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Una Tobin Tax per il G 20. Il vertice di Pittsburgh visto dall'alter
Si apre oggi a Pittsburgh il terzo G20 dell'anno, chiamato a fissare le nuove regole della finanza mondiale dopo la peggiore crisi degli ultimi decenni e a reperire le risorse necessarie per rilanciare le economie nazionali, in primo luogo per i Paesi più poveri.
Una novità sostanziale di questo summit potrebbe venire dal capitolo riguardante la regolamentazione della finanza e dei mercati. Tanto Angela Merkel quanto Nicolas Sarkozy hanno riaperto nei giorni scorsi il dibattito su una tassa sulle transazioni finanziarie. Una proposta forte, che permetterebbe di porre un freno alla speculazione, di reperire risorse fondamentali per i Paesi più poveri e più in generale di restituire alla sfera politica una forma di controllo su quella finanziaria. Diversi Paesi, Gran Bretagna e USA in testa, si sono sempre opposti a proposte di questo genere. E' concreto il rischio che i governi dei due Paesi subiscano una volta di più l'influenza delle potenti lobby del settore finanziario, da sempre contrarie a qualunque forma di regolamentazione. L’Italia, al di là dei proclami in stile no global del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, non sembra troppo interessata alla questione.
“Il G20 rischia di concludersi con risultati molto magri, a dispetto di una situazione di crisi perdurante dal punto di vista sociale, economico e finanziario” ha dichiarato Andrea Baranes della CRBM, presente a Pittsburgh. “Di fronte a problemi globali servono soluzioni globali: le tasse internazionali rappresentano tali soluzioni, e un'imposta sulle transazioni finanziarie darebbe un segnale forte e innovativo nella giusta direzione” ha continuato Baranes. “L'augurio è che il G20 abbia il coraggio di cogliere tali opportunità, mostrando così di meritare il ruolo che si è auto-assegnato e di non essere unicamente il nuovo club dei ricchi” ha concluso Baranes.