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Schultz: bene i tagli ma stop austerity

28/02/2014

Euro tunnel/1 "Il consolidamento di bilancio è necessario ma i risparmi richiesti agli Stati sono eccessivi e non potranno mai aiutare a risanare il debito". Intervista a Martin Schulz, presidente del Parlamento Ue e candidato socialdemocratico alla presidenza della Commissione

Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo e candidato socialdemocratico alla presidenza della Commissione Europea, è un politico sui generis. Milita nella Spd da quando aveva 19 anni ed è appassionato di calcio e letteratura. A 18 anni la sua carriera di calciatore venne compromessa da un infortunio al ginocchio. Ha poi gestito per anni una piccola libreria, che esiste ancora, e Il Gattopardo è uno dei suoi romanzi preferiti; nel frattempo faceva il sindaco nella piccola città di Würselen.

Nel 1994 viene eletto al Parlamento Europeo, nel 2004 è alla guida del Gruppo dei Socialisti e Democratici (un anno dopo il famoso «duello verbale» con Berlusconi), e nel 2012 viene eletto presidente. Schulz è distante dall’immagine del freddo politico tedesco: simpatico e ironico, non ha mai nascosto di avere un passato da alcolista. E nel suo ultimo libro, Il gigante incatenato (appena pubblicato in Italia da Fazi), non risparmia critiche alla gestione della crisi da parte delle élite europee e all’architettura «storta» dell’eurozona. L’abbiamo incontrato in occasione della presentazione del suo libro a Roma.

Iniziamo dalla Germania, e dalle responsabilità che ha nella crisi europea. Nel libro non si parla del surplus commerciale tedesco, della mancanza di domanda interna, né del potere accumulato da Berlino. «Non è rendendo più debole la Germania che si rafforzano i paesi della periferia», replica Schulz, «e la Germania ha ormai ceduto alla Cina il titolo di campione mondiale delle esportazioni». Il suo giudizio sulle politiche realizzate dai governi del Sud Europa? «Ci sono grandi passi avanti fatti dal punto di vista del consolidamento del bilancio, a partire dall’introduzione del Fiscal Compact». E l’Italia? «Anche qui i passi avanti sono stati importanti, con le misure di riduzione del deficit introdotte dal governo Monti prima e da Letta poi».

Ma come si fa con il Fiscal Compact a difendere il welfare state europeo? «Non dobbiamo dare delle interpretazioni sbagliate. Il Fiscal Compact – replica Schulz - vincola l’aumento del debito pubblico alla crescita dell’economia. Se devi spendere il 20-25% del bilancio dello stato per pagare gli interessi passivi, sono soldi sottratti allo sviluppo. Ma se il Fiscal Compact ci porta a bloccare la crescita, necessaria per ridurre il peso del debito, allora dobbiamo trovare altre soluzioni, avere una strategia d’investimento a livello europeo».

Il riconoscimento al necessario «consolidamento di bilancio« realizzato in Italia dai governi di larghe intese si accompagna a una critica agli eccessi dell’austerità: «I risparmi richiesti oggi sono oggettivamente eccessivi e non potranno mai aiutare a risanare il debito. In Spagna, Portogallo, Italia e soprattutto in Grecia la disoccupazione è drasticamente aumentata, l’economia ha subito una battuta d’arresto e, nonostante la massiccia politica di risparmio, la spirale del debito non è stata interrotta», scrive nel volume. E critica l’idea che «alcuni paesi europei avrebbero vissuto al di sopra delle loro possibilità».

All’Italia e ai paesi della periferia l’Europa ora chiede «riforme strutturali», sul modello di quelle introdotte in Germania dal governo socialdemocratico. «Abbiamo modelli economici diversi in ciascun paese europeo – risponde Schulz è difficile quindi prendere le riforme introdotte in un paese come modello per gli altri. I partiti socialdemocratici dovrebbero tener conto che ci sono alcuni elementi comuni tra noi: il lavoro dev’essere pagato ovunque con salari dignitosi, non può essere un lavoro a qualunque condizione. Un secondo elemento comune è l’importanza di un salario minimo, legato al Pil del paese. E il terzo elemento – continua Schulz è che nessun paese può sopravvivere se l’istruzione e il sostegno ai giovani non è al centro dell’azione del governo».

Il presidente del Parlamento europeo rifiuta, nel suo libro, «l’idea neoliberista secondo cui il modello sociale europeo costituisca uno svantaggio competitivo» e che l’unica soluzione sia un’«armonizzazione verso il basso» degli standard sociali. Al contrario, dice, bisogna «rafforzare il nostro modello sociale unico al mondo», approfondendo il processo di integrazione.

L’attento equilibrismo tra realismo istituzionale e critica delle politiche europee lascia spazio a qualche affondo quando i temi si fanno più generali. Schulz ricorda che la crisi è stata causata dalle banche, non dagli stati, e che «l’indebitamento statale dipende in buona parte anche dal salvataggio delle banche spregiudicate». «L’Unione ha imposto un’austerity a senso unico senza accompagnarla a sufficienti misure per creare crescita e impiego»; «è stata proprio la gestione della crisi a sprofondare l’Europa nell’abisso» scrive nel libro. E ammette che l’Ue ha un grave deficit democratico: «Se l’Europa fosse uno stato nazionale sarebbe la prima a non soddisfare i criteri di ammissione dell’Unione, perché in molti settori non è abbastanza democratica».

Ma la critica più radicale è rivolta al neoliberismo, il problema di fondo da cui è scaturita la crisi attuale. Nel libro Schulz punta il dito contro la Commissione, colpevole di aver «portato avanti l’agenda neoliberista», dagli anni novanta in poi. Ma la cosa veramente tragica secondo Schulz è che «le tesi dei neoliberisti siano state riprese e applicate – seppure in forma attenuata – anche dai partiti socialdemocratici europei», a partire dal New Labour di Tony Blair, che «hanno liberalizzato il mercato del lavoro e deregolamentato quello finanziario». «Hanno ragione coloro che rimproverano ai politici di aver gestito la crisi in modo da aggravare le disuguaglianze sociali».

Eppure, nel suo libro, c’è dell’ottimismo: «Nonostante gli errori fatti, proprio grazie alla crisi si manifesta la prima reale opportunità di fare piazza pulita del neoliberismo». Le alternative proposte da Martin Schulz sono coraggiose: democratizzare il processo decisionale europeo, permettendo al Parlamento di proporre le leggi; introdurre uno standard europeo sul salario minimo, rilanciare gli investimenti pubblici con gli eurobond; mettere sotto controllo la finanza separando banche d’investimento e banche commerciali, limitando i derivati e gli altri strumenti speculativi, regolamentando le agenzie di rating, introducendo una tassa sulle transazioni finanziarie, chiudendo i paradisi fiscali.

Ma resta grande la distanza tra l’«Europa ideale» delle analisi di Schulz e l’«Europa reale» delle politiche concrete. Sui paradisi fiscali, ad esempio, nel dicembre scorso la richiesta avanzata al Parlamento di Bruxelles dal gruppo della Sinistra unita europea (quello di Tsipras) per «uno sforzo misurabile e tangibile contro l’evasione e l’elusione fiscale» è stata bocciata quasi all’unanimità. Con la Spd al governo nella grande coalizione a Berlino e con le incertezze sulla tenuta del voto ai socialdemocratici alle elezioni europee, gli equilibrismi di Schulz sono destinati a continuare. Ma le possibilità di cambiamento a Bruxelles passano necessariamente per il suo (assai incerto) arrivo alla presidenza della Commissione europea. Alexis Tsipras ha già dichiarato che lo appoggerà.

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Commenti

Continuiamo a farci del male

Va bene. Schulz (senza "t") è un ipocrita e il centrosinistra europeo ha da tempo abdicato alla critica dell'esistente. Però, ci fosse una-volta-una in cui il commentatore "de sinistra", che lancia strali contro il "pensiero unico" e i "dogmi neoliberisti" e che trova scandaloso e crudele il Fiscal Compact, si ricordasse che noi avevamo un problema di bilancio ANCHE PRIMA della crisi che le fottuttissime banche ci hanno scaricato addosso! La sanità del Lazio, l'ATAC a Roma, intere Regioni come Sicilia, Calabria e Campania sono solo esempi di voragini senza fondo in cui sono scomparsi, a fronte di servizi PESSIMI o NULLI, DECINE DI MILIARDI di soldi pubblici. La sanità (cioè la colonna portante del welfare all'europea, che assorbe moltissime risorse finanziarie) in Lombardia o in Emilia-Romagna funziona meglio CON MINOR SPESA rispetto allo schifo della Calabria o della Sicilia. Ci fosse qualcuno che pone anche questo problema al centro della discussione! I tagli non sono necessariamente un attentato alla cultura, all'educazione, alla salute. Si badi, parla uno che è contro i tagli (soprattutto se lineari) in assenza di altre misure, però la sensazione è che qui domini molto la retorica a scapito di un'analisi spassionata della situazione.

Email Stampa Martin Schulz l'equilibrista

"Ma le pos­si­bi­lità di cam­bia­mento a Bru­xel­les pas­sano neces­sa­ria­mente per il suo (assai incerto) arrivo alla pre­si­denza della Com­mis­sione euro­pea. Ale­xis Tsi­pras ha già dichia­rato che lo appoggerà."
Quando e dove, secondo l'autore dell'articolo, Tsipras avrebbe fatto questa affermazione?
Tsipras è candidato della Sinistra Europea alla presidenza della Commissione, in competizione con Schulz (e con Junker, Cameron ecc..). La competizione non è formale ma sostanziale perchè sono molto diverse l'analisi e le proposte per l'Europa fatte dai due candidati alla Commissione. Schulz propone di "demo­cra­tiz­zare il pro­cesso deci­sio­nale euro­peo, per­met­tendo al Par­la­mento di pro­porre le leggi; intro­durre uno stan­dard euro­peo sul sala­rio minimo, rilan­ciare gli inve­sti­menti pub­blici con gli euro­bond; met­tere sotto con­trollo la finanza sepa­rando ban­che d’investimento e ban­che com­mer­ciali, limi­tando i deri­vati e gli altri stru­menti spe­cu­la­tivi, rego­la­men­tando le agen­zie di rating, intro­du­cendo una tassa sulle tran­sa­zioni finan­zia­rie, chiu­dendo i para­disi fiscali." Poi fa la cri­tica al neo­li­be­ri­smo, il pro­blema di fondo da cui è sca­tu­rita la crisi attuale e punta il dito con­tro la Com­mis­sione, col­pe­vole di aver «por­tato avanti l’agenda neo­li­be­ri­sta», dagli anni novanta in poi. Ma non mette in discussione i trattattati europei che sostengono e "blindano" le politiche neoliberiste limitandosi praticamente ad auspicare che insieme al bastone si cominci ad usare la carota. Dice infatti Schulz: «Ci sono grandi passi avanti fatti dal punto di vista del con­so­li­da­mento del bilan­cio, a par­tire dall’introduzione del Fiscal Com­pact», il che significa che riconosce una positività delle politiche di austerità , non ci sono ripensamenti su questo. Chi ha letto i dieci punti di Tsipras per l'Europa (http://www.sinistraecologialiberta.it/notizie/tsipras-la-mia-idea-per-leuropa/) sa che l'agenda del leader di Syriza è molto più radicale. Il primo punto è l' immediata fine dell’austerità, perchè "è una medicina nociva e per di più somministrata al momento sbagliato con devastanti conseguenze per la coesione della società, per la democrazia e per il futuro dell’Europa." E' una condanna senza appello alle politiche di austerità, non c'è il riconoscimento di alcun risultato positivo scaturito dalla loro applicazione da sottolineare e consolidare. Poi, oltre a proporre un nuovo New Deal e una Conferenza del Debito Europeo, Tsipras chiede una "sospensione del nuovo sistema fiscale europeo" e "una vera e propria banca europea che possa prestare denaro come ultima risorsa per gli stati-membri e non solo per le banche". Nella piattaforma dei socialdemocratici non c'è niente di tutto questo. Basta fare il confronto per rendersi conto che le proposte di Schulz e dei socialdemocratici, pur contenendo alcune positività, si limitano a suggerire delle correzioni di rotta senza aggredire il cuore del problema. Alla luce di tutto ciò, quindi, ripropongo la domanda iniziale all'autore dell'articolo : quando e in che occasioni avrebbe Tsipras espresso la sua volontà di appoggiare Schulz? Mi interesserebbe saperlo, visto che sono intenzionato a votare per la lista Tsipras.

Schulz

Una cosa su cui potremmo andare tutti d'accordo, a sinistra.
L'intervistato si chiama Schulz, senza la "t" che avete aggiunto nel titolo.
Correggete e almeno su questo punto saremo tutti d'accordo...
O ci sarà qualcuno pronto a parlare di socialfascismo anche su questo?
Siamo messi malissimo...oltre ad essere quasi del tutto inutili...

giovani, lavoro, sussidi


Bene, per i sussidi a chi perde il posto di lavoro! Ma per altri casi?
Come quello di mio figlio:
diploma di geometra, da disoccupato decise di andare a Londra inserito nel settore ristorazione e bar; otto mesi facendo quasi pari (tra vitto, alloggio e trasporti) e poi rientro in Italia; un anno e mezzo di invio curricula, di chiamate in nero da cameriere, ma di fatto disoccupazione. Poco male se il guaio fosse stato solo questa: subentrò infatti graduale depressione con sporadiche bevute. Fino alla decisione di entrare in una comunità terapeutica gestita con molta professionalità da psicologi e sociologi. Purtroppo tale comunità è fuori regione e mio figlio non è stato gestito da qualche Sert. Morale: la retta mensile è (da più di un anno) tutta a carico della nostra famiglia. 1650 euro/mese. Avevamo due pensioni con le quali si viveva dignitosamente; ora rischiamo la fascia di povertà. In compenso mio figlio sta tornando più che normale, più maturo, responsabile e pronto per il lavoro. Ma quale lavoro, quando uscirà, con un giovane su due a spasso? Nel frattempo poi non ha avuto diritto ad alcun sussidio, non risultando aver perso recentemente alcun lavoro. Mi chiedo: di che categoria è mio figlio? E mi chiedo: possibile che non esiste nessun appiglio legislativo per accampare il diritto di percepire un minimo sussidio, almeno tale da non precipitare di nuovo nella sempre più diffusa ed italica depressione? In che Italia viviamo?
Un padre svilito.

Saverio

Un tempo personaggi come Schultz venivano etichettati come socialfascisti e socialtraditori. Penso che nessun altro epiteto sia più adeguato per costoro

Banche e spesa pubblica improduttiva

Da totale profano e incompetente io intuisco (ma forse è un'intuizione sbagliata, populistica, fuorviata, non so) che la nazionalizzazione delle grandi banche private sarebbe il primo vero grande passo per cominciare a sanare questa situazione di crisi ormai cronica. Sono perfettamente consapevole dello sproposito della mia affermazione e della sua mancanza di realismo, ma penso (o meglio, anche qui intuisco: non ho strumenti adatti ad argomentare bene la mia posizione) che qualunque azione che non incida profondamente sul sistema bancario (che è un pilastro ineliminabile della moderna economia finanziarizzata) sia destinata ad essere un puro palliativo.

Vero che non tutto si riduce all'economia, ma la doverosa resistenza alle fascinazioni localistiche e paranaziste non può eludere la sua assoluta centralità. Ora, è preferibile un sistema veramente liberistico, che lasci le banche fallire, piuttosto che questo sistema di socializzazione delle perdite. Qualcuno mi corregga, ma il sistema bancario svolge una funzione di intermediazione tra risparmiatori e imprese che per certi versi è puramente meccanica, nei termini in cui non c'è nessuna creazione di valore aggiunto al di là della selezione dei migliori investimenti. Naturalmente questa selezione esige importanti competenze specifiche, ma mentre nel caso di altri settori (manifatturiero in primis, ma non solo) è giusto e doveroso lasciare all'iniziativa privata tutta la libertà di produrre qualunque tipo di bene, il settore bancario svolge una funzione pubblica che mal si attaglia alla ricerca del profitto (del resto il denaro non lo stampano più le banche private, il prestatore di ultima istanza non sono loro).

Da questo punto di vista tanto le Merkel e gli Schultz quanto i Monti e i Renzi sono poco credibili. La vergognosa ghigliottina dell'incompetente Boldrini sul regalo di Bankitalia agli istituti privati ne è la prova provata (ma indizi e prove della subalternità della politica alle banche ve ne sono molti altri, dalla norma sui tassi usurari ai trattati commerciali internazionali che permettono alla banche e alle multinazionali citare in giudizio i governi le cui legislazioni mettessero a rischi i loro profitti, inclusi quelli futuri).

Detto questo,buona parte della sinistra italiana (in buona compagnia dell'estrema destra, ma lo dico a titolo di cronaca: a me la cosa non spaventa granché) tende a eludere il fatto che, al di là del salvataggio delle banche, del sistema predatorio della finanza internazionale che specula sui debiti sovrani e vincola le politiche economiche dei governi, la sostenibilità del debito pubblico resta un problema reale. Per restare all'Italia, la qualità della spesa pubblica è un problema enorme e non si esaurisce con l'inutilità della TAV, ma include l'infima produttività della Pubblica Amministrazione in generale. Al di là della retorica pur giustissima sugli F-35, ci sono margini di miglioramento notevoli di miglioramento anche a parità di risorse.

Non si tratta di riesumare gli insulti brunettiani ai fannulloni ministeriali, ma di essere consapevoli che nel pubblico si annidano enormi sacche di improduttività che sono una palla al piede per tutto il paese. La fiscalità della Lombardia tiene in pedi, di fatto, più di metà del paese e questo è un dato ineludibile, che la sinistra deve pur affrontare senza demagogie. L'inefficienza del sistema giudiziario ci costa miliardi di euro di PIL e non è immaginabile che nei tribunali di Torino o Bolzano una sentenza tardi di media 300/400 giorni (già molto) e in quelli di Napoli, Bari e Palermo tra i 1.000 e 1.400!

In questo senso devo riconoscere che, nonostante tutto, trovo che ci sia una punta di verità nel concetto espresso da Renzi secondo cui dobbiamo comunque mettere a posto i conti prima di andare a trattare con l'Europa. Ovvio che io diffido in tutto e per tutto del personaggio e temo che invece di una trattativa ci si appresti a una resa, ma ciò non toglie che la qualità della nostra spesa pubblica sia pessima. Non dico eccessiva, ma pessima sì.

salari dignitosi

"lavoro dev’essere pagato ovunque con salari dignitosi"
Come ad amazon germania, sepolcro imbiancato?
coi minijobs di Hart?
ipocrita.
colle riforme che sono chieste all'Italia?
malafede senza limiti.
ma come si fa a dar retta a personaggi simili. A voler intravedere tale o tale spiraglio di resipisenza o persino di dialogo in mere operazioni tattico-elettorali grondanti ipocrisia e falsità.
La paura del successo dei partiti antieuropeisti è tale, con tutta la rovina che figuri come Schultz e le sue amicizie politiche da larghe intese hanno seminato, che tentano di rifarsi una verginità impossibile. Passate le elezioni si vedrà chiaramente quanto valessero parole che secondo qualcuno dovremmo pure prendere sul serio.
Non è più da queste parti che si può cercare una qualsiasi idea di società inclusiva e di politica di difesa dei ceti medi meno abbienti. Cosa dovranno fare ancora perché si smetta di volerci legare a simili carri?

Schulz

Guardi,visto che stanno girando in Italia un film sui campi nazisti,questo Schulz e' da proporre per il ruolo di kapo.
Nel nulla che esprime la sinistra in questo momento non stupisce che ci sia chi nella sostanza rievoca l'accusa di socialfascismo,mentre altri si alleano con le destre populiste nell'invocare non solo la fine dell'euro,ma anche dell'Ue.Come se una tendenza sovranista,chiaramente di destra,aggravata da ulteriore pulsioni micronazionaliste all'interno degli stati,con conseguente formazione di una marea di micro stati,ci facesse uscire dal neo liberismo.La vittoria di questa tendenza che non e' solo una teoria politica,ma esistenziale,culturale e' stata possibile perche le sinistre tutte,riformiste e rivoluzionarie (per me non fanno grandi distinzioni)non hanno saputo storicizzare un modello di societa che attraverso le classi produceva necessariamente il conflitto o per lo meno la distinzione.Era logico che chi si opponeva lavorando per un cambiamento radicale sparisse o quasi,e chi si proponeva di non rovesciare il capitalismo,ma di guadagnare una fetta sempre piu ampia a favore degli strati subalterni,finisse per barcamenarsi tra le teorie stravincenti.Adesso il problema non e' scagliarsi contro questo o quello accusandoli di tradimento (perche gli sbocchi di vita di tanti leader comunisti o antagonisti sono stati limpidi?),ma elaborare
qualche ipotesi alternativa e costituire nella societa e nelle istituzioni forze politiche in grado di sostenerle.Tsipras potra avere un limitato successo al di fuori della Grecia,ma poi c'e' bisogno di una interlocuzione anche aspra,dialettica col Pse.
Anche perche non tutto si riduce all'economia,su tanti argomenti la distinzione con le destre c'e'.Anche perche' queste forze,che a molti fanno schifo,sono dappertutto alleate nelle realta locali.Ad esempio Renzi(altra persona attaccata in modo inopportuno quando andrebbe incalzata)si appresta a presentare il Job Act,che in pratica riflette la flexecurity di stampo nordeuropeo(che in quelle realta non e' proprio uno schifo), c.he cosa abbiamo di meglio per difendere di piu i lavoratori e nello stesso tempo mandare avanti il Pil,la costruzioni di nuovi posti di lavoro,visto che col capitalismo per chissa quanto tempo dovremo convivere?Il giuslavorismo di per se non produce lavoro
Veniamo tutti da terribili sconfitte,sarebbe bene partire da atteggiamenti diversi,che lascino da parte l'insulto,il disprezzo,la pretesa di avere in tasca la soluzione di tutto.Un po' di umilta.Su questo sito ho letto addirittura che gli economisti di sinistra sono piu bravi di quelli di destra,come se ci fosse una Champion League degli economisti.Meno emotivita,piu umilta e cervello

A Cesare quel che è di Cesare

Il mio giudizio su Berlusconi è di incompetente e fuori di testa. Ed è basato rigorosamente sui numeri e sui fatti. Perciò…

LE CIFRE. Nella scorsa legislatura, per sanare i conti pubblici, sono state varate manovre correttive per ben 330 mld cumulati (4/5 da Berlusconi, pari a 267 mld, e 1/5 da Monti, pari a 63 mld). Berlusconi ha battuto Monti 4 a 1. [1]
EQUITA’. Gran parte di questi miliardi, sono stati distribuiti in modo iniquo: a) Berlusconi li ha addossati in grandissima parte sui ceti con maggiore propensione al consumo: medio e basso e persino sui poveri col taglio feroce della spesa sociale, preservando i ricchi e i più abbienti, inclusi i proprietari di casa. Con la conseguenza degli effetti recessivi drammatici che ora vediamo.
b) Il governo Monti, invece, è stato molto più equo, perché ha distribuito i sacrifici su quasi tutti (il quasi – grosso – sta per la non introduzione dell’imposta patrimoniale sul decile più ricco delle famiglie, che detiene il 46% dell’intera ricchezza nazionale), ma ha in parte supplito con l'IMU (già decisa dal governo Berlusconi precedente, ma con limitazioni).
INFORMAZIONE. Infatti, la riprova è che, a differenza dei ben 267,3 mld decisi da Berlusconi che colpirono alcuni milioni di Italiani e gli altri manco se ne accorsero (manipolati dal sistema di DISINFORMAZIONE berlusconiano) o fecero finta di niente, con i 63, 2 mld di Monti se ne sono accorti tutti, anche perché ha colpito i 2 beni con la maggiore “sensibilità”: la prima casa, con la doverosissima IMU (secondo il MEF, il gravame medio annuo è stato di appena 225 €! E l’85% ha pagato meno di 400€), e l’automezzo, con l’aumento delle accise sui carburanti (l’aumento dell’IVA era stata già decisa dal governo precedente, per coprire la scopertura di 15 mld delle manovre Tremonti 2011 con la delega fiscale).
Poi SB coi suoi potenti megafoni ha addossato tutta la colpa sul "cattivissimo" Monti.
GOVERNO LETTA. Il governo Letta, perciò, ha pochissimi meriti: si è trovato la grandissima parte del lavoro già fatto ed ha calato le brache sull'abolizione dell'IMU.
[1]“Il lavoro ‘sporco’ del governo Berlusconi-Tremonti”
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2747515.html

Schultz

Questo personaggio rappresenta l'ipocrisia assoluta del socialismo gestionario europeo…sono loro i responsabili della tragedia attuale, dalla quale l'Europa non si risolleverà se non chiudendo l'eurozona e ripartendo su basi completamente nuove (tutte da inventare peraltro). Hanno accettato il modello neo-liberale mettendo la concorrenza e la competitività (anziché solidarietà, benessere, sviluppo sostenibile) al centro del progetto europeo, hanno massacrato il modello di welfare (a partire da Schroeder compare degno di Schulz che ora fa i soldi come consulente per le grandi compagnie…). Schultz é un personaggio ipocrita, che ha accettato tutte le porcherie della troica in Grecia che ha portato ad un aumento della mortalità infantile del 43%….-ovvio che non dice niente della Germania- stanno al governo con la Merkel- se adesso cambiano un po' discorso- questi indecenti "progressisti" convertiti al neo-liberalismo é SOLO perché sentono il fiato addosso dei cosiddetti populisti (tra cui c'é di tutto…ma anche persone che pensano). La lista Tsipras é l'unica ULTIMA speranza…ma io sono poco ottimista…non c'é un popolo europeo -ci sono dei nazionalismi e la Germania ha, come al solito, già tirato troppo la corda col resto d'Europa. Ormai la rottura é compiuta- anche nelle teste: dovrebbero indennizzare i greci, i portoghesi, gli irlandesi…fare dei trasferimenti (leggere Jacques Sapir). Ah, l'ipocrita Schultz Krugman lo legge ogni tanto?