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Perry Anderson: “Renzi? Come la Thatcher”

29/06/2014

Perry Anderson non la manda a dire. L'ultimo saggio sulla "London Review of Books" dell'insigne storico inglese, nume tutelare della New Left, è una lucida scorreria nella storia italiana recente. S'intitola, senza troppi guizzi metaforici, "The Italian Disaster", Ma anziché essere l'ennesima geremiade sulla presunta incapacità civile e culturale del Paese di assurgere a membro virtuoso del consesso europeo, il saggio di Anderson individua l'origine dei mali negli stessi principi inerenti alla governance dell'Unione europea, ai quali l'Italia è stata finora recalcitrante: soprattutto quel neoliberismo economico saldamente agganciato alla marginalizzazione della politica e della sua rappresentanza. Di questo neoliberismo Matteo Renzi, leader carismatico e assolutista di un partito alla cui tradizione politica è del tutto alieno, altro non sarebbe che il cavallo di Troia. Ne consegue l'analisi puntigliosa di varie tappe della storia italiana recente, dalla fine di Tangentopoli sino al crollo di Berlusconi, fortemente voluto da Bruxelles attraverso la presidenza di Napolitano, e all'abbraccio di Renzi come ultima spiaggia di fronte alla disorientante eterodossia del fenomeno Grillo. Ad Anderson abbiamo rivolto una serie di domande.
Lei ha scritto di una deriva degenerativa della democrazia in Europa e di una corruzione pervasiva della sua classe politica. Sono sviluppi strutturali, o piuttosto un deficit momentaneo di volontà e di moralità?
«Non è facile giudicare quanto profondo sia diventato l'effettivo radicamento di simili tendenze. Quel che è chiaro finora è che le forze che avrebbero potuto contrastarle restano sparse e deboli. In Italia sono state, naturalmente e a lungo, personificate entrambe da Berlusconi, ma si estendono a un panorama istituzionale che va ben oltre. Quanto alla corruzione, la prossima Expo di Milano, un progetto tipico della vanagloria politica di quest'epoca, per tacere del megascandalo a Venezia nel quale Pd e Pdl sono immersi vicendevolmente fino al collo, ci ricorda quanto futile sia stato il Pool vent'anni fa: le mani degli appaltatori, di destra o di sinistra che siano, non sono certo più pulite di prima. Quanto alla democrazia, le performance della presidenza della Repubblica e della Corte costituzionale offrono ulteriori lampanti illustrazioni del degrado dello Stato di diritto in questi anni, aggravato ora dal Neo-porcellum imposto al Parlamento a tutti i costi. Si tratta di pressioni che non risparmiano nemmeno coloro che gli si erano rivoltati contro. Basti pensare all'autocrazia che governa lo stesso Movimento 5 Stelle nel suo ruolo di avversario più intransigente del sistema di governo».

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