Home / Sezioni / globi / Un mondo di debiti

facebook-link twitter-link

Newsletter

Registrati alla newsletter di sbilanciamoci.info

Sezioni

Ultimi articoli nella sezione

08/12/2015
COP21, secondo round
di Lorenzo Ciccarese
03/12/2015
Lavoro, la fotografia impietosa dell'Istat
di Marta Fana
01/12/2015
La crisi dell’università italiana
di Francesco Sinopoli
01/12/2015
Parigi, una guerra a pezzi
di Emilio Molinari
01/12/2015
Non ho l'età
di Loris Campetti
30/11/2015
La sfida del clima
di Gianni Silvestrini
30/11/2015
Il governo Renzi "salva" quattro istituti di credito
di Vincenzo Comito

Un mondo di debiti

25/04/2015

Sdebitarsi/ La Grecia sotto assedio dell’ex troika viene lasciata senza liquidità, mentre il Fmi inonda l’Ucraina di miliardi senza chiedere in cambio alcuna riforma strutturale Ma il prossimo default sarà quello di Porto Rico. E gli Usa lo lasciano fallire

L’economia mondiale non è mai stata così indebitata. In queste pagine si fa il punto su Grecia ed Europa, Porto Rico e America latina, e del (troppo trascurato) debito di banche e imprese. Poi c’è l’Italia: un rapporto debito pubblico/Pil oltre il 132%, interessi passivi più elevati dei partner europei – il 4,7% del Pil nel 2014 – politiche di stretta fiscale che producono da 20 anni un avanzo primario della spesa statale, cioè al netto degli interessi. Un avanzo che finisce sempre ai creditori: banche, le famiglie italiane più ricche e (per circa un terzo) gli investitori stranieri. Una spesa pubblica per interessi così elevata è un segnale di maldistribuzione della spesa e dell’imposizione fiscale: è una redistribuzione dai poveri ai ricchi, e con gli alti tassi di interesse che abbiamo avuto fino a poco fa ci siamo giocati il futuro delle generazioni più giovani.
Le ragioni del debito italiano vengono da lontano, quando nel 1981 si decise il divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia: il debito non veniva più coperto da emissione di moneta e lo Stato doveva vendere – a tassi d’interesse alti e crescenti – titoli di debito pubblico a investitori finanziari. Era un problema di lungo periodo dell’economia italiana, un paese a sviluppo recente come altri del sud Europa, segnato da un’alta inflazione e da un eccesso delle importazioni sulle esportazioni, che viene compensato da afflussi di capitali attratti da tassi d’interesse particolarmente invitanti. Le regole che hanno creato l’Unione monetaria hanno riprodotto il divieto per la Bce di emettere moneta per finanziare deficit e debito degli stati, e la crisi del 2008 ha scatenato gli spread sui tassi d’interesse, rendendo il debito pubblico sempre più insostenibile.
Ben diversa la situazione nei paesi dove la Banca centrale finanzia il debito pubblico: è dal 1996 che il Giappone ha un rapporto debito/Pil superiore al 100%, mentre gli Usa hanno raggiunto quel livello nel 2010. Entrambi hanno stampato moneta, anche per salvare il sistema finanziario, uscendo dalla crisi prima e meglio dell’Europa, senza produrre inflazione. Perché è avvenuto questo? Quando si danno soldi alle famiglie queste domandano beni, facendo crescere i prezzi, mentre se gli stessi soldi li diamo alle banche per salvarle dal fallimento, queste non domandano più merci e i prezzi restano fermi. In Europa e in Italia occorre cambiare strada. Per la Grecia, ma anche per l’Italia e altri paesi europei si pone il problema di ridurre in misura significativa il peso del debito.
Da più parti è giunta la proposta di intervenire sul nostro debito pubblico ristrutturandolo, per pagare meno e più tardi i possessori di titoli di Stato, banche e fondi stranieri soprattutto, se possibile tutelando i piccoli risparmiatori. L’allungamento delle scadenze dei titoli permetterebbe di guadagnare tempo permettendo all’economia di tornare a crescere. Anche perché le nuove emissioni di titoli servono in pratica per la gestione del debito e non, ad esempio, per pagare pensioni o stipendi dei dipendenti pubblici, che sono coperti dalle imposte incassate dallo stato. Ristrutturare il debito e stampare moneta non più per risanare i bilanci delle istituzioni finanziarie, ma per far ripartire l’economia sono le due strade da prendere.
Ma per questo occorrerebbe un euro con fondazioni diverse, una nuova Europa politica. E certo una diversa Bce. "Sdebitarsi" era il nome della campagna contro il debito del terzo mondo lanciata in Italia negli anni novanta, e che portò a una legge che condonava una parte del debito. Dovremmo rifare qualcosa di analogo, ma questa volta i debitori siamo noi.

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui

Commenti

Il perchè della "esplosione" del debito negli anni ottanta

D'accordo con Cyrano sul fatto che l'esplosione del debito negli anni ottanta (passato dal 59% del Pil nel 1980 al 118% nel 1992) non sia dovuta al "divorzio" tra BI e Tesoro: E' dovuta all'adesione ad un sistema di cambi fissi (lo SME). In quegli anni per "tenere" il cambio, cioè per stare nello SME, la BI ha dovuto imporre altissimi tassi di sconto, e quindi di interesse : in quegli anni abbiamo avuto tassi di sconto REALI intorno al 6%, con punte fino al 10% : è evidente che con questi tassi la esplosione del debito era inevitabile.
I paesi citati come esempi di gestione del debito (USA e Giappone) hanno cambi flessibili : con i cambi flessibili non c'è più bisogno di ristrutturazioni del debito ; le ristrutturazioni le fa il cambio e il cambio lo fa il mercato. Funziona.

le case

Non sono colto in economia,
Vedendo però molte case di nuova costruzione e un continuo trasferimento di reddito dai poveri ai ricchi
mi viene il sospetto che le nuove abitazioni e le urbanizzazioni loro connesse siano un mezzo per effettuare quel trasferimento
da poveri a ricchi.
C'è qualcuno che sa chiarirmi il punto?? Il mio intuito ha ragione o c'è solo una concomitanza invece di un nesso causa effetto?

Favola

Citazione: “Ben diversa la situazione nei paesi dove la Banca centrale finanzia il debito pubblico: Giappone e USA”.

Che la FED abbia delle regole scritte - ripeto: scritte - diverse da quelle della BCE circa l’acquisto del debito a mio avviso è una favola.
“[…] contrariamente all’opinione imperante, la BCE ha gli stessi poteri della FED (peraltro, va rimarcato che anche la Federal Reserve non può acquistare titoli del Tesoro direttamente dal Tesoro degli Stati Uniti) […]”.
“Allegato alla Petizione al Parlamento europeo: la Bce non rispetta il suo statuto”
http://vincesko.blogspot.it/2015/03/allegato-alla-petizione-al-parlamento.html

Favola che è stata propalata da tanti supposti esperti fino al varo del QE da parte della BCE, che ritenevano impossibile, immemori che la BCE avesse già acquistato titoli pubblici per 4 volte, nel 2010 e 2011 (cfr. “Chi non conosce lo statuto della BCE (elenco in divenire)” http://vincesko.blogspot.it/2015/03/chi-non-conosce-lo-statuto-della-bce.html ).

Divorzo BdI

Che quella del divorzio Tesoro BdI sia una leggenda metropolitana consolatoria non sarebbe neanche necessario lo studio
http://memmt.info/site/il-divorzio-banca-ditalia-tesoro-un-falso-mito-studiare-lo-sme-per-capire-leuro/
basterebbe sapere che quei titoli erano acquisiti comunque sia da BdI che dalle banche IRI allora nazionalizzate. Le cause degli alti tassi erano esogene, ed erano ben altre. Stupisce che in ambito accademico ancora si propalino narrative consolatorie che non aiutano a ricercare, riconoscere ed accettare le origini lontane della crisi del nostro paese. Un paese, il nostro, sempre in fuga dalle responsabilità. Un popolo, noi, sempre alla ricerca del famoso problema, che è sempre un'altro.
Saluti.