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Una lista unitaria a sinistra per le elezioni Ue

07/02/2014

È indispensabile una lista unitaria di candidati della sinistra e del mondo progressista che condividano la necessità di riorientare la costruzione europea

Nel dibattito al congresso di Sel, dove sono anche arrivati importanti messaggi di Tsipras e Schultz, molti hanno sottolineato il ritardo presente nella sinistra rispetto alle prossime elezioni europee. È un ritardo non casuale, che viene da lontano e riflette un più generale disorientamento della sinistra che si protrae da decenni; che segnala le difficoltà di riprendersi dal fallimento del comunismo reale e di riuscire a declinare nei nuovi tempi del post-neoliberismo e della post-neoglobalizzazione i suoi valori fondativi quali la lotta alle diseguaglianze e per la crescita socialmente ed ecologicamente compatibile; valori-obiettivo che anche la letteratura economica sulle cause e gli sviluppi di questa grande crisi indica sempre più diffusamente come particolarmente funzionali al suo superamento e per evitare una sua evoluzione regressiva che non è affatto da escludere.

Le prossime elezioni europee costituiscono uno snodo di fondamentale importanza che la sinistra non può sottovalutare, pena autoescludersi dal processo di accelerazione della storia innescato dalla crisi.

Negli ultimi decenni, la sinistra ha stentato a fare programmi adeguati ai nuovi tempi e coerenti ai propri valori fondativi. Spesso ha snaturato i propri ideali, assecondando una pretesa modernità che, invece, riproponeva idee vecchie confermatesi inadeguate allo stesso sviluppo capitalistico e alla sua conciliazione con la democrazia. Nei timidi e inadeguati ripensamenti della sua storia, la sinistra, anziché salvare il bambino e buttare l’acqua sporca, spesso ha fatto il contrario, per di più aggiungendovi i cascami del liberismo. Nelle forze politiche spesso hanno prevalso comportamenti e scelte da piccolo cabotaggio che hanno pregiudicato la loro capacità di rappresentanza nella società. In Italia, le frustrazioni accumulate nel ventennio berlusconiano hanno indotto molti elettori di sinistra a sperare nella possibilità di “vincere” prescindendo anche dai contenuti dei programmi. Ma accreditare le idee altrui senza condividerle non è vincere; significa invece snaturarsi, cioè perdere in modo radicale e definitivo; significa convertirsi senza crederci; significa mettersi nella condizione di non cercare nemmeno la rivincita in futuro perché la realtà della sconfitta viene opportunisticamente elaborata nel suo contrario. Le mediazioni e le alleanze sono altra cosa; in democrazia si possono e si debbono fare, ma non negando le proprie posizioni e comunque avendo in mente le strategie per realizzarle al meglio possibile.

In Europa la crisi sta interagendo come causa e come effetto con le fallimentari modalità finora seguite nel processo unitario. Tuttavia, tornare indietro non solo farebbe perdere un’occasione storica per riequilibrare i rapporti (pregiudicati dalla globalizzazione) tra le scelte individuali operate nei mercati e quelle collettive prese nelle istituzioni, ma provocherebbe un peggioramento economico, sociale e civile anche rispetto alla situazione attuale. Eppure, cresce il rischio che alle prossime elezioni europee ci sia una forte affermazione di candidati addirittura contrari all’Unione europea e di altri che persistono nel sostenere le politiche controproducenti e inique finora adottate che aggravano la crisi e aumentano la disaffezione popolare per la costruzione europea.

Le prossime elezioni potrebbero invece essere l’occasione per rilanciare la costruzione dell’Europa, invertendo la rotta fallimentare finora seguita e valorizzando i principi della sua tradizione sociale.

Quest’obiettivo richiede un sostanziale riavvicinamento dell’Unione europea ai suoi cittadini che va sostanziato con un loro coinvolgimento diretto nel parlamento da eleggere in primavera.

Un contributo convinto ed efficace da parte delle forze politiche esistenti della sinistra a quest’obiettivo sarebbe non solo molto utile allo scopo, ma anche un modo concreto per riavvicinarle alla società civile e per sciogliere le diffidenze che essa nutre nei loro confronti.

In ogni caso, in Italia la sinistra non può sottovalutare lo sbarramento del 4%, rischiare di disperdere i suoi voti e continuare a non avere affatto seggi nel parlamento europeo. Sarebbe un tracollo i cui effetti si riverbererebbero anche sugli equilibri politici nazionali e sulle loro prospettive. Dunque è indispensabile una lista unitaria di candidati della sinistra e del mondo progressista che, pur con storie personali e appartenenze diverse, condividano l’irrinunciabilità della costruzione europea in tempi rapidi e la necessità di riorientarla con politiche nuove; politiche volte a ridurre le diseguaglianze, a rilanciare e qualificare la crescita e ad aumentare la partecipazione democratica nei meccanismi decisionali; politiche che ribaltino quelle che hanno portato l’Europa alla peggiore crisi della sua storia capitalistica in tempi di pace e al declino delle sue prospettive unitarie.

L’unità e il coordinamento delle forze progressiste vanno estesi a livello europeo. La candidatura Tsipras per la presidenza europea anche simbolicamente è quella che meglio esprime le politiche che la sinistra sostiene per la costruzione europea; ed è valida anche perché, come è stato opportunamente precisato, è aperta al più vasto arco delle posizioni progressiste presenti in tutt’Europa, non implica l’adesione degli eletti alla Gue e non va intesa come contrapposta a quella di Schultz sostenuta dalle altre forze di centrosinistra. Naturalmente, dopo le elezioni sarà necessaria la convergenza su uno dei due nomi; ma questo percorso e il suo successo saranno il miglior viatico per invertire la rotta della costruzione europea.

In questi lunghi anni di fallimenti della sinistra nel nostro paese sono state bruciate anche buone occasioni per arrestare e risalire la china del suo declino. Nel cercare di capirne i motivi non va trascurato che anche in politica la generosità – sia dei singoli sia delle organizzazioni - non è solo un sentimento eticamente apprezzabile, ma è pure un segno di forza e lungimiranza. L’arroccamento sulle proprie posizioni denota invece debolezze irrisolte sulle quali è difficile o impossibile costruire alcunché. Ciò vale per tutti, nelle forze politiche e nella cosiddetta società civile.

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Commenti

Una lista unitaria a sinistra per le elezioni Ue

Condivido al 150% l'articolo di Pizzuti. Ma i commenti ricevuti mi pare chiariscano bene come la situazione sia disperata, perché si continua a dare più peso a ciò che divide invece che a ciò che unisce. Così facendo, superare la soglia del 4% resterà un'utopia. Viceversa, bisognerebbe partire dal massimo che unisce, tenendo presenti le condizioni date, compresa la legge elettorale. Tsipras e il suo schieramento ci offrono un'occasione e per fortuna andranno avanti anche se noi italiani non saremo capaci di aiutarli.

sinistra nel parlamento europeo, ma dove?

Sisi Tsipiras va benissimo, il discorso pure, per carità. Dopodiché, cortesemente, ci chiarissero i candidati in che gruppo si vogliono posizionare nel Parlamento europeo. Per caso, per caso, eh, in quel PSE che ha avallato tutte le peggiori acquiscenze al liberismo europeo e ai diktat della troijka (organismo ufficioso peraltro) e del FMI? Perché, a quanto si dice, mentre Tsipiras aderirà al gruppo della sinistra europea, in Italia gli eletti potranno scegliere se andare nel PSE. E che cosa c'entra con l'Europa ridisegnata il PSE? Non è questione di partiti o sigle, ma di politica: il PSE si identifica con i macelli fatti in Grecia e in mezz'Europa, con l'involuzione liberista, il pareggio di bilancio e l'abbattimento dei diritti del lavoro. Questo sarebbe sinistra???
Dovremmo, per non votare contro un'astratta idea d'Europa, appenderci con le nostre stesse mani al peggio reale degli schieramenti nell'Europa d'oggi? Chiudere gli occhi di fronte a simili ambiguità politiche di chi dovrebbe ricreare l'Europa? in nome di che? con che garanzie?
E vediamo se pure stavolta i commenti non allineati spariscono (a me è successo già 4 volte, e non ho mai insultato nessuno).

quale sinistra?

la "sinistra", quando si entra nel concerto, cioè in aula, ha votato (fino a ieri....vedi Torino a maggioranza PD-Sel-Rifondazione) compatta a favore di inceneritori e porcate simili

cosa intendete per "sinistra"?

Una lista unitaria a sinistra

Basta avere assistito a un dibattito per sostenere la lista Tsipras per capire che ci sono a) posizioni ideologiche non chiare a confronto, poi b) disturbi della comunicazione determinati dai personalismi aldilà delle ipotetiche divergenti posizioni ideologiche - tutte da verificare se veramente assolutamente divergenti.
Allora penso che è veramente indispensabile trovare le ragioni dello stare assieme almeno per questi due buoni motivi 1) dobbiamo ragionare come al tempo del CLN (ricordo che erano accettati anche i monarchici ora lo spettro è più circoscritto, va dai liberali di sinistra alla sinistra coerente in tutte le sue declinazioni) il nemico attuale è il totalitarismo neoliberista più subdolo e immensamente più potente di nazifascismo; b) dobbiamo avere un minimo collante ideologico in cui ci riconosciamo: il manifesto è, come ha affermato a suo tempo Settis, la COSTITUZIONE ITALIANA.
Ordunque ... non perdiamo altro tempo, costituire i comitati territoriali e a spron battuto indicare candidati, nome i logo, formalizzare le liste e ai banchetti prendere firme e nel contempo spiegare perchè è fondamentale che si voti Tsipras.
Luigi Fasce - Genova - www.circolocalogerocapitini.it