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Il G8-sviluppo chiede coordinamento. A costo zero

14/06/2009

Nessun nuovo impegno finanziario, la riaffermazione dei livelli di aiuti gia' concordati nelle edizioni precedenti del G8 e ancora non raggiunti, il bisogno urgente di dare maggior coordinamento ed efficacia agli interventi di cooperazione per affrontare l'impatto della crisi, soprattutto nei Paesi piu' poveri. Il G8 sviluppo si conclude oggi alla Farnesina sottolineando il ''bisogno di una risposta forte, coerente e coordinata'' a una crisi ''senza precedenti'', alla quale bisogna reagire con gli strumenti della cooperazione per far ripartire la crescita che, secondo i ministri per lo sviluppo dei 14 Paesi convocati a Roma, ''e' cruciale per ogni strategia di successo'' per sconfiggere le difficolta' presenti.
Il documento finale stilato dai ''G14'' prende atto con favore dei provvedimenti assunti dal G20, primo tra tutti il rifinanziamento del Fondo Monetario Internazionale, ma soprattutto punta alle risorse aggiuntive e dei soggetti privati, cittadini compresi, ricononoscendo alle Nazioni Unite e alla Banca Mondiale un ruolo di leadership nell'individuazione di ''meccanismi innovativi di finanziamento'' degli Aiuti pubblici allo sviluppo, rispetto ai quali i ministri del ''G14'' romano chiedono ai propri Governi un ''cambio di scala e di velocita' nell'implementazione''. I Paesi emergenti, in particolare Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica presenti a Roma grazie al nuovo formato allargato del confronto assunto dal G8 italiano, come ha chiarito lo stesso ministro degli Esteri e presidente del vertice Franco Frattini, non possono piu' rimanere ''intrappolati'' nel ruolo di beneficiari storici degli aiuti. Insieme all'Africa, anche se al palo in tutti gli indicatori di sviluppo, debbono fare un passo avanti nella lotta alla crisi ridefinendo le proprie responsabilita' definendo proprie politiche (e risorse) nazionali e regionali.
Persino i cittadini dei Paesi piu' poveri che emigrano all'estero per trovare opportunita' dovranno fare la propria parte: appoggiando il lavoro della Banca Mondiale l'Italia ha presentato un piano in virtu' del quale si prevede di dimezzare in 5 anni dal 10 al 5% il peso delle spese di trasferimento in patria delle rimesse dei migranti. Un'iniziativa salutata con favore dal presidente dell'Agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo agricolo (Ifad) Kanayo F.Nwanze: ''L'Ifad - ha spiegato l'esperto - insieme all'Universita' di Boston ha condotto uno studio sulle rimesse che ha provato che il loro volume e' di tre volte superiore a quello dell'Aiuto pubblico allo sviluppo globale, e che, nonostante una riduzione tra l'8 e il 10% in valore dovita alla crisi, si conferma tra le risorse piu' importanti per lo sviluppo dei Paesi piu' poveri''.
I Grandi vecchi e nuovi, cosi', cercano di trovare nuove fonti di finanziamento nel momento in cui concordano nel dover ''assicurare l'accesso universale ai servizi sociali di base'' quando, pero', molti spettri si delineano all'orizzonte: i cambiamenti climatici, l'insicurezza alimentare, le pandemie. Archiviato l'ottimismo del debutto degli Obiettivi del Millennio che si respirava a Genova, oggi dal G8 italiano arriva un appello al realismo, alla corresponsabilita', alla corsa fino all'ultimo dollaro utile. Soprattutto se gia' promesso ma mai arrivato a destinazione.

*vicepresidente di Fair

postato da: fairwatch alle ore 22:13 | Permalink | commenti
categoria:movimenti e politica, ambiente e sviluppo, istituzioni e globalizzazione, commercio equo e finanza etica venerdì, 17 aprile 2009

G8 Agricoltura: Da Treviso a Genova, la Terra è nostra
Fair: Il futuro è in un’agricoltura diversa,
in Italia come in tutto il mondo

Roma, 17 apr – Domani a Treviso, per il G8 agricoltura insieme al Comitato italiano per la Sovranità alimentare come co-estensore del documento comune al centro del seminario "Il cibo al centro, l'agricoltura ovunque". Ma già da stasera Fair è in citta per partecipare come coalizione Help Local Trade (www.helplocaltrade.org) con la relazione di Alberto Zoratti al Festival-Incontro "Questa terra è la nostra terra" (questaterralanostraterra.blogspot.com) su “Crisi climatica, crisi energetica, crisi economica. Quali alternative per un diverso modello di sviluppo”. E poi a Genova il 23 aprile in Sala Sivori (salita santa Caterina 12) per il primo incontro pubblico "G8 e Terra. Agricoltura sostenibile e diritti delle comunità locali", in cui valutare gli impatti a livello locale delle decisioni prese dai G8 sulle politiche agricole.
Tra le organizzazioni presenti a Treviso, e che continueranno a chiedere più partecipazione democratica e più politiche a favore della piccola agricoltura sostenibile, Fair farà sentire la propria voce insieme a quella delle proprie reti di riferimento a difesa dell’agricoltura e dell’autosviluppo locale in occasione dei vari vertici che si stanno svolgendo nel nostro Paese in preparazione dell'evento della Maddalena del luglio 2009, otto anni dopo dai tragici fatti di Genova.
Fair (www.faircoop.it), organizzazione che con diversi progetti di tessile e prodotti di base bio ed equi partecipa alla costruzione di percorsi di economia solidale “dal campo all’armadio”, sostiene la lotta dei movimenti, delle organizzazioni sociali e dei piccoli produttori per una nuova fioritura dell’agricoltura globale che può essere minacciata da decisioni prese per tutti dai soli “8 grandi”. L’Italia è tra questi però, proprio come alcuni Paesi africani, è tra i maggiori produttori di cibo nel mondo ma ha poca capacità di difendere i propri piccoli produttori dalle trappole dell’agrobusiness e dalla Grande distribuzione organizzata.
La crisi economico finanziaria che stiamo vivendo e che non ha precedenti dal '29, è dovuta ad un mercato e ad un'economia sempre più sganciate dalle condizioni reali delle persone e delle comunità, ed ha portato il livello di credibilità di organizzazioni informali come il G8 è ai minimi termini. "Stesse ricette, vecchi cuochi" ha dichiarato la coalizione Help Local Trade (www.helplocaltrade.org) dopo il G20 londinese, che ha toccato senza risolvere alla radice le cause prime dello sconquasso prima finanziario e poi economico che stiamo vivendo.