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Grecia, un inedito esperimento di dominio

14/07/2015

L’Europa si è fatta prepotente. Dalla vicenda greca la democrazia esce sconfitta, trionfa il potere della finanza e il comando della Germania.

Oggi non si può chiedere a nessuno di parlare della Grecia sine ira et studio. C'è la rabbia e c'è la presa di parte. Le emozioni sono razionali a modo loro, e solo un pregiudizio a favore della democrazia può giustificare una qualsiasi analisi degna di questo nome. Le analisi economico-finanziarie che prescindono da questo riferimento essenziale non capiscono la natura del problema, e si rivelano per quello che sono: retoriche al servizio dei potenti. La loro scienza non è mai stata tanto triste e perniciosa!

Il senso profondo, già storico, degli eventi è il confronto tra ragioni della democrazia e ragioni della potenza (economica e finanziaria, ma non dissimile negli effetti e negli intenti dalle vecchie forme a base di cannoniere). La democrazia esce sconfitta, dichiarata dannosa dai più alti vertici istituzionali europei, di quella Europa che scioccamente si vantava di esserne la patria e il modello esportabile. Non la democrazia è primaria, ma il denaro, deve essere una lezione chiara per tutti, affinché non sopravvivano vecchie superstizioni e velleità al riguardo. Il secondo senso, più contestualizzato e geo-referenziato, è di stabilire chi comanda in un'Europa che non ha un governo democratico, né lo deve avere. Un nucleo di paesi – che davvero sono stati al margine del processo europeo – con al centro la potenza geopolitica pivot, la Germania onnipotente. Questa Germania ancora una volta preda di proprie ebbrezze di dominio tradisce tutta la sua storia di avvicinamento all'Occidente democratico tante volte spiegato e quasi implorato da Habermas. Sappiamo bene chi comanda, e precisamente a due livelli: nella dimensione astratta del denaro come potenza che subordina e sostanzialmente sterilizza le forme democratiche residue. E a livello geopolitico europeo. Guardiamo al futuro forti di queste certezze. Negative e perfino pericolose certo, ma almeno inequivocabili. Se si aggiunge al quadro lo spettro del TTIP, Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, acquisiamo alcune certezze circa il modo in cui l'Europa prepotente ha definitamente scelto di stare nei processi globali, rinnegando tutto il suo passato fino ai suoi atti fondativi e alla Strategia di Lisbona 2000.

Si può ancora fare un passo nell'analisi e considerare le implicazioni dell'intimidazione esercitata nei confronti della democrazia. Una lezione per tutti, anche per i più moderati recalcitranti, Italia compresa: la democrazia non deve ostacolare, ma deve servire la potenza. Inoltre la sovranità nazionale ha senso solo se essa stessa – nelle modalità già sviluppate in alcuni paesi centro e nord-europei – nella forma pervertita di moralità finanziaria (!) sta al servizio della potenza della finanza in quel quadro di risorta supremazia regionale, che proprio l'Europa unificata avrebbe dovuto neutralizzare. Si tratta di una nuova soglia nel declino del regime democratico ed anche dello stato di diritto. Non ci si deve spaventare: il nuovo autoritarismo tecnocratico-finanziario è soft nelle forme quotidiane e lavora duro sui presupposti: della sfera pubblica, della funzione pubblica, dei diritti sociali e civili. Un'epoca volge al tramonto, compresa quella dell'Europa unificata nella democrazia. D'ora in poi sarà unificata dai mercati finanziari, certo più efficaci.

Mentre i greci soffrono e noi tiriamo a campare, è bene – a fronte di queste durezze storiche – non farsi facili illusioni e mantenersi sobri come Socrate. Quei trucioli di sinistra che ancora si entusiasmano facilmente per le virtù e le capacità degli altri saranno del resto surclassati da Salvini o dai Cinque Stelle, ben più capaci di comunicare emozioni, sia pure negative. Ma già riportare una tragedia storica a queste dimensioni un po' folkloriche, per quanto radicate, mi sembra un'offesa alla dignità di coloro che di quella tragedia stanno pagando tutti i conti e sopportano i costi di un inedito – in Europa – esperimento di dominio.

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Commenti

grecia, un inedito esperimento di dominio

Consiglierei al Signor Hugo Chavez (a meno che non sia il suo vero nome, ma non lo credo...) di cambiare il suo nickname.
Se posso darle alcuni suggerimenti:
Allen Dulles (direttore della CIA che provocò il colpo di stato contro Jacopo Arbenz in Guatemala nel 1954),
Henry Kissinger (segretario di stato USA all'epoca del colpo di stato in Cile contro Allende nel 1973).

Achtung! Creditori non significa filantropi, anzi!

Il prestito-ponte e quelli altri prestiti chiesti dalla Grecia serviranno soprattutto a pagare i creditori e a capitalizzare le banche greche: solo una minima parte servirà agli investimenti del paese per una eventuale ripresa! Poi, se questi soldi saranno versati, alle condizioni cheste dalle istituzioni e a date ancora da definire! Insomma, paragonare la richiesta della Grecia con un prestito in banca dove le condizioni sono fornite dal debitore per rassicurare il creditore mi sembra una visione "en trompe l'oeil", molto di più si potrebbe fare il paragone con l'attività di strozzini che poco a poco schiacciano i loro clienti per farli rendere al massimo! La vendita di beni pubblici greci prevista (probabilemte a prezzi stracciati) a ditte tedesche o altre secondo il modello Treuhandhalt 1990-1991 con la sua scia di corruzione (sìs, sì, in Germania, con Helmut Kohl sospettato per esempio di soldi della francese Total per la vendita del complesso petroliero di Leuna) è uno degli obiettivi della mossa di Wolfgang Scheuble e altri. Lo stesso per la ancellazione di ogni diritto del lavoro e di parte del rimanente Welfare. Ci si può criticare leggitimamente la mediocrità accademica, italiana od altra, ma ci si deve anche togliere i para-occhi!

Democrazia e responsabilità

Non so se l'ha capito, Sig. Pastrello, ma la Grecia sta chiedendo più di 80 miliardi di euro agli altri paesi europei (per darle un'idea, non è molto meno del costo annuale dell'intera sanità pubblica italiana), che vanno da aggiungersi alle centinaia di miliardi che ha già avuto. I governi democraticamente eletti degli altri paesi europei, i quali rispondono ai loro elettori delle risorse pubbliche che sono loro affidate, hanno non solo il diritto ma anche il preciso DOVERE di chiedere alla Grecia e alle sue istituzioni precise garanzie affinché i soldi dei loro cittadini non vengano anche questa volta gettate in un pozzo senza fondo. Liberi i rappresentanti del popolo greco di rifiutarsi di fornire queste garanzie, assumendosi per intero la responsabilità delle conseguenze di questo rifiuto.

DEMOCRAZIA

IO INTENDEVO COMMENTAR CHAVEZ

DEMOCRAZIA

ESSERE ESPRESSIONE DI PARLAMENTI LINERAMENTE ELETTI NON AUTORIZZA QUESTI GOVERNI A IMPORRE A ALTRI PAESI SACRIFICI CHE GLI ALTRI PAESI RIFUTANO. POSSONO IMPORLI AI LORO CITTADINI. STRANA DEMOCRAZIA QUESTA CHE SE ESISTE IN UN PAESE AUTORIZZA A DOMINARE ALTRI PAESI

Due piccoli dettagli...

Il Prof. Donolo dimentica forse un piccolo dettaglio, non del tutto irrilevante però. I governi dei paesi piccoli e grandi (tra cui alcuni con un reddito pro capite più basso di quello greco) che hanno negoziato col governo della Grecia il terzo dei costosissimi programmi di salvataggio di questo paese sono espressione di PARLAMENTI LIBERAMENTI ELETTI, di OPINIONI PUBBLICHE e degli ELETTORI CHE LI HANNO VOTATI. Si dà poi il caso che in molti di questi paesi, la stragrande maggioranza di questi elettori (come emerge da qualsiasi fonte e sondaggio) - che piaccia o non piaccia al Prof. Donolo, che lo si voglia o meno, a torto o a ragione - non ritengono che i loro soldi debbano andare ancora una volta a sussidiare la Grecia. Porre quindi la questione come uno scontro tra autoritarismo e democrazia è semplicemente controfattuale e sostanzialmente grottesco.

Altro piccolo dettaglio che sembra sfuggire al Prof. Donolo: nell'accordo negoziato ieri, mercati finanziari, banche, investitori privati e simili entrano in misura del tutto marginale perché - come ormai dovrebbe essere noto a tutti - il debito della Grecia è quasi nella sua interezza (a parte la quota FMI) direttamente o indirettamente debito nei confronti dei contribuenti degli altri paesi europei, i quali saranno chiamati in base all'accordo in questione a versare alla Grecia ulteriori fondi per decine di miliardi di euro. Porre quindi la questione come uno scontro tra mercati finanziari e democrazia è semplicemente controfattuale e sostanzialmente fuorviante.

Il meno che si possa dire è che il Prof. Donolo deforma pesantemente la realtà dei fatti pur di accreditare un'immagine demonizzante di un grande paese europeo. Che l'autore di un simile pezzo sia un potente barone universitario italiano la dice lunga sulle ragioni per cui il sistema accademico del nostro paese si collochi così in basso in tutte le classifiche internazionali...