la tendenza, pensando che le regole “stupide” (parola dell'ex presidente della Commissione Ue Romano Prodi) servivano sì per ottenere il consenso tedesco, ma poi prima o poi sarebbero state aggirate o cancellate. Quel che è certo, oggi, è che la costruzione è semi-crollata, che il vento impetuoso descritto nel turbinio della cartamoneta di Mefistofele sembra già passato, soprattutto dalle parti di Atene, Roma, Lisbona, Madrid; e che, di fronte ai costi umani e sociali enormi di disoccupazione e povertà di massa, le élite europee che avevano partorito il disegno della moneta unica non trovano niente di meglio da fare che continuare a rinchiudersi nel fortino, mentre da fuori spingono le truppe degli scontenti, degli sconfitti, e di tutti coloro che pensano basti cancellare quella moneta, con un tratto di penna, per tornare a una mai esistita età dell'oro.

Dove sono gli europeisti?

“Nella sostanza, la crisi dell'Eurozona è una crisi politica”, si legge in un altro articolo del numero già citato di Economia e lavoro, scritto da Henning Meyer (economista che dirige il Social Europe Journal). Secondo il quale “il processo di integrazione europea condotto dalle élites pare aver raggiunto un limite invalicabile”: se ne esce solo con un salto in avanti della democrazia, l'alternativa è la disintegrazione. Riportando le istanze e le dinamiche sociali nell'arena della politica, e dando un governo democratico all'Europa, forse si è ancora in tempo per evitare che la frammentazione dei disagi, dei rancori, delle perdite sociali porti solo a una guerra di tutti contro tutti. Una guerra che è visibile nei risultati elettorali citati all'inizio: si tratta ovviamente di partiti diversi, che hanno diversa estrazione e cultura. Moltissimi tra gli elettori italiani del Movimento 5 Stelle non hanno niente in comune e non vorrebbero in alcun modo essere accostati ai neonazisti di Alba dorata e ai razzisti lepeniani. Eppure nel movimento di popolo che li porta in alto c’è qualcosa in comune: lo stesso Grillo ha detto, all’indomani dell’enorme successo elettorale del suo Movimento, che se non ci fosse lui in Italia arriverebbe l’estrema destra. Ma c’è da chiedersi quanto c’è della destra, e anche di quella estrema, in molte delle pulsioni e delle politiche che si muovono nel magma dei 5 Stelle: cartina di tornasole è l’immigrazione, sulla quale all’indomani della strage di Lampedusa il capo del M5S ha manifestato platealmente e autoritariamente la linea. Che è nell’equazione straniero=clandestino, con tutto il seguito criminogeno e criminale che ne consegue. Più in generale, anche nei nostri Cinque stelle – come succede in modo più esplicito e respingente per le destre europee – l’ostilità all’esistenza stessa dell'euro, e insieme alla burocrazia e alle regole comunitarie si accompagna a un rinchiudersi nell’autodifesa del territorio e dei suoi confini da quel che viene da fuori; e dall'illusione che questa protezione potrebbe portare più ricchezza e benessere agli autoctoni. Cercare di respingere questa ondata riaffermando i princìpi sbagliati su cui si è costruita l'unione monetaria è, più che inutile, controproducente. Impossibile sconfiggere i populismi anti-europei continuando a sfornare politiche impopolari e anti-popolari. Eppure è quello che coloro che si dichiarano europeisti, per esempio in Italia, continuano a fare, presentandosi dunque ancora una volta come difensori di uno status quo insostenibile: quello dei patti di stabilità, dei pareggi di bilancio, delle regole contabili che sono diventate l'unico linguaggio comune d'Europa. Mentre invece è a carico di quanti non rinunciano all’idea di una politica progressiva, l’onere di dimostrare che un’altra strategia europea è possibile, e assai più conveniente, per chi oggi ha meno, della chiusura dentro frontiere e identità sempre più anacronistiche. Ma chi si incarica di questo compito? Colpisce, e forse fa più male delle scorciatoie populistiche, l’assenza di questo livello della discussione nella sinistra, come se fosse per noi tutti impossibile pretendere un’altra Europa per un’altra politica, più vicina a quella ideale. Persino adesso, quando è a tutti visibile e plateale il fallimento dell’Europa reale.

 

 

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Commenti

Sillogismi

Rimango sempre estrerrefatto quando leggo il tema "euro" commentato da una penna di sinistra, per il semplice fatto che alla fine il discorso si perde e non esiste più nessuna aderenza alla realtà. Tutti vogliono un'Europa diversa, ma nessuno sa indicarla.
Eppure il discorso schematizzato non è difficile: tutti vogliono un'Europa diversa ma questa passa attraverso lo smatellamento dell'euro. Discorso semplicissimo, cristallino, ma a sinistra impossibile da fare poiché si è schiavi del sillogismo del PD.
L'euro lo ha voluto la sinistra, il PD è europeista, quindi l'euro coincide con l'Europa. Il corollario è che se non vuoi l'euro sei contro l'Europa e sei pure di destra.
E mentre a sinistra vedamo illustri teste alle prese con questo groviglio logico, nel tentativo di trovare una soluzione "progressista" che non violi il sillogismo, le destre mettono la freccia e sorpassano.

Propongo un nuovo sillogismo:
l'euro non coincide con l'Europa e l'euro sta facendo saltare la convivenza tra gli Stati membri, quindi chi difende l'euro è contro l'Europa.

Cari saluti

Unione Europa di destra, antidemocratica e irriformabile

Da ignorante in materia sono felice che finalmente si abbatta il tabù: mi pareva incredibile che l'articolo di Lordon sul Le Monde Diplomatique di questa estate non avesse avuto alcuna eco sui media che frequento. Vorrei farmi una opinione e non so se la sua proposta sia possibile, ma sono certissimo del fatto che i meccanismi di presa di decisioni a livello europeo sono antidemocratici, quindi ritengo stupido lasciare alle destre di varia natura il monopolio del tema dell'abbattimento di questa Unione Europea, di destra ed irriformabile, come ricorda Lordon. Purtroppo però oggi di economia parlano solo gli economisti ed i politici hanno abdicato :)

L'uscita dall'euro sarebbe di destra?

Il tema dell'uscita dall'euro è di destra solo per colpa della sinistra, che ha rinunciato a qualunque revisione critica delle politiche fin qui adottate.
Di destra in realtà sono le politiche di austerità, che in nome dell'euro stanno falcidiando i lavoratori degli stati periferici dell'eurozona. Oltre a causare il progressivo smantellamento del modello europeo di stato sociale.
E' questo il vero obiettivo delle classi dominanti europee, che usano la crisi economica (dovuta alla speculazione finanziaria delle banche e non al debito pubblico) come pretesto per continuare a ridistribuire la ricchezza dal basso verso l'alto. Col beneplacito, anzi con la partecipazione attiva ed entusiastica, del nostrano PD.

debito pubblico

@Alessandro Cavalli
giusto per puntualizzare che prima della "crisi dell'euro" il debito pubblico in Spagna e Irlanda era molto basso, e in Italia era in discesa (sì, sotto berlusconi). Poi se uno guarda alla questione dopo il travaso volto a "salvare le banche" (cioè, un'enorme socializzazione delle perdite), allora come per magia il problema è il debito pubblico. Ma siamo OT

per l'autrice dell'articolo: vero, la battaglia contro l'euro è stata fatta propria (per i motivi sbagliati, fra l'altro) in larghissima parte da movimenti di destra, nazionalisti quando non propriamente fascisti. La domanda però resta: di fronte a questa situazione, vogliamo restare schiacciati a difesa di una costruzione fallimentare e marcatamente anti-sociale?

sottoscrivo

mi permetto un secondo intervento solo per sottoscrivere totalmente la riflessione di Enrico Grazzini

c'è modo e modo di uscire dall'euro, ma la sinistra dorme

Michele, vediamo di non girare in tondo su questo punto. Come dice sempre Brancaccio, c'è modo e modo di gestire l'uscita dall'unione monetaria. Il problema è che a 20 anni da Maastricht le forze (sic) di sinistra continuano a vivere nel "sogno" della unità europea:

http://www.emilianobrancaccio.it/2013/10/31/20-anni-da-maastricht-dal-sogno-allincubo/

crisi euro

In tutto questo dibattito è facile che molti si dimentichino che la crisi dell'Euro ha cause diverse e che una di queste cause, soprattutto per quanto ci riguarda, è l'accumulazione di un debito pubblico di dimensioni enormi. Ci rendiamo conto che per pagare gli interessi sul debito spendiamo quasi il doppio di quanto lo stato italiano spende per l'istruzione, dalle scuole materne all'università ? Una moneta senza stato è un elemento della crisi, ma un debito praticamente irrestituibile non è da meno.

Euro ed Europa

Sulla questione dell'euro e della rotta d'Europa rimando a quanto scritto su questo sito e negli e-book pubblicati in proposito. Non si può certo dire che il gruppo di lavoro che fa capo a sbilanciamoci e a sbilanciamoci.info abbia ignorato il problema o si sia accodato a un pensiero dominante. Non è questo mio il primo articolo che affronta la questione, e non sarà l'ultimo, la discussione e l'approfondimento continuano. Ma come negare il fatto che, qui ed ora, l'opzione dell'uscita dall'euro sia egemonizzata da pensieri e pratiche della destra, e avanzi pericolosamente insieme a razzismi e nazionalismi?

Ma perchè l'uscita è "di destra" ?

In effetti non capisco - e non sono il solo, mi pare - perchè l'opposizione all'euro sia "di destra" e "populista":
Allora sono "populisti" Samuelson, Krugman, Feldstein, Hahn, i sessanta economisti tedeschi del "manifesto", Dornbush, Tobin etc.?
Due anni fa vi avevo proposto un articolo (che non avete ritenuto di pubblicare) in cui avevo riunito i giudizi sulla moneta unica di questi economisti, formulati negli anni novanta (attenzione ! negli anni novanta!) : tutti drasticamente negativi e profetici, purtroppo (le conseguenze negative prospettate si sono puntualmente verificate). Non saranno populisti, direte (ma spero di no) ma sono americani (non tutti in realtà) e difendevano il dollaro dalla "minaccia" dell'euro. E' un modo vergognoso di fare polemica : equivale a dire che questi illustri signori erano tutti al soldo del governo americano.
In realtà l'euro è stato un tragico errore tecnico e politico. Lo vediamo oggi tutti : l'euro sta distruggendo quel tanto - e non era poco - di integrazione europea che si era faticosamente costruita in sessanta anni.
Non serve bollare come "populista" chi lo dice : bisogna discuterne.

l'Euro

Molto interessante l'articolo di GrazianiEnrico Grazzini

concordo con il fatto che gli argomenti vanno approfonditi, non ci si può più permettere di ragionare per etichette, dire che chi è a favore del recupoero della sovranità monetaria è di destra è superficiale e mi offende come persona umana, si denota anche una certa paura, ma io credo che le cose si possano fare con criterio ed a fasi accompagnando il processo, vedasi ad esempio le proposte del movimento ME-MMT, programma di salvezza economica del paese, movimento portato in Italia dal giornalista Paolo Barnard. Non possiamo più ragionare con il criterio protezionistico degli schieramenti, è necessario entrare nei temi e metterli a confronto

Gioia

Questo euro è indifendibile e Sbilanciamoci dovrebbe aprire la discussione

Cara Roberta, finalmente ti accorgi del ritardo drammatico della sinistra nell'affrontare la questione della crisi dell'euro, che ormai purtroppo coincide con la crisi dell'Unione Europea e della democrazia in Europa. L'euro è attualmente il principale strumento per imporre l'egemonia tedesca sull'Europa, ed è indissolubilmente legato alle politiche neocoloniali di austerità che stanno immiserendo il nostro paese e quelli del sud Europa. Non meravigliarti del fatto che, se la sinistra non difende i ceti popolari e i ceti medi, questi poi votino a destra. E' ovvio che accada così.La responsabilità ricade esclusivamente su una sinistra benpensante e poco popolare, autoreferenziale e poco aderente alla realtà. Se Hollande tradisce il suo programma elettorale e i suoi elettori, questi purtroppo vanno a destra.Anche in Italia la sinistra ha sottovalutato la questione dell'euro di Maastricht. In Italia anche il PD ha votato il pareggio di bilancio in Costituzione e il Fiscal Compact (cose che tu non dici). Tutto il mondo, dal Financial Times a Le Monde, da Krugman sul New York Times all'Economist parlavano della crisi dell'euro, della possibilità della rottura della moneta unica, della possibilità che qualche paese del sud Europa fosse costretto ad abbandonarla, ma perfino Sbilanciamoci.info ha finora praticamente ignorato il problema. L'austerità europea è una conseguenza inevitabile di questa moneta unica a guida BCE-Bundesbank. E' stato un grave errore soffocare il dibattito sulla possibilità/necessità di uscire a sinistra dall'euro in Italia e in Europa. Ho cercato a suo tempo, come sai, di affrontare il problema con Sbilanciamoci.info a partire dalla proposta di Oskar Lafontaine, cioè quella di abbandonare questo euro, concepito a immagine e somiglianza del marco tedesco, per creare un sistema di cambi concordati e flessibili tra le monete nazionali europee. Naturalmente tutte le proposte sono discutibili e opinabili, anche quella di Lafontaine: purtroppo però il mio articolo (come altri in precedenza) è stato rifiutato dalla redazione di Sbilanciamoci.info (o da una sua parte). Ho dovuto pubblicare le mie riflessioni sull'euro su altre testate, come Micromega, il Manifesto, il Fatto Quotidiano, e questo mi dispiace e mi stupisce. Sbilanciamoci.info dovrebbe essere il luogo aperto in cui elaborare politiche alternative a quelle dominanti senza privilegiare il punto di vista di questo o quest'altro. Anche se non ero in linea con la tua posizione, e magari anche con quella di Mario Pianta o di SEL, non si vede perché rifiutare a priori il dibattito su questioni così difficili e controverse. Mi sembra controproducente che una parte della redazione si assuma il compito di filtrare e orientare a priori un dibattito che al contrario dovrebbe essere plurale. Ma la questione dell'euro è ineludibile e non ci sono bacchette magiche, purtroppo solo dilemmi difficili. Mi sembra impossibile uscire dall'austerità con questo euro a guida tedesca; ma mi appare anche quasi impossibile riformare il sistema rigido della moneta unica fissato dai trattati di Maastricht e dal Fiscal Compact. Analogamente uscire unilateralmente dalla moneta unica che ci incatena all'austerità è anche molto difficile e rischioso. Occorre allora approfondire bene i problemi senza partiti presi. Il tuo lungo (e, con tutto il rispetto, alquanto tortuoso) articolo mi sembra, fumoso, ma mi pare che alla fine proponga un'ennesima e, secondo me, erronea fuga in avanti. Tu dici: visto che è andata male l'unione monetaria, facciamo anche un'unione politica, però questa volta democratica. Sono perplesso … A me sembra che prima di proporre, come è giusto, delle vie di fuga democratiche occorra innanzitutto dire dei no e quindi rompere con questa situazione. E mi sembra che, come dice Frederic Lordon su Le Monde Diplomatique, per recuperare la democrazia della UE occorra innanzitutto in via preliminare recuperare la sovranità nazionale, anche a livello monetario, perché solo a livello nazionale, che lo si voglia o no, si può esercitare (anche se purtroppo poco) la democrazia. Lordon propone di ritornare alle monete nazionali ma di avere una moneta comune europea di fronte a dollaro, yen, yuan, ecc. Tutte questioni naturalmente da discutere e approfondire. Occorre però cessare di criticare a priori, e perfino zittire, chi propone cose diverse dal pensiero dominante di questa sciagurata sinistra che spalanca le porte alla peggiore destra populista.
Enrico Grazzini

Meno male che c'e' M5S

Anche se non ho votato M5S alle scorse elezioni, devo dire : "Meno male che M5S c'e'!". Perche' M5S ha raccolto tutte le istanze di ribellione in un movimento di idee che non e' di destra ma, anzi, fortemente innovativo ed orientato alla democrazia partecipativa. Un aspetto quest'ultimo IMPORTANTE che lo differenzia fortemente dalle accozzaglie neofasciste nel resto dell'Europa. Pensiamo al risultato sulla votazione palese al Senato per la decadenza del puzzone: ci sarebbe stato se non ci fosse stato M5S?

Tutti????

A chi dice che bisogna fare un'alleanza di TUTTI contro l'euro, consiglio la lettura di questo altro intervento di Brancaccio, che ci fa capire che rischiamo di passare dall'ideologia vecchia del vincolo esterno alla nuova ideologia del cambiofluttuante, entrambe ideologie di DESTRA:

http://keynesblog.com/2013/10/03/lillusione-del-vincolo-esterno/

Fuori dall'euro subito

@Red Wolf, io apprezzo molto Brancaccio, lo seguo da anni. Ma non mi convince la distinzione che lui ha coniato e che porta avanti da tempo, quella tra uscita "di destra" e "di sinistra" dall'euro. Adesso vedo che anche i giornalisti iniziano a usarla, ma io la trovo politicamente sbagliata. So che esistono molti problemi tra cui quelli che riguardano gli effetti sui salari di un'uscita. Ma non si puo' pensare di uscire da questa fogna che e' l'euro senza una alleanza tra TUTTI coloro che hanno preso coscienza che l'Europa cosi' come e' ci porta al massacro. Saluti

l'europa MA

il problema è che per la sinistra la strada si fa strettissima così. Cioè, il messaggio "siamo per l'europa, ma un'eropa *completamente* diversa" (e con essa, l'euro), non mi pare particolarmente efficace. Specialmente se si considera che questa europa "diversa" (l'europa sociale, l'europa dei popoli, etc) non sembra esattamente dietro l'angolo. Questione banale: per cambiare l'architettura dell'unione occorre quasi necessariamente un cambiamento dei Trattati, ergo l'unanimità dei 28 paesi. Buona fortuna a noi. Se ci dicono di no, quale è il piano B? Farsi schiacchiare sul fronte "europeista" (tipo Sinistra Democratica in grecia, per capirci) e lasciare le praterie politiche alla destra fascista e nazionalista? Oppure cercare di recuperare una dimensione sanamente distruttiva rispetto ad un progetto, quello dell'Unione Europea, che oramai assomiglia sempre più ad un incubo per chiunque abbia a cuore dei valori progressisti?

euro

Skidelsky ha scritto un breve articolo sul tema "keynes, hobson, Marx" dove si può leggere che "..la mia critica principale a Keynes (è ) che l'economia potesse essere influenzata dal potere di classe era al di là della sua comprensione". Forse bisogna partire da qui, questa moneta è uno strumento che rende possibili i processi di privatizzazione e concentrazione, nonchè di distruggere il potere contrattuale e politico dei salariati. Che cosa c'è di meglio per la grande borghesia europea quando i capitali possono muoversi liberamente ovunque e non hanno nazionalità? Questi capitali hanno bisogno di ancorarsi ad un potere valutario forte ed ad una forza che li garantisca. Keynes non pensava che fuori da contesti internazionali cooperativistici la sovranità monetaria di un singolo paese ed il protezionismo fossero un elemento necessariamente negativo, nè è dimostrato storicamente (vedi 'economia e storia mondiale' di P. Bairoch), una sinistra pensante ci penserebbe e di movimenti di destra non ne vedremmo l'ombra.

per capirci qualcosa su uscita "da destra" e "da sinistra"

Sul tema, per capirci qualcosa, suggerisco questo eccellente intervento di Emiliano Brancaccio alla fondazione Sturzo, giovedì scorso:

http://www.emilianobrancaccio.it/2013/10/24/linsostenibile-divergenza-delleuro/

Qual'è il vero problema?

"come se fosse per noi tutti impossibile pretendere un’altra Europa per un’altra politica, più vicina a quella ideale."

Togliamo pure il "come se", visto che è manifestamente impossibile un altra Europa con questo euro e tutte le istituzioni "comunitarie" che si porta appresso. Una realtà irriformabile va abbattuta e basta, da qui la necessità dell'uscita dall'euro, che avverrà comunque per causa propria in assenza di una volontà anticipatrice.

L'assenza delle "sinistre" indica semplicemente la loro inadeguatezza, perfino di analisi della realtà, ed il loro totale fallimento, nonchè tradimento dell'elettorato nel caso italiano per la "superiore causa dell'euro" come elemento fondante di un'unione malinterpretata fin dal principio.

Ma l'euro è solo l'interpretazione teutonica di una degenerazione cancerogena della moneta moderna (non-nata nel 1971, e questa è un occasione perduta che si paga a caro prezzo), interpretata egoisticamente da Francia e Germania e masochisticamente dall'Italia. Uscire dall'euro da sinistra vorrebbe dire uscire dal pensiero unico neoliberista, cioè la morte dell'attuale sinistra degenerata e corrotta da almeno 40 anni. E' questo che da spazio alle destre estreme, non altro.