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È troppo presto per un giudizio su Renzi? Ma no, Sbilanciamoci!

10/03/2014

Al di là delle simpatie o antipatie per il personaggio, ma anche al di là del giudizio sui modi e lo stile, dopo la manovra politica che ha portato Renzi a sostituire Letta alla presidenza del Consiglio tutti si sono posti la stessa domanda: perché? Cosa lo ha spinto? Cosa gli dà tanta sicurezza? Se Letta si fosse dimesso per altri motivi e il presidente della Repubblica – magari dopo lunghe e faticose consultazioni – avesse nominato il segretario del Partito democratico, nessuno avrebbe potuto accusarlo di «brama di potere». In caso di fallimento, avrebbe sempre potuto giustificarsi dicendo che la sfida era difficile e che comunque non se l’era cercata. Ma adesso – come del resto Renzi stesso ha riconosciuto – se fallirà non ci saranno scuse. Anzi: gli verrà rinfacciata l’aggravante di aver armato tutto questo macello (in senso politico, facendo cioè scorrere il sangue all’interno del proprio partito) per niente, lasciando il paese nei guai come e più di prima. Il film che tutti gli italiani hanno visto è questo: Renzi che ferma il treno di Letta, lo fa scendere con l’accusa di andare troppo piano e poi prende il suo posto promettendo a tutti che adesso finalmente il treno comincerà a correre. E non si è neanche risparmiato nelle promesse, garantendo che procederà a tamburo battente, al ritmo di una riforma al mese. Dopo una scena del genere, davvero non ci sono scuse in caso di fallimento.

Tra i motivi che hanno spinto Renzi ad accelerare le cose in modo così brusco, ci sarebbe il timore delle elezioni europee di fine maggio: con un governo Letta visto come debole e immobile, il Pd sarebbe andato senz’altro incontro a un disastro elettorale. Tanto valeva quindi provare a dare almeno un’idea di movimento, di dinamismo, anche pagando il prezzo – in termini di immagine – di una «coltellata alla schiena» fratricida. La fretta poi è stata dettata da due motivi: a luglio comincia il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea e far cadere Letta in quel periodo sarebbe stato impossibile. Sicuramente Napolitano non l’avrebbe consentito. Ma, soprattutto, a maggio si vota anche in molti Comuni, tra cui Firenze, e Renzi aveva più volte annunciato di volersi ricandidare. Farsi rieleggere sindaco e poi lasciare la carica dopo pochi mesi per andare a Palazzo Chigi avrebbe dato davvero una pessima immagine, insopportabile anche per i metodi spregiudicati del rottamatore. Occorreva quindi accelerare, bruciare le tappe.

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Tratto da www.confronti.net