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Il "Lecce framework", un altro summit inutile

25/06/2009

Alla fine Giulio Tremonti ha scelto Lecce come sede per il vertice del G8 finanze che avrebbe dovuto lanciare proposte innovative per la definizione di standard globali per la finanza al fine di prevenire nuove crisi sistemiche in futuro. Ma il Salento ed il precoce caldo estivo non sembra abbiano convinto i ministri delle finanze del G8 a lanciarsi in esercizi autenticamente nuovi e di cambiamento. Il “Lecce Framework” - ossia una paginetta generica annessa al comunicato finale del vertice – non è stato all'altezza delle aspettative.

In primis il G8 non ha trovato accordo sul mandato all'Ocse per armonizzare gli standard esistenti al fine di produrre un unico “codice” globale, eventualmente valido anche per tutti gli altri paesi del pianeta e i loro mercati finanziari. Allo stesso tempo il G8 ammette che l'esercizio dovrà necessariamente essere portato in ambito G20 (il forum che oggi conta davvero rispetto all'obsoleto e superato G8) ed anche oltre in altri paesi non-G20. Emblematico che Stati Uniti e Inghilterra rifiutino la logica di una regolamentazione globale e pochi giorni dopo abbiano annunciato le proprie nuove regole nazionali lasciando gli stati europei con il cerino in mano.

Infine, a Lecce nulla è stato detto su quali nuovi standard o che revisione di quelli attuali vada portata a termine per evitare gli errori del passato. Si fa riferimento per altro agli standard del Financial Stability Board, che come Forum era stato creato dopo le crisi asiatiche di fine anni '90 proprio per definire linee guida capaci di evitare nuove crisi finanziarie. Questi standard e la loro mancata applicazione hanno palesemente fallito nel prevenire l'attuale e molto più profonda crisi. Senza parlare della mancanza di riferimento a meccanismi nuovi di enforcement e sanzioni per il presunto set di standard globali armonizzati. Si pensi alla controversa questione dei paradisi fiscali e l'incapacità dell'Ocse e del G20 di andare oltre strade già battute e fallimentari – ad oggi nessun paese è nella lista nera dell'Ocse, ossia secondo la stessa Ocse non esistono paradisi fiscali.

Insomma, la crisi finanziaria che ha sconvolto i mercati da un anno e mezzo, pizzicando velenosamente i gangli del loro funzionamento e generando una danza senza freni delle borse e dei principali istituti finanziari, non sembra aver “tarantolato” i ministri delle finanze del G8 e il nostrano Tremonti, che dietro le parole ed il populismo di circostanza aspettano ancora una volta che passi la nottata di danze sfrenate e risorga il sole sui mercati finanziari globali.

Tratto da www.crbm.org