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Come tassare la speculazione e vivere meglio

08/06/2010

Si allarga il movimento per una nuova tassazione sulle transazioni finanziarie, sostenuta a parole (ma non nei fatti) anche da alcuni governi europei. Una guida in libreria e in rete con analisi, numeri e proposte sulla tassa che può essere il primo passo per invertire la rotta

Il mondo ha salvato la finanza cocainomane, ora c’è il rischio concreto che la finanza possa uccidere chi l’ha mantenuta in vita. Non tanto i governi, che hanno deciso nel momento dello tsunami di mettere a disposizione del sistema finanziario oltre 13.000 miliardi di dollari (dati del Fondo monetario internazionale), quanto i cittadini dei paesi che hanno visto aggravarsi pesantemente i deficit pubblici, non a causa di un incremento della spesa pubblica per investimenti o welfare, ma per pubblicizzare banche o per costituire società ad hoc dove inserire titoli e immobili tossici.
Una tassa sulle transazioni finanziarie è quindi un’urgenza, una necessità, uno dei primi obiettivi della società civile, che, in tutto il mondo da ormai due decenni, si batte per mettere un argine alla deriva distruttrice, e in alcuni casi criminale, del sistema finanziario globalizzato. Analisi e numeri in materia non mancano, a sostegno di un prelievo fiscale di ridottissime dimensioni (tra lo 0,01 e lo 0,05%), che vada a ridurre la propensione altamente speculativa di alcuni operatori e, nello stesso tempo, a costituire un fondo per la democrazia, la giustizia e la coesione sociale. Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali ogni giorno si effettuano transazioni finanziarie per un controvalore di 7.200 miliardi di dollari tra scambi sulle valute, derivati e opzioni di svariata natura e rischiosità in larga parte su mercati non regolamentati (gli stessi che hanno originato il panico post fallimento Lehman).
Intervenire con una tassa globale è una battaglia di democrazia e trasparenza, la stessa evocata da alcune istituzioni internazionali e da una parte dell’ideologia iper-liberista quando si tratta di mettere le mani sui beni comuni o di contrastare minimi interventi di regolazione. Attraverso un piccolo, quasi insignificante, prelievo fiscale è possibile portare alla luce del sole i protagonisti dell’assalto alle materie prime (che ha lasciato una pesantissima eredità soprattutto sui paesi del sud del mondo dove sono triplicati i prezzi per acquistare il cibo per la sopravvivenza giornaliera), ma anche quelli che, negli ultimi dodici mesi, hanno deciso di sfruttare le difficoltà di alcuni Paesi dell’area euro per attaccare la moneta unica. Mentre la Grecia si dibatteva per ottenere un aiuto da Bruxelles e Fmi, una parte dei suoi cittadini metteva al riparo i capitali rastrellati negli ultimi due decenni per acquistare immobili di prestigio a Londra oppure acquistava Cds (credit default swap, sulla carta assicurazioni contro il fallimento dello stato debitore), senza neppure possedere bond emessi da Atene.
La Tassa sulle transazioni finanziarie non è una panacea, ma rappresenta il primo mattone di nuove fondamenta che possano permettere di invertire una rotta che rischia, altrimenti, di avere effetti realmente drammatici sulle democrazie di tutti i paesi europei e nord americani. Gli introiti della Tassa globale (come viene illustrato in questo opuscolo da Andrea Baranes) possono essere utilizzati per risanare i conti pubblici, ridefinire le politiche per un welfare di cittadinanza, decidere strategie economiche basate sulla sostenibilità sociale e ambientale, perseguire gli obiettivi del Millennium Goal delle Nazioni Unite per sradicare la povertà assoluta. E, con l’istituzione di questo strumento, si può dare un contributo fondamentale al tentativo dei regolatori di mettere le briglia ai mercati fuori controllo.
La stragrande maggioranza dei cittadini è all’oscuro del fatto che gli operatori finanziari si sono costruiti un territorio extralegale, chiamato Otc (Over The Counter), dove, in virtù della deregulation e dell’applicazione del principio ideologico del mercato che si autoregola, possono esporsi a rischi incalcolabili e destabilizzanti. Un terzo del gigantesco Tarp, il fondo per la crisi creato dal Congresso degli Stati Uniti su indicazione del Governo, è finito a una società di assicurazione privata, Aig, che ha utilizzato il danaro pubblico per ripagare alcuni grandi operatori finanziari, Goldman Sachs in testa, che si erano assicurati contro il fallimento della Lehman Brothers.
Ancora oggi, a distanza di quasi due anni da quella vicenda che ha contrassegnato drammaticamente per tutto il mondo l’esistenza di una crisi in atto già da più di un anno, il mercato Otc è fuori controllo e le autorità monetarie non sono in grado di dimensionare la reale esposizione al rischio, che, secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali, a fine 2009 ammontava a 614.000 miliardi di dollari! La Ttf serve anche a evitare che il mondo possa essere travolto dalla leva finanziaria di una finanza fuori controllo

In allegato, l'opuscolo promosso da Social Watch Italia sulla Tassa sulle transazioni finanziarie

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Commenti

derivati

I numeri alti delle transazioni finanziarie in derivati da soli non fanno la crisi. Se mancano le regole la finanza non c'entra, se i giuristi & co. sono perennemente in ritardo ci sarà pure una ragione, o no? in ogni caso è li che bisogna guardare.
Quanto agli OTC, anche li, la loro esistenza non ha mai fatto male a nessuno. Funzionano finche sono appannaggio delle sole investment banks. L'errore indubbio è portare prodotti OTC a chi non dovrebbe neanche toccarli "di striscio", e se si vede bene questo è stato il problema di tutte le crisi più recenti (e anche di qualcuna che verrà... vedrete, ne riparliamo)
Ora chiedo: dopo tutti questi anni, dove sono le regole? e siamo sicuri che regole molto strette (ammesso che si riesca a dettarle) siano produttive? se usciamo dalle parole vuote e cominciamo a seguire cosa accade nei casi in essere (derivati e èpubblica amministrazione, piccole imprese ecc.) potremmo entrare un po' più sul tecnico e comprendere sia quanto è difficoltoso regolamentare questioni complesse e specialistiche sia quanto semplice sembra a chi dei derivati (vedi swap) sa al massimo che sono delle scommesse (che poi non è neanche vero, ma siccome l'avevano detto a Report tutti lo ripetono e sono felici). PS: dove era il governo americano quando si decise di dare i mutui anche a chi non avrebbe potuto pagare gli interessi? ricordo che queste non sono pure operazioni finanziarie, ma strategie politico-economiche di cui la finanza è l'ultimo vagoncino...

Volume scambi finanziari

Saremo sicuramente analfabeti ma i dati sui volumi delle transazioni finanziarie sono dell'FMI e della BIS cioè della Banca dei Regolamenti Internazionali
Nessuno ha mai sostenuto che i derivati siano il "male assoluto", come invece ha fatto più volte con l'eccezionale capacità demagogica che lo contraddistingue il Ministro Tremonti: rappresentano, però, un problema rilevante soprattutto quando sono trattati sui mercati non regolamentati, Over the counter, che per definizione non sono trasparenti

Risposta a tassazione finanza

Mi rivolgo al Commento precedente, non sono una banca, né un intermediario finanziario e la diffido dall'apostrofarmi in questo modo. Se lei ha perso soldi, bisogna in primo luogo chiarire come aveva investito, quanto fosse esperto chi l'ha eventualmente consigliata, proprio perché la finanza derivata (e in genere la finanza) non è roba da non addetti ai lavori. Occorre, insomma, cautela che spesso né l'appassionato né qualche pseudoconsulente hanno. Purtroppo, nel nostro paese per fare iniezioni bisogna avere una laurea nel settore, ma per parlare di finanza basta essere laureati generici o anche semplicemente appassionati.
E' un peccato che lei non senta il bisogno di fare corsi specialistici di finanza, visto che vuole fare da solo, evidentemente fino a un certo punto. E prima che mi ri-insulti, dicendomi che voglio vendere i miei corsi, sappia che io non guadagno sulla formazione, svolgendola in università, in corsi specialistici. Ah, caro signore, non faccio neanche consulenza.
La sua affermazione "che l'ignoranza in questo settore -finanza- è stata scientificamente progettata", è assurda. La finanza è una cosa e le banche (che la vendono) sono un'altra: lei incrocia concetti che non hanno alcuna correlazione.
Immagino del resto sia stato in contatto con una banca commerciale, a meno che lei non sia una impresa, che negozia direttamente in banca di investimento. Ma le sue parole, in tal caso, sarebbero altre, mi creda.
Io non ho privilegi, caro signore, se non quelli derivanti da uno stipendio misero di professore universitario fuori sede, mangiato dal gasolio e dagli alberghi che pago di tasca mia per poter svolgere la mia professione, che consiste nel dare formazione a studenti seri che si occuperanno seriamente di finanza. lavoro sette giorni su sette, e se riesco aprendere una settimana di ferie l'anno mi sento fortunata.
Ora è complicato in questo poco spazio per argomentare le opinioni di Tozzi, le segnalo che ammettendole valide 25 anni fa, il mondo è cambiato, e le assicuro che c'è un segmanto del mondo (piccole imprese, le medie e grandi e molto altro, che con le volatilità di oggi non sopravviverebbero, pur essendo leader nella loro gestione caratteristica. E per far si che sopravvivano, caro Dott. Calvo, c'è bisogno di derivati fatti bene. Senza speculazione (la lasciamo ai trader online, che si divertono al pc), senza frodi o truffe (per le quali la laurea non serve). Rammento anche a lei che i titoli pubblici che hanno performato troppo negli ultimi 40 anni, non faranno cosi in futuro. i rendimenti sono bassi, e tali saranni in molte parti degli anni e decenni a venire, e gli scossoni che potranno arrivare da crisi temporanee non serviranno a tenere alta la media del rendimento nel tempo. Considerato che l'inflazione si capitalizza in modo composto nel tempo, con i rendimenti obbligazionari senza rischio (governativi) non solo non si manterrà il potere di acquisto del capitale, ma si andrà soggetti a perdite in conto capitale (minusvalenze) legate ai periodi di crescita dei tassi (converrà con me che dai livelli attuali difficilmente si può scendere, se non altro perché i tassi di sconto devono essere positivi.
La ringrazio della fiducia che pone sulla mia preparazione, se vorrà, in altro luogo, potremo parlare delle cause della crisi, mi perdoni ma non uso fare chiacchiere fantasiose e avrei bisogno di qualcosa di diverso da questo spazio. Sappia comunque che sono uno specialista del settore, libero di non credermi. Io diversamente da lei non sputo né sentenze, né sul lavoro altrui, chiedo tuttavia che si argomenti in modo diverso sulle questioni che riguardano la finanza, non riconducendo sempre l'economia e la finanza a quattro chiacchiere. Ciò non solo è avvilente, lo sarebbe ovunque, in medicina, in oncologia, nelle scienze esatte, ecc; è sbagliato, e non porta vantaggio, mi creda, a nessuno.
Ah, caro Dottore, io non ho mai difeso le banche, ma quando le accuso indico fatti certi, non generici. il bla bla bla mediatico non fa altro che far godere i furfanti e rendere la vita diffile agli istituti virtuosi, con evidente danno per la collettività, e i nostri figli. Cordiali saluti

Le da fastidio se ci occupiamo dei nostri soldi e del nostro futuro?

Mi rivolgo alla commentatrice che giudica con tristezza il fatto che di finanza comicino ad occuparsi i non addetti ai lavori. Ho perso il 25% dei miei risparmi con la crisi dell'ottobre 2008. Ciò grazie a voi, banche ed intermediari finanziari che si sono ben guardati dall'avvertirmi in tempo. Ho due lauree, leggo, mi informo, ma non ho mai fatto un corso specialistico in finanza. Dal 2008 studio la finanza per conto mio, ho reinvestito i soldi che mi sono rimasti, in BTP, in Conto arancio ed in obbligazioni Enel, ed ho recuperato metà di quanto avevo perso. Senza più seguire i vostri consigli. Più studio il meccanismo finanziario e più mi rendo conto che l'ignoranza in questo settore è stata scientificamente progettata, perchè se tutti sapessero la verità e cioè che il meccanismo bancario è sostanzialmente un prelievo parassitario a carico dei risparmiatori ed una palla al piede per lo sviluppo produttivo, molti di voi perderebbero il lavoro e gli enormi privilegi che storicamente vi siete accapparrati.
Già nel 1985 il prof. T. Cozzi (colui che ha tradotto in italiano J.M Keynes) mi spiegava che in un modo ideale le banche non dovrebbero esistere, perchè la cosa migliore sarebbe far fluire il risparmio direttamente alle imprese (e per questo c'è la borsa) ed allo Stato (e per questi ci sono i titoli pubblici). Tutto il resto è opera del demonio. Credo che perlomeno sulle cause e sulle conseguenze della crisi, lei sia informata. Non so bene quali rimedi pensa di proporre, ma non io sputerei sopra al lavoro di Social Watch Italia, se non altro perchè hanno il coraggio di porsi dal punto di vista dell'interesse pubblico e non delle banche. Del futuro mio e dei miei figli me ne voglio occupare io, senza più affidarmi alle banche. romano.calvo@libero.it

finanza, sempre tutta =

Se chi parla di derivati, li conoscesse (servono molti esami, e percorsi specialistici che in Italia fanno pochissimi) non scriverebbe cose cose facilmente controvertibili. L'affermazione "ogni giorno si effettuano transazioni finanziarie per un controvalore di 7.200 miliardi di dollari tra scambi sulle valute, derivati e opzioni di svariata natura e rischiosità in larga parte su mercati non regolamentati" seguita da "gli stessi che hanno originato il panico post fallimento Lehman" fa sorridere un addetto ai lavori come me (e non sono di parte bancaria). Mi fa piangere se penso che svilisce anni di lavoro di persone come me e abbatte la lenta crescita dell'educazione finanziaria dei cittadini.
Se imparassimo tutti a parlare solo di ciò di cui siamo seriamente consapevoli e esperti, il mondo sarebbe oltre. Decisamente. Purtroppo la finanza attira, speciialmente chi non la conosce e non l'ha studiata.