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L'ambiguità delle piazze francesi

09/01/2015

Non si possono portare avanti due politiche opposte – l’accarezzare vecchie e ingiustificabili tendenze coloniali e la difesa dei valori repubblicani – come ha fatto il governo socialista francese, nel tentativo di mettere in campo un diversivo allo scontento popolare in tema di diritti dei lavoratori e di politica economica

Le sole parole equilibrate nel diluvio di dichiarazioni di orrore e di angoscia anche della stampa italiana per l’assassinio dei disegnatori e del direttore di “Charlie Hebdo” le ha scritte Massimo Cacciari, riportando la questione alla sua dimensione temporale e politica. La grande emozione e protesta che ha subito riempito in modo spontaneo le piazze francesi non è mancata infatti di qualche ambiguità. Si è potuto manifestare legittimamente, e quasi accogliendo l’invito del presidente Holland, il rifiuto del fondamentalismo e la difesa della repubblica e il “no” ai problemi posti dalla grande immigrazione musulmana in Europa.

Facilitata in Francia dal troppo coltivato richiamo alla colonizzazione francese in Africa del Nord e nel Medio Oriente. Da molti decenni si è dimenticato che un accordo fra un alto funzionario inglese, Sykes, e uno francese, Picot, disegnò la spartizione dell’impero ottomano fra Francia e Gran Bretagna. La Gran Bretagna poi ha prevalso e ancora più recentemente hanno prevalso le politiche degli Stati Uniti. Ma le recenti scelte di Holland di intervento nel corno d’Africa e nell’Africa centrale hanno, senza volerlo, ripristinato l’immagine di una gloria coloniale che dà fiato a Marine Le Pen. Ugualmente le parole del presidente Holland subito dopo l’attentato, richiamando tutto il paese all’unità contro il terrorismo, sono parse legittimare la richiesta del Fronte nazionale di partecipare alla grande manifestazione ufficiale antifondamentalista di domenica prossima, che lo ha messo non poco in imbarazzo davanti allo slancio con il quale Marine Le Pen ha annunciato la sua partecipazione. Non si possono infatti portare avanti due politiche opposte – l’accarezzare vecchie e ingiustificabili tendenze coloniali e la difesa dei valori repubblicani – come ha fatto il governo socialista, nel tentativo di mettere in campo un diversivo allo scontento popolare in tema di diritti dei lavoratori e di politica economica.

Lo slogan “Je suis Charlie” manifestava efficacemente un appoggio a un giornale niente affatto di grandissima diffusione, che in generale non fa complimenti al Fronte Nazionale. Si può del resto discutere di un tema già volgarizzato in Italia come l’immunità politica della satira, oggi difesa apparentemente da tutti. Le famose vignette danesi contro Maometto sono state amplificate da Charlie Hebdo in un’accentuazione dell’ateismo fin troppo augurabile ma da non identificare col disprezzo di tutti i credenti: “Nel cesso tutte le religioni”, aveva scritto e pubblicato in prima pagina quel giornale. Alla incapacità della sinistra di portare argomenti laici alla ribalta dell’opinione pubblica, e di rispondere al richiamo oggi esercitato specie da alcuni monoteismi e dal buddismo, sia pure assai diversi, ha corrisposto l’indulgenza a forme facili di caricatura, che sicuramente hanno offeso i milioni di musulmani in Europa. Basti pensare a quale accoglienza avrebbero avuto se quelle vignette si fossero nominativamente applicate a Gesù Cristo. Non penso che sia utile lasciare ai caricaturisti un compito che per loro natura, volendo irridere a tutte le fedi, non possono esercitare: è come se gettassero un fiammifero in un barile di benzina. È proprio la debolezza della sinistra del dopo il 1989 a produrre questa rinascita in forza delle religioni.

Per quanto riguarda quella musulmana, come non chiedersi perché il suo fondamentalismo – che pareva essere escluso da una organizzazione non piramidale delle sue chiese – sia scoppiato in queste forme mortifere, particolarmente oggi. Maometto esiste dal Settimo secolo e da allora in poi l’atteggiamento dell’impero ottomano, per esempio nei confronti degli ebrei, è stato di gran lunga più tollerante e tendente all’assimilazione di quello della chiesa cattolica, che ha voluto le crociate e lo ha investito di maledizioni e improperi, senza che questi portassero a nessuna Jihad, anzi, il famoso “feroce Saladino” era un interessante pacifista. L’estremismo dell’ammazzare tutti i non fedeli al profeta appartiene ai nostri giorni, ed è molto più serio cercarne le origini nelle forme coloniali e non coloniali adottate dall’Occidente che in un passo o l’altro del Corano.

Un fenomeno non meno importante riguarda il fascino che forme estreme di milizia, che arrivano fino al mettere in conto la propria morte per “martirio”, abbiano sui giovanissimi occidentali che raggiungono la Siria o altri luoghi dove possono arruolarsi con i maestri del fondamentalismo. La tanto conclamata fine delle ideologie sembra aver lasciato in piedi soltanto l’assolutismo di alcune minoranze musulmane, come appunto la Jihad e in modo particolare il recente Daesh, cioè lo Stato islamico rappresentato dal cosiddetto Califfato di al Baghdadi.

Da noi già appare la voglia di condannare i rappers che sembrano ispirarsene: errore dal quale bisognerà guardarsi. Insomma, il fascino dell’islamismo radicale corrisponde alla stupidità con la quale la cultura predominante in Occidente sembra trattare il bisogno di un “senso” non riducibile ai soldi che gli aspetti ideologici della globalizzazione hanno tentato di offuscare dalle parti nostre. Grande problema del nostro tempo che è inutile esorcizzare.

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Commenti

Grazie

Un grazie alla compagna Rossandra per tenere vivo il nostro senso critico per segnalarci che è ancora possibile avere una visione di sinistra dei fatti, mi vengono alla mente le parole di un comandante partigiano della mia zona:
"Un pomeriggio del triste novembre 1943 mi trovavo sulla sponda (del fiume) Natisone, quando la mia attenzione fu attratta da uno spettacolo atroce: tre uomini, scortati da un plotone di soldati, usciti dalla caserma, discendevano quest’argine; furono addossati a questa scarpata; vidi i soldati imbracciare le armi, in un lampo tre corpi caddero; echeggiò nell’aria una scarica di fucileria.
L’impressione dolorosa di questo spettacolo mi colpì come una mazzata; ma fui vinto da un pensiero che come un raggio di luce improvvisamente balenante, mi colpi: dunque qualcuno lottava e cadeva; dunque non tutti gli uomini erano dominati da follia sanguinaria o dalla viltà."
Non tutto è perduto dunque?

Dopo Parigi

Se riempissimo meno pagine e fossimo più presenti dentro e fuori i cancelli delle fabbriche,delle scuole, delle carceri e delle periferie metropolitane, in molte redazioni di media nostrani nascerebbe spontaneo in irresistibile "tremore" di culo.
Ecco il vero, unico significato di "anch'io sono Charlie".

sulla manifestazione a Parigi

Ho letto anche i commenti e non c'è da aggiungere altro.
Affermo soltanto che un pensiero forte che possa andare oltre le opinioni, può provenire solo dall'autenticità della propria fede, il cui collaudo è costituito dalla preghiera non disgiunta dalle opere ("dai frutti li conoscerete").

Sull'unità sospendo il giudizio.

Dopo aver saputo che oltre a Hollande avrebbero partecipato alla manifestazione di oggi anche Nethanyau e Cameron io mi sarei sicuramente astenuto dal partecipare. Ai miei occhi infatti non ha senso, ed è anche immorale, manifestare contro un male assieme a dei corresponsabili di quel male. E le orrende stragi di questi giorni devono certamente molto alle migliaia di non meno orrendi bombardamenti occidentali inflitti in quest'ultimo quarto di secolo alle popolazioni civili mediorientali, balcaniche e del Maghreb.

Devo aggiungere tuttavia che sono rimasto colpito dalle riflessioni di una cara compagna italiana che vive da molti anni a Parigi, di eccellenti sentimenti politici (come si sarebbe detto una volta), la quale mi ha descritto il timore e il disorientamento rispetto a una evidente e pericolosissima deriva politica e psicologica della società francese - dovuta a fondamentalismi opposti ma convergenti - rispetto alla quale lei pensa che sia necessario fare muro nei pochi modi possibili, anche quando rischiano di essere contraddittori.

Fossi stato a Parigi, insomma, credo che non sarei andato ma credo anche che avrei attentamente sospeso il giudizio.

Francia ex paese coloniale?


S Francia e' ancora un Paese coloniale, tanto è vero che vengono chiamate terre d'oltre mare. E non sono poche!

Complimenti

Ho letto con grande interesse questo articolo e devo dire che in tutto il battage mediatico è l'unico che rappresenta il mio pensiero. Voglio fare i miei più sinceri complimenti a Rossana Rossanda per la chiarezza e la illuminante sintesi intellettuale. Mi ha fatto inoltre molto piacere leggere leggere i commenti seguenti, scritti da persone preparate che riescono a pensare fuori dai ranghi delle opposte fazioni. Grazie a tutti, per il messaggio che portate. Dal punto di vista politico a mio parere resta un grosso problema su cui lavorare: la bieca semplicità dei messaggi estremisti e di tutte le destre attecchisce sui sentimenti di rivalsa, invidia, emarginazione creati dal sistema economico in cui viviamo. Lo alimentano e ne fanno parte. Per ottenere visibilità e portare quante più persone possibile a un pensiero critico e solidale, non possiamo appellarci alle letture sofisticate di cui è capace Rossana, dopo averle fatte nostre, dobbiamo tradurle nel linguaggio della strada. Dobbiamo diffondere con degli esempi concreti (c'è anche tanta buona integrazione in Italia) il rispetto e smontare l'ipocrisia, prospettando un mondo di scambi commerciali equi, di pace e prosperità per tutti. Il fatto è che dobbiamo rinunciare a qualcosa, per stare bene dobbiamo consumare meno risorse materiali, dobbiamo smetterla di schiavizzare e sfruttare. Come ha fatto Rossana dobbiamo rendere visibile il filo che lega la nostra paura alla ricchezza che sbandieriamo davanti agli occhi degli affamati del mondo. Dobbiamo essere consapevoli cosa sta sotto il luccichio delle confezioni e delle copertine. Io non sono per un nuovo pauperismo, ma sono convinto che rinunciando a poco potremmo avere indietro molto di più in termini di pace e benessere. Altrimenti tra poco il problema non saranno più due fanatici che sparano in una grande capitale dell'Occidente, ma una nuova, disastrosa guerra mondiale.

quei giovani

Sarebbe importante riuscire a fermarsi e a guardare cosa può essere successo a dei giovani che si sentono obbligati (quasi) a morire per un dio che esige la loro vita, che li obbliga in un certo senso ad un'obbedienza cieca, feroce da un lato e autodistruttiva dall'altra.
E' come se ci dicessero, non esistiamo, se non in ragione della nostra fede.
Oggi ci chiediamo quali strumenti culturali siano stati loro affidati per un riconoscimento vero della propria esistenza, della propria autostima.
La colonizzazione ha prodotto danni immedicabili sia sulle nostre coscienze sorde, che sull'evoluzione di una civiltà capace di assegnare dignità e rispetto ad ogni essere umano.
Poi le questioni che a tutto questo s'intrecciano, le politiche internazionali,i domìni, i fondamentalismi, la schiavitù assunta o assegnata che scaturisce ripiegamento, rabbia, l'odio e conflitti.
Oggi le generalizzazioni, la ripetitività di luoghi comuni, di diffidenze assurde e inutili dovrebbero essere accontonate per dar spazio ad una volontà di leggere in profondità le ragioni che portano molti giovani ad imbracciare un fucile, sparare e sentirsi nel giusto.
Forse per quel "giusto e doveroso" che sentono e affermano, si potrebbero offrire soluzioni altre, possibilità di riconoscersi in uno status di civiltà, di cause "altre" per la loro vita, che potrebbero chiamarsi scuola, lavoro, cultura e relazioni fra esseri umani paritarie, dove un uomo rimane sempre un uomo, al di là e al di sopra del suo paese di nascita e della religione che professa.
Andreina Corso

terrorismo islamico

Il (lo) Jihadismo riempie lo spazio che è stato aperto dalle "guerre per rifare il mediooriente" (il virgolettato è quello di un paragrafo del libro 'il declino dell'impero americano' di sergio Romano). Quelle guerre sono parte del progetto elaborato da un progetto di neoconservatori americani "prevalentemente ebrei" della seconda metà degli anni ottanta, cioè prima dell'attentato delle torri gemelle. Le torri gemelle sono l'occasione per la realizzazione di quel progetto sotto il nome di lotta al terrorismo". G. Bush aveva già definito l'Iraq e l'Iran stati canaglia. L'Iraq non aveva a che fare con quell'attentato dietrio il quale c'era Bin Laden amico della famiglia Bush. Una guerra la cui atrocità va al dilà di ogni immaginazione, atrocità come quelle dei bombardamenti israeliani sulla striscia di Gaza. L'oggetto del piano di "rifare il medio oriente" sono i cambi di regime di quei paesi che non ubbidiscono ad Woshinton ossia i regimi dittatoriali di Libia e Siria, ma non del regime dittatoriale egiziano e sono condotti con l'intervento attivo delle monarchie del golfo. Quelle (queste) guerre hanno portato immense distruzioni ed hanno distrutto quegli Stati: la Libia, la Siria, l'Iraq non esistono più, e neppure la palestina, e non esistono più neppure gli Stati africani nati dalle guerre di liberazione. Eppure qualcuno ci dice che l'europa è sotto attacco, ci vogliono trascinare in guerra?

L'ambiguità delle piazze francesi

Io vivo in Francia e mi occupo di disagio giovanile ad Avignone. L'articolo di Rossana Rossanda lo considero come il frutto di una persona colta, molto sensibile che legge quanto sta accadendo in Francia da mercoledi scorso con lenti inadeguate. In effetti è verissimo che chi a decimato la redazione di Cherlie Hebdo (che qui è vissuto come il residuo più autentico del maggio '68) e assalito il supermarcato kascher è il frutto del passato coloniale della Francia e del fatto che la Francia, in quanto sistema paese, non ha acora fatto i conti col proprio passato di potenza coloniale. Potremmo dire che la Francia rapresenta, dal almeno due secoli e forse più, il paradosso già incarnato dalla civilissima ed europeissima Atene di Pericle, vale a dire paladina delle libertà e della democrazia per quelli civilizzati e l'esclusione, la schiavitù, la carità, la messa sotto curatela per quanti (e quante) considerati barbari (i polpoli colonizzati) o inferiori (le donne e i minori). Allo stesso tempo pero' mi sembra che la Rossanda dimentichi un piccolo particolare e cioè che qui in Francia la gente "normale", come me e qualche milione di persone, rischia di ritrovarsi stretta tra dei fascisti barbuti che non mangiano prodotti derivati da carne di maiale, che abbinano ostracismo verso la musica ma utilizzano internet e i GPS e che si dicono veri seguaci del Profeta e degli altri fascisti per lo più bianchi, che loro invece lo mangiano e lo amano il maiale (al punto di portare in piazza delle teste -vere o finte poco importa - alle manifestazioni), che negano la shoa, che gridano "la France aux français", che si battono contro l'islamisazione dell'Europa. In breve, se vogliamo utilizzare come paragone quello che è successo nelle terre della morta Federazione Yugolsavia, potremmo dire che qui rischaimo di ritrovarci circondati tra Ustacha e Cetnici.
La grossa sfida che ci attende tutti e tutte, non solo in Francia ma in tutti i paesi europei, è di dare nuova linfa alla democrazia, all'accolgienza, al rispetto dell'alterita propria e altrui. Insomma, ci tocca fare la messa a punto del nostro referenziale culturale avendo come bussola non delle ideologie scollegate dalla vita, dalla storia di ognuno di noi, bensi la dichiuarazione universla dei diritti umani secondo cui, art.1 ogni essere umano nasce uguale in diginità e diritti. Ecco i valori che dobbiano, con qualunque mezzo coerente a quest obiettivo, promuovere e difendere

Guerra Santa

Non si potrebbe semplicemente dire che la dolorosissima vicenda francese di questi giorni è uno "schizzo" della guerra in Medio Oriente, iniziata dall'occidente e proseguita, anche grazie alle armi che sempre l'occidente ha venduto, fino alle centinaia di migliaia di morti che si possono conteggiare e non si è certo finito?
I numeri dicono inoltre che i ragazzi che entrano nella deriva fondamentalista, sono numericamente molto pochi ma fanno molta paura, mentre nei paesi mediorientali i giovani impegnati in guerre sono tutt'altro che pochi.
Non si potrebbe, con tutto il rispetto per le vittime e per il dibattito, sempre utile, sui limiti del diritto di critica/blasfemia, considerare che gli oblii del passato, favoriti dal massacro degli uomini e dalla "ingravidazione" delle donne dei "vinti" che seguivano quasi sempre le guerre,non sono, fortunatamente, più possibili? Oggi sappiamo che i popoli ricordano, che le famiglie riportano per generazioni il dolore per i lutti, come l'esperienza delle Commissione per la Riconciliazione Nazionale in Sudafrica ci ha insegnato. Semplicemente, non possiamo più metterci una pietra sopra, quindi, guardiamoli bene questi rapper!

A proposito di fondamentalismo

La Rossanda scrive: "perché il suo fondamentalismo – che pareva essere escluso da una organizzazione non piramidale delle sue chiese...".
Veramente, il fondamentalismo nasce in ambito cristiano protestante. In chiese, cioè, senza un'organizzazione piramidale (almeno, se per piramidale la Rossanda si riferisce alla Chiesa cattolica).

Ambiguità delle sinistre

"Stupidità dell'Occidente" o stupidità del neoliberismo globalizzato? La differenza non è da poco vista la tendenza di molta sinistra anche "radicale" ad oppore ad un Occidente fautore di tutti i mali un fronte "alternativo" che ha per sola identità l'essere appunto anti-occidentale.E il ritorno a "veri valori" che alla fine sono sempre Dio, patria, famiglia.

Un altro modo per eludere lo "scontento popolare in tema di diritti dei lavoratori e di politica economica" che è mondiale.

distensione

Cose così gravi hanno certamente origini complesse, tuttavia non si può rinunciare ad estrarne i vari significati. Ovviamente gli errori dell'occidente, a partire dalle crociate? Inutile, il passato rimane, occorre rimediare per il futuro. Il terrorismo non raggiunge mai lo scopo politico dichiarato ma altri scopi occulti o magari imprevisti. La religione pare più un pretesto o un utile schermo. Quando giunge a questi livelli ci deve essere anche un malessere sociale che cova sotto le ceneri.
Che fare? Segnali di distensione: il riconoscimento della Palestina, la Turchia nell'EUROPA, un coinvolgimento diretto di tutte le comunità islamiche in Europa e trattative dove possibile a pari dignità.

colonialismo e neocolonialismo nel mondo islamico

E' solo l'ipocrisia politica dell'occidente a non voler porre una dialettica fra quel colonialismo e le stragi volute dagli estremisti islamici.Infatti è di oggi la notizia delle stragi islamiche perpetrate in Nigeria, dopo i recenti bombardamenti francesi su quel Paese. Paese che galleggia sul petrolio e che alla foce del Niger ha una popolazione miserrima.
Di Kirkuck e dei suoi pozzi petroliferi non si parla se non per giustificare l'alleanza dell'occidente con i Curdi, dimenticando tutta la storia recente e meno recente che ha caratterizzato "la simpatia " politica dell'occidente per il Curdistan appunto in funzione dello sfruttamento di quei pozzi, in mano a chi? Ma quindi una dialettica vuole che si compia una analisi profonda degli interessi dell'occidente in quei paesi ed è solo a questo punto che si deve contrapporre una analisi politica dei responsabili delle stragi. Quale la sintesi? Questo è il problema . Non un macabro bilancio del numero dei morti delle opposte fazioni ma chiedere il perchè delle motivazioni opposte. Non cadere nella ridicola giustificazione della guerra di religioni, delle nuove crociate ma di capire cosa c'è sotto quella mistica feroce.