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André Gorz rossoverde

06/06/2014

I rossi e i verdi/È stato André Gorz a spiegare il nesso fra ecologismo e capitalismo: che il verde non poteva esser più pensato senza il rosso nè il rosso senza il verde

«L'impossibilità di proseguire sulla strada della crescita delle economie industriali, la distruzione del modello capitalistico di sviluppo e di consumo (...) rendevano necessario un cambiamento radicale delle tecniche e delle finalità della produzione. Le richieste 'culturali' del movimento ecologista si trovavano così oggettivamente fondate con l'urgente necessità di una rottura con l'industrialismo dominante e con la sua religione della crescita. L'ecologismo poteva dunque diventare un movimento politico poiché la difesa del mondo vissuto (...) si rivelava conforme all'interesse generale dell'umanità" (André Gorz, Ecologica, Jaca Book 2009).

Nelle Tesi del Manifesto, del lontano 1970, qualcosa a proposito del consumismo come tratto nuovo e fondante di questa fase dello sviluppo capitalista, fu scritto. E così della dittatura che la produzione ormai esercitava dettando bisogni fittizi , a danno di quelli essenziali (che non consistono in beni merci ma in un altro modo di pensare alla società). Ma fu quando incontrammo André Gorz che capimmo tutti meglio il nesso fra ecologismo e capitalismo: che il verde non poteva esser più pensato senza il rosso e il rosso non avrebbe più avuto senso senza il verde. All'inizio questa tesi fu ignorata, poi irrisa e combattuta. Adesso può sembrare che abbia quasi vinto. Non è vero: tutti se ne sono ormai convinti, ma nessuno ne tira le dovute conseguenze. E se il prossimo parlamento europeo dovesse finalmente prenderle sul serio?

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
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Commenti

André Gorz rosso verde

Il commento non c'entra proprio niente con il "verde". Si può bellamente procedere su questa strada verdemente insostenibile anche lavorando 20 ore a settimana e in una società senza capitalisti. Ho letto perfino Blue Economy di Gunter Pauli: interessante, ma nemmeno lì si parla di socialismo. Mi meraviglio che in un sito simile ancora si confonda il "rapporto di produzione" con la "produzione".
E i movimenti non fanno sinistra. Solo una sinistra seria può considerare di sinistra un movimento. Un movimento pensa al suo "particulare", e può mettere insieme, sul particulare, individui di destra e di sinistra e Grillo lo dimostra essendo, come dice lui né di destra né di sinistra (oltre Hitler, addirittura). In questa società per ogni movimento c'è un movimento uguale e contrario. Solo in una visione politica e culturale di sinistra un movimento può trovare una collocazione di sinistra. Se esistesse una sinistra.

Almeno parliamone... Settimana lavorativa legale a trenta ore SENZA diminuzione della retribuzione.

G i u g n o 2 0 1 4 L e t t e r a a p e r t a, p e t i z i o n e

Ottenereuna legge della Repubblica Italiana ( ...... e poi una Direttiva dell’ Unione Europea ) che stabilisca la settimana lavorativa legale, di trenta ore settimanali, senza diminuzione della retribuzione,ai valori correnti........ e relativo adeguamento nel tempo.
Lavorare meno lavorare tutt*.... per lavorare meno e..... lavorare tutt*.
Nella situazione storica presente ( Acciaierie di Terni; Fiat di Pomigliano e Termini Imerese ... ma ci sono decine di aziende in Lombardia, Italia, Repubblica Ellenica, Spagna, Francia ed altri luoghi dell’Unione Europea e non solo in condizioni simili ) molte direzioni aziendali hanno annunciato, o annunceranno licenziamenti; inoltre con tutte le varietà di contratti a tempo determinato, partite IVA coatte, migliaia di persone vivono e vivranno sempre di più in una precarietà più estesa.
Che fare ? Un’antica strada ma sempre buona, dei movimenti organizzati del lavoro dipendente, aveva nei suoi cartelli alle prime evidenze la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro; dalla metà dell’ottocento la giornata lavorativa di otto ore fu la bandiera dell’emancipazione-liberazione e della dignità del lavoro subordinato. Sembrava un obiettivo “utopistico ed improponibile” perchè in molti settori si lavorava fino a quindici ore al giorno e più.
Ed ora dopo più di un secolo? L’ultima volta che fu ridotto l’orario di lavoro nella Repubblica Italiana fu nel 1969, da 48 a 40 con il contratto dei metalmeccanici (...e £ 100.000 d’aumento).
E d o g g i , d o p o q u a s i m e z z o s e c o l o ?
Solo una grande unione di tutto il lavoro dipendente potrà ottenere la riduzione generalizzata della settimana lavorativa a t r e n t a o r e s e t t i m a n a l isenza diminuzione della retribuzione (inoltre,... così si introdurrebbe, [ nei settori che operano sulle 24 ore - 365 giorni l’anno] , al posto dei turni di otto ore per 3 = 24h, turni di sei ore e quindi 6 x 4 = 24h ):
piccola-media-grande azienda; azienda pubblica-azienda privata; dal manovale all’ingegnere; lavoratori-lavoratrici; dipendenti a tempo indeterminato e a tempo determinato; dipendenti stanziali, dipendenti migranti; Solo una grande unionepotrà realizzare in un futuro questo obiettivo (.....dipenderà da noi quanto .... a breve, media o lunga scadenza), sapendo che il futuro degli esseri umani per molti aspetti è nelle loro stesse manie che polli fritti (... e/o altre cose ...) non cadranno dal cielo direttamente in bocca.
Va da se che, tra gli altri, obiettivi connessi sono:
Leggi della Repubblica iTALIANA ( e poi direttive dell’Unione Europea):
C I N Q U E settimane di ferie (7x5) annue per t u t t i i s e t t o r i;
C O M I C (contratto unico m i n i m o intercategoriale per quanto riguardi i d i r i t t i.....).
S M I C ( salario minimo intercategoriale nella Repubblica italiana; [nella Repubblica Francese c’è già]; non solo nel settore pubblico; € 8,50 l’ora netti; la retribuzione mensile da aggiornare ai valori attuali: € 1.400 il minimo, € 14.000 mensili la retribuzione massima sia per l’attività lavorativa sia per la retribuzione differita cioè la pensione, ovvero il Presidente della Repubblica Italiana il massimo, tutti gli altri in modo decrescente) e poi direttiva dell’Unione Europea con criteri analoghi; non aumentodell’età per ottenere la retribuzione d i f f e r i t a, cioè la pensione (quarant’anni di lavoro sono pochi ?????).
La presente lettera aperta appello e le relative firme verranno inviate di volta in volta aqualsiasi organizzazione, politica, sociale, sindacaleche abbia interesse alle sorti delle moltitudini del lavoro subordinato in Italia e non solocon l’invito che scrivano nero su bianco e questo vi rimanga a tempo indeterminato nei loro programmi, la riduzione generalizzata della settimana lavorativa legale a t r e n t a o r e s e t t i m a n a l i ed anche la promozione di una legge d’iniziativa popolare e le azioni ai vari livelli che suggerirà l'intelligenza e il contesto.
Per aderire sito:trentaore.tk (ed anche a ernesto.sattaneo@alice.it con le generalità, lavoro e residenza)