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Il nucleare in crisi rilancia il solare

23/03/2011

Nei prossimi giorni uscirà la bozza del decreto sul sostegno al fotovoltaico in vigore a partire dal mese di giugno. L’ampiezza delle reazioni negative al decreto legislativo approvato in Consiglio dei ministri il 3 marzo fa ritenere che si limiterà l’impatto delle misure retroattive. Inoltre le riduzioni degli incentivi rispetto a quelli già previsti nel 2011 non dovrebbero essere traumatiche, puntando a tagli più incisivi negli anni successivi.

Il comparto del fotovoltaico in questa fase deve mostrare la propria maturità e isolare limitate posizioni irresponsabili. I nostri incentivi sono troppo alti e vanno progressivamente tagliati in un percorso di confronto tra operatori e governo. Il rischio di un surriscaldamento del mercato con successivo blocco attraverso l’introduzione di tetti e/o drastiche riduzioni degli incentivi è ancora presente. Dobbiamo gestire in maniera intelligente il periodo che ci separa dall’inevitabile e positiva futura diffusione del solare senza incentivi, tenendo conto che dobbiamo rafforzare le nostre imprese (produttrici) del fotovoltaico e non metterle in ginocchio. Si tratta di un intervallo di 6-8 anni, decisivo per le sorti del solare in Italia.

L’industria tedesca ritiene che dal 2017 il mercato potrà svilupparsi con le proprie gambe. Se continuerà il trend internazionale di riduzione dei costi e si semplificheranno le procedure autorizzative gli incentivi potrebbero terminare anche in Italia attorno a quella data, consentendo al solare di svolgere un ruolo importante.

Al 2020 la potenza installata potrebbe raggiungere 25.000 MW con un impatto sulla tariffa non superiore ai 7 miliardi di €/anno. E nel decennio successivo, in uno scenario spinto, i numeri potrebbero crescere ulteriormente con la diffusione delle smart grids e l’introduzione di sistemi di accumulo, tanto da far coprire al solare attorno al 2030 un quinto della domanda elettrica del paese (Fig. 1).

L’esplosione del ruolo del solare nei prossimi anni sarà amplificata dalla revisione delle politiche energetiche che si è già avviata in molti paesi dopo i gravi incidenti di Fukushima. Gli effetti di questo disastro sul comparto nucleare saranno di due tipi.

Da un lato sarà molto più problematica la concessione del prolungamento della vita dei reattori che raggiungono i 40 anni di vita. Si consideri che la metà dell’attuale potenza atomica installata nel mondo rischierebbe di essere chiusa entro il 2025 (Fig. 2).

Dall’altra parte, i sistemi di sicurezza dei nuovi impianti saranno rivisitati e rafforzati con un ulteriore aumento dei costi, continuando così il trend degli ultimi 40 anni (Fig. 3). Insomma, l’utilizzo del nucleare sarà sempre più antieconomico, le quotazioni della CO2 penalizzeranno l’impiego dei combustibili fossili e le energie rinnovabili diventeranno centrali nel nuovo panorama energetico.

 

Tratto da www.qualenergia.it