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La lezione di Alex Langer
Il grande freddo/Per i Verdi europei ma anche per il Parlamento Europeo, Alex Langer è stata una figura “costituente”. Un ricordo nel ventennale della scomparsa
L’ultima volta che ho visto Alex Langer è stato nel suo ufficio, dovevamo discutere di un piccolo conflitto di lavoro e ricordo che mi ero sorpresa del fatto che se ne preoccupasse tanto; l’ho lasciato dicendogli “ma Alex non ti preoccupare, ci penso io!”
Non dimenticherò mai, tre o quattro giorni dopo, quel corridoio dove stava il suo ufficio, con molti di noi appoggiati ai muri in attesa di notizie, con la tensione che montava; avevo rosicchiato tutte le mie unghie, che avevo messo tanto a far ricrescere. E’ stato un momento di ansietà, di completa incomprensione, assoluta sorpresa, poi di profonda tristezza e anche di un vago senso di colpa per non aver visto quello che stava succedendo.
Per i Verdi europei ma anche per il Parlamento Europeo, Alex Langer – insieme ad Adelaide Aglietta di cui quest’anno ricorre il quindicesimo anniversario della morte - è stata una figura “costituente”. Costituente nel senso che ha messo le basi della nostra famiglia politica e anche di questa casa che come sapete oggi è molto diversa da com’era allora. Fondamenta che poi ci hanno permesso di crescere. Di essere coscienti di noi stessi come attori europei, come portatori di proposte, valori, ma anche pratiche nuove e rivoluzionarie. In quegli anni non è stato facile: l’identificazione dell’agire verde passava molto attraverso le identità culturali e nazionali e non era rado assistere a scambi vivaci all’insegna del “io sono più verde di te’”. Ognuno di quei piccoli passi è costato conflitto e fatica, ma ha portato alla costruzione di tanti ponti che oggi sono abbastanza solidi e che ci permettono – caso raro nel campo politico – di mantenere una forte unità tra Nord-Sud-Est nella nostra proposta; e che ci ha portato per primi a costruire un partito europeo, non solo come occasionale incontro fra partiti nazionali ma come soggetto politico autonomo.
Alex prendeva su di sè moltissimo. Come lui ha lasciato scritto anche troppo. Ma io voglio ricordare che Alex era una persona giocosa e dotata di un robusto e sottile senso dell’umorismo, che nel mio ricordo ha lo stesso peso delle sue battaglie nobili; perché dell’identità ecologista fa parte anche la bellezza, il buon vivere per tutti, il rifiuto di giudizi moralizzatori, dello spreco, di un sistema inquinato ed inquinante. In questo sta anche la parte migliore del suo e del nostro contributo culturale.
Non mi chiedo mai che cosa penserebbe Alex oggi e so che in teoria nessuno è indispensabile. Però so anche che l’Europa ha avuto modo di iniziare a morire in varie occasioni da Sarajevo in poi e che c’è bisogno di guerrieri di pace per salvarla.
Non sarò originale ma voglio anch’io ripetere che senza persone come Alex è più difficile e lo vediamo ogni giorno. A noi non resta, oggi più di 20 anni fa, che mettere da parte la tristezza e continuare in ciò che è giusto.
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