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Tre donne ecologiste e un treno

15/03/2012

È tempo di abbandonare la polemica sul Tav e – con una moratoria – ripristinare un confronto politico sulle scelte strategiche nel campo dei trasporti

Uno degli argomenti più usati nella battaglia mediatica intorno al Tunnel di Base della Valsusa è che si è perso molto tempo a discutere dagli anni ’90 e soprattutto dal 2005 ad oggi, che tutte le mediazioni sono state fatte e adesso bisogna procedere decisi con un’opera utile e strategica che l’Europa ci chiede.

A noi pare giusto che prima di fare un tunnel nelle Alpi di 57 km con una nuova linea ferroviaria, in una situazione di gravissima crisi economica e di tagli “per tutti”, si discuta e si capisca se si sono davvero prese in considerazione tutte le opzioni possibili, se l’opera serva e se l’ordine di priorità stabilito sia quello giusto. Del resto, questa riflessione si sta riaprendo anche in Francia. Il problema, però, è che la discussione che si è svolta in questi anni, a cui anche i Verdi hanno dato un contributo rilevante, è stata in qualche modo “truccata” e che molto tempo si sia perso e si stia ancora perdendo dietro questo “trucco”. Se è vero infatti che l’Osservatorio ha lavorato e prodotto proposte interessanti e pregevoli che oggi vengono riproposte anche nel documento presentato da uno dei leader della battaglia della Valsusa, Antonio Ferrentino, è anche vero che Mario Virano non ha mai accettato di includere nel lavoro dell’Osservatorio un confronto sull’effettiva utilità del Tunnel di base e le possibili alternative. Eppure questo confronto è ancora necessario e possibile, oggi più che mai. Perché rispetto a 15 anni fa i tempi sono cambiati ed è dimostrato che le infrastrutture grandi e costose non sono necessariamente portatrici di sviluppo e lavoro e il traffico non vi si trasferisce “magicamente”. Perché dal 2005 a oggi i flussi di traffico merci sono diminuiti su quella linea e perché, come ben hanno sottolineato i 360 tecnici e professori che hanno sottoscritto l’appello a Monti, non è mai davvero stata fatta un’analisi di sostenibilità ambientale, trasportistica e finanziaria dell’opera, come non si fa del resto per nessuna “grande” opera in Italia.

Noi, come ecologiste, siamo fra coloro che non hanno mai escluso la possibilità che se avvenisse davvero il trasferimento modale, se la linea si avvicinasse alla saturazione, allora si potrebbe considerare l’esigenza di una nuova linea ferroviaria e di un tunnel alpino. In questo senso, è davvero discutibile puntare sul progetto «low cost» che esclude proprio le cose più urgenti, cioè le politiche e i nodi urbani, e si concentra solo sul tunnel di base. Dobbiamo perciò convincere gli interlocutori più ragionevoli e i tecnici del governo che, poiché assolutamente nulla è stato fatto verso una politica dei trasporti sostenibile, allora puntare oggi sul Tunnel è un inutile spreco. Da qui la nostra richiesta al governo e al Parlamento di aprire un dialogo anche con i 360 tecnici e professionisti che gli hanno inviato un appello, con i con i sindaci della Valle e con gli ambientalisti.

Pensiamo poi che alcune recenti prese di posizione, in particolare da parte del Pd, sulla necessità di una svolta nella politica dei trasporti siano interessanti e possano aprire una breccia nel “muro contro muro” attuale; e riteniamo che ci siano in particolare quattro cose che si possono avviare subito per dimostrare che si fa sul serio: riaprire immediatamente la procedura di ratifica del Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi stralciata in Parlamento, rivedere le politiche di sostegno generoso all’autotrasporto (che hanno ricevuto anche di recente circa 500 milioni di euro di incentivi, mentre si taglia tutto il resto), restituire le risorse per la mobilità urbana (decurtate del 20% nel 2011) e destinare i fondi promessi ai treni e ai servizi per i pendolari. Se questo non si farà, allora l’attuale discussione è solo una foglia di fico per coprire il vero obiettivo che è quello di imporre il tunnel subito e comunque, necessario o no.

Da questo punto di vista, non bisogna neppure dimenticare che della “svolta” nella politica dei Trasporti deve assolutamente far parte un serio ripensamento delle infrastrutture autostradali previste, in gran parte non utili e molto onerose per lo Stato e per i cittadini, e il progetto del Terzo Valico ferroviario Milano-Genova, che presenta dal punto di vista finanziario (7 miliardi di euro), trasportistico e ambientale delle criticità non dissimili dal Tunnel della Valsusa. Anche in quel caso si parte dal “foro pilota” per scavare un “buco” nella montagna, che non solo è stata occasione di malversazioni, violazioni di legislazioni ambientali e reati vari, ma ha anche condizionato fortemente la scelta del progetto definitivo, che adesso si intende fare partire in tempi brevi, pur in assenza, anche in questo caso, del finanziamento complessivo dell’opera.

Dunque l’urgenza di aprire subito il cantiere di Chiomonte (dove per la cronaca nessun lavoro è davvero cominciato come si evince dal rapporto dei deputati europei che hanno visitato la zona il 10 febbraio scorso) non sta in piedi, visto che è un’opera propedeutica al Tunnel di base, che non è prioritario. Che senso ha sprecare allora adesso milioni di euro? Non è meglio spenderli in quelle politiche e aggiustamenti infrastrutturali di cui si parla? Contrariamente ad Antonio Ferrentino, riteniamo perciò che la proposta di una moratoria, come richiesto anche nell’appello promosso da Don Ciotti qualche giorno fa, sia il presupposto necessario per poter avviare quella svolta della politica dei trasporti che molti oggi auspicano.

Ultima considerazione: si continua a dare per scontato che secondo il nuovo regolamento in corso di approvazione l’Ue finanzierà per il 40% il Tunnel di base e che è urgente dimostrare che l’Italia non ha dubbi sul tunnel e potrà presentare un progetto sostenibile per concorrere ai nuovi fondi nel 2014. Anche l’accelerazione sul tunnel di Chiomonte si spiega perché l’Ue, che ha già ridotto il finanziamento di 643 milioni di euro deciso nel 2007, deve vedere che le cose si muovono per poter erogare i fondi stanziati fino a fine 2013. Da qui i numeri fantasiosi che si succedono in documenti anche ufficiali. In realtà la Ue terminerà il processo legislativo sulle Linee guida TEN-T 2014/2020 e le decisioni di bilancio Connecting Europe Facility tra non meno di 12/15 mesi e la battaglia su quanto e cosa finanziare deve ancora cominciare. Ogni progetto verrà esaminato sulla base del livello di avanzamento e della sua sostenibilità finanziaria e ambientale. Oggi siamo ancora al progetto preliminare del Tunnel di base. Secondo le nuove regole europee sarà necessario fare il progetto finale corredato da una VAS e da un piano finanziario credibile di diversi miliardi di euro per Italia e Francia. Ed esistono numerosi e fondati dubbi sulla capacità dell’Italia di assicurare il reale e puntuale cofinanziamento di un’opera cosi pesante. Poi bisognerà allocare i lavori. Prima di qualche anno nulla potrà partire davvero, anche se fossimo in una situazione di totale accordo su tutto, e non lo siamo di certo.

Perché allora non ammettere che i tempi saranno comunque molto lunghi? Perché non utilizzare il periodo delle prossime prospettive finanziarie europee per avere il sostegno della Ue per l’adeguamento e la velocizzazione della linea esistente, ivi incluso l’adeguamento del tunnel a treni container, cosa che era già prevista ma ancora non è realizzata? Perché non includervi anche una richiesta sul nodo di Torino, dato che anche le linee adiacenti alle tratte internazionali potranno verosimilmente concorrere al finanziamento europeo, anche se per una percentuale molto minore che per le tratte di confine (20% al massimo)? Perché, insomma, non metterci d’accordo subito su cosa fare nei prossimi 10 anni e mettere fra parentesi la battaglia sul Tunnel? È necessario rimettere al centro del dibattito le politiche e le reali priorità infrastrutturali della tratta Lione-Torino anche nell’ambito più vasto della discussione in corso in Europa (ma non ancora in Italia) sui valichi alpini, sul trasferimento modale, sulle priorità della mobilità che deve diventare sempre più sostenibile e in linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni e dell’impatto sul territorio.

I tempi dunque ci sono per la moratoria e per ripristinare un confronto politico sulle scelte strategiche nel campo dei trasporti e quelle più specifiche sull’infrastruttura, confronto che non può prescindere da una discussione sul modello di sviluppo per il futuro del nostro paese, abbandonando da ogni parte la furia della polemica ideologica.

 

 

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Commenti

Perchè la AV francese è un progetto sbagliato

Credo che sia fondamentale chiarire che non è l'Europa che "chiede" la TAV, ma la Francia (mascherata da Europa) che vuole "allargare" la sua discutibile rete AV alla tratta Lione-Torino-Milano.
Altrettanto fondamentale, credo, è chiarire che il progetto francese AV è un progetto sbagliato perchè le linee AV francesi sono linee DEDICATE, cioè percorribili solo da elettrotreni AV, per di più di fabbricazione solo francese. La cosa è resa chiara ed incontestabile dalla circostanza (purtroppo poco nota) che le linee AV secondo il modello francese hanno una tensione di alimentazione (25kV CA) assai diversa da quella delle normali reti nazionali, sia italiana (3kV CC) che francese (1,5kV CC). Ciò vuol dire concretamente che i treni che possono percorrerle sono solo elettrotreni (di fabbricazione francese, ripeto) molto speciali (due motori, trasformatore, raddrizzatore) : tutti gli altri treni passeggeri non possono percorrerle (non parliamo dei merci, per carità).
Quindi la Torino-Lione servirebbe solo a portare poche centinaia di persone al giorno da Parigi a Milano (3 o 4 convogli?). Ne vale la pena?
Diciamo infine che la Francia ha adottato un modello AV dedicato (e perciò sbagliato), ma non così la Germania ad esempio. Anche l'Italia, che era stata prima in Europa a realizzare linee AV (la Roma-Firenze), aveva cominciato col modello giusto (linea alimentata alla normale tensione della rete nazionale di 3kV CC) ed è poi disgraziatamente (e silenziosamente) passata per le tratte Firenze-Milano e Roma-Napoli al modello francese. Abbiamo così la situazione assurda (e poco nota purtroppo) che sulla linea Roma-Bologna (una sorta di spina dorsale per l'Italia : da Bologna si diramano le linee per Milano, Verona, Venezia, Trieste etc.) vi sono due alimentazioni : a 3kV cc da Roma a Firenze e a 25kV CA da Firenze a Bologna.

commento

Il ragionamento dell'articolo può essere sensatissimo, ma la sensazione che si ha guardando i pro-tav (il terrificante Bersani in testa) è che quel tunnel sia la contropartita di qualcos'altro che non è chiaro. L'elezione di Fassino a Torino? il finanziamento della politica? contratti per che so, frese giganti fatte in Germania - in Trentino ne hanno usate di simili - il mancato ponte di Messina? e via ipotizzando. L'arroganza dei politici in genere ha uno scopo e la coerenza non è la loro dote. Se non si capisce bene qual è lo scambio difficile azzeccare una contromossa.

val susa

Purtroppo il commento No Tav esprime un modo di sentire presente ( non si sa quanto diffuso ) in Valle. Non credo sia condiviso dalla maggioranza delle persone critiche con l'opera ma è un fatto che queste affermazioni vengono usate per rappresentare un movimento assai eterogeneo per etichettarlo. Vedasi ad es. l'editoriale su repubblica Torino di Boffano ( giornalista che crede di essere polemista ) e anche di Augias qualche giorno fa. Partire da principi sacrosanti non è mai stato un metodo che non abbia portato a vincitori e vinti, ma a guerre di religione,fondamentalismi etc...Se invece si parla di diritti mi sembra offensivo inserire " la gente in un territorio ha ...punto e basta". Non è molto lontano dal bossiano ( ora si TAV) cias cuno padrone in casa sua. Io abito in Val Susa. E' mio diritto poter valutare l'impatto di opere sul territorio in cui vivo non perchè posso farne quello che voglio ma perchè , come si dice in Svezia " pagatore di tasse" e aggiungo parte della comunità umana (che non è solo la Val Susa ) vorrei che non si sciupasse denaro, si facessero cose utili e necessarie in nome dell'interesse di tutti. L'interesse generale non è una invenzione dei reazionari. Per questo, non essendo onniscente ,ben vengano contributi di esperti. Frasi che ho letto " i costi e sacrifici li decide il popolo" mi sembrano retorica da rotocalco, uno sfuggire nelle frasi fatte alla durezza della complessità , alla fatica del confronto e per l'appunto una imitazione di Bossi.

NO TAV

Entrare nel merito dell'opportunità, della necessità, della convenienza ecc. ecc. di realizzare questa opera è una discussione che porta all'infinito e, comunque vada, lascerà sul campo vinti e vincitori. Ancora una volta molti entrano in questa discussione partendo non da principi sacrosanti, ma cercando di fare valutazioni, anche serie e impegnate ma che non tengono conto di un particolare: la gente di un territorio deve essere padrona di scegliere cosa fare della terra in cui vive. Punto e basta. Se passa il principio che per interessi di tanti, tutti, una libertà fondamentale come quella di voler vivere come si vuole sul proprio territorio può essere calpestata allora gli abitanti di quel luogo sono i nuovi indiani e noi i soliti bastardi conquistatori di merda. Scusate il finale.