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L’uguaglianza non è solo il «farsi da sé»

13/02/2015

Égalité/Non basta dare a tutti le stesse opportunità, ma è necessario considerare tutti come uguali. Ecco quali sarebbero le conseguenze per la società

Della triade repubblicana, da subito, la fraternità si è dimostrata il valore più fragile. Negli ultimi decenni, l’indebolimento si è esteso all’uguaglianza, spesso oscurata dal valore dell’inclusione sociale e, quando richiamata, subito qualificata in modo difensivo. Ciò che occorre ricercare, ci si si sente dire, è l’uguaglianza di opportunità di “farsi da sé”, non certo forme più estese di uguaglianza quali l’uguaglianza di condizioni.

Che l’uguaglianza vada qualificata è ovvio. Ciò riguarda, però, tutti i valori. Come affermava Lincoln, la libertà della pecora di non essere mangiata dal lupo nega la libertà del lupo di mangiarla. Chi richiede, però, di qualificare la libertà? Richiederlo a un unico valore, come avviene per l’uguaglianza, è, di fatto, un po’ delegittimarlo.

Ma, prescindiamo da tale problema. Perché accontentarsi dell’uguaglianza di opportunità di farsi da sé? Da un lato, l’evidenza empirica dimostra come i paesi con maggiore mobilità sociale siano anche quelli con minore disuguaglianza corrente. Dunque, una qualche uguaglianza di condizioni appare necessaria alla stessa uguaglianza di opportunità di farsi da sé, punto, peraltro, ben riconosciuto dal liberale Tocqueville.

Dall’altro lato, l’uguaglianza di opportunità di farsi da sé è muta rispetto a un gran numero di disuguaglianze, non di poco conto. Non si occupa delle disuguaglianze che si formano nei mercati, il suo bersaglio principe essendo le carenze nella lotteria naturale e familiare. Per essa, ciò che conta, in una visione del tutto competitiva delle opportunità, è solo livellare il campo di gioco, qualsiasi siano poi gli esiti del gioco di mercato. Neppure si occupa delle disuguaglianze nelle più complessive chances/forme di vita (Jaeggi, 2014).

Per occuparsi di tali disuguaglianze occorre con decisione recuperare un’altra dimensione di uguaglianza, al cuore dell’ethos democratico, l’uguaglianza di considerazione e rispetto. Se siamo tutti degni di considerazione e rispetto, tutti dobbiamo rapportarci agli altri come uguali. Sembra un’indicazione generale, ma le implicazioni sono dirompenti.

Se ci rapportiamo gli uni agli altri come uguali possiamo giustificare la presenza, nel mercato, di poteri grazie a cui una parte domina/marginalizza l’altra, accaparrandosi gran parte del valore prodotto nonché minando la stessa democrazia come ci ricorda anche Rousseau nel pezzo qui pubblicato? Possiamo giustificare una riduzione del welfare a istruzione e servizi per l’attivazione nonché ad alcune residue tutele per chi resta indietro, quando restare indietro è parte integrante delle modalità in cui le interazioni sociali sono strutturate e la soddisfazione di alcuni bisogni (una qualche uguaglianza di condizioni alla Marshall) è essenziale per tutti? Possiamo, al meglio, limitarci a investire nelle scuole di periferia, senza considerare la stratificazione sociale che, di nuovo, mette in discussione i termini della nostra comune interazione? Ancora, se ci rapportiamo come uguali, possiamo essere insensibili alle domande di riconoscimento delle diverse forme di vita?

Le risposte a queste domande mi paiono inevitabilmente negative. Se così, l’uguaglianza di considerazione e rispetto ha molto da dire. Essa impone di contrastare le disuguaglianze di mercato inaccettabili per individui che si rapportano come uguali e, altresì, di costruire un sistema di welfare intimamente universale che, lungi dal presentarsi come aiuto degli avvantaggiati agli svantaggiati, rifletta la nostra comune interdipendenza, assicuri, come ben insegnano Sen e Nussbaum, il reciproco riconoscimento delle nostre diversità e permetta il perseguimento di modalità di partecipazione diverse da quelle di mercato, così contribuendo ad arricchire la sostanza delle nostre vite.

In breve, l’uguaglianza di considerazione e rispetto ci impone di costruire le basi sociali grazie a cui libertà, responsabilità e una pluralità di meriti possano da tutti e il più possibili essere perseguiti.

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