Home / Sezioni / globi / Le nostre cartiere, le loro foreste

facebook-link twitter-link

Newsletter

Registrati alla newsletter di sbilanciamoci.info

Sezioni

Ultimi articoli nella sezione

08/12/2015
COP21, secondo round
di Lorenzo Ciccarese
03/12/2015
Lavoro, la fotografia impietosa dell'Istat
di Marta Fana
01/12/2015
La crisi dell’università italiana
di Francesco Sinopoli
01/12/2015
Parigi, una guerra a pezzi
di Emilio Molinari
01/12/2015
Non ho l'età
di Loris Campetti
30/11/2015
La sfida del clima
di Gianni Silvestrini
30/11/2015
Il governo Renzi "salva" quattro istituti di credito
di Vincenzo Comito

Le nostre cartiere, le loro foreste

14/04/2011

Gli ambientalisti di Terra! nel mirino delle cartiere Pigna, per la campagna di denuncia sulla deforestazione dell'Indonesia e i rapporti con l'Asian Pulp and Paper

Oltre cinquanta associazioni ambientaliste europee, internazionali e indonesiane si sono schierate in difesa degli ambientalisti di Terra! entrati nel mirino delle Cartiere Paolo Pigna. Da Legambiente a Greenpeace, da Friends of the Earth al Rainforest Action Network.

Nell'aprile 2010 Terra! ha pubblicato un rapporto che accusava Pigna di acquistare dalla famigerata Asia Pulp and Paper (App) prodotti legati alla distruzione delle foreste pluviali indonesiane. Da quando queste foreste sono abbattute per essere sostituite con piantagioni di acacia e di palma da olio, l’isola di Sumatra ha uno dei più alti tassi di deforestazione, e le associazioni ambientaliste e umanitarie hanno documentato numerosi casi di occupazione anche violenta di terreni di comunità locali e indigene.

In tutto il mondo le associazioni ambientaliste mettono in guardia contro l’altissimo impatto della deforestazione sul clima globale. Gran parte delle residue foreste pluviali indonesiane cresce su uno spesso strato di torba. Quando le foreste vengono abbattute per farne piantagioni, e la torba viene drenata e arata, fino a 300 tonnellate di carbonio per ettaro tornano in atmosfera. Per questa ragione un paese scarsamente industrializzato come l'Indonesia è il terzo al mondo per emissioni di gas serra, dopo agli Stati Uniti e la Cina. Secondo uno studio del Rainforest Action Network, la sola App emette più CO2 di 165 nazioni del mondo.

Nell'agosto 2010, un'ampia coalizione di associazioni ambientaliste ha chiesto alle imprese europee del settore cartario di non acquistare prodotti dalla App, a causa dei suoi legami con la deforestazione, il cambiamento climatico e la violazione dei diritti delle comunità locali. Secondo le associazioni ambientaliste, la App e i suoi fornitori di legname sono il più grande fattore di distruzione delle foreste pluviali di Sumatra, e stanno portando all’estinzione tre specie ad alto rischio – la tigre e l’elefante di Sumatra, e l’orango.

“Acquistare della App significa aumentarne la produzione e quindi alimentare ulteriormente l'espansione delle sue operazioni sulle ultime foreste torbiere dell'Indonesia. – spiega la lettera delle associazioni ambientaliste – Questa impresa è, a nostro avviso, l’azienda cartaria più irresponsabile, in termini di sostenibilità ambientale e sociale, di tutto il mercato internazionale”.

L’appello degli ambientalisti non è rimasto senza risposta. Imprese come Mondadori Printing, De Agostini, Gucci, Versace, Ferragamo, Burgo, Fedrigoni, Kimberly-Clark, Nestlè, Kraft, Fuji Xerox, Kraft, Unilever, Stamples, Office Depot, Corporate Express, Metro, hanno compreso come le pratiche della App siano distruttive e incompatibili con i propri valori aziendali e hanno evitato o interrotto l'acquisto di prodotti da App.

Cartiere Paolo Pigna ha fatto una scelta diversa. Avrebbe potuto ammettere di avere un problema, e di dimostrare di volerlo risolvere, dando una bella lezione di responsabilità imprenditoriale, avrebbe potuto avviare un processo di verifica della propria filiera. Invece Pigna ha preferito negare qualsiasi legame con la App e con la deforestazione. In maggio infatti, La Repubblica e l’Unità online pubblicano stralci del comunicato di aziendale: “Cartiere Pigna non ha relazioni commerciali con l'impresa indonesiana Asia Pulp and Paper, e non si rifornisce di prodotti provenienti da foreste indonesiane” due affermazioni che gli attivisti di Terra! hanno dimostrato essere false.

Ma Pigna non si è limitata a questo, ha anche trascinato Terra! in tribunale con una richiesta di danni. Gli attivisti di Terra! non si sono lasciati intimidire, e hanno consegnato al giudice le prove del legame di Pigna con la App: gli estremi di diverse fatture che provano gli scambi commerciali tra Cartiere Pigna e la App nel 2009. Come se non bastasse, hanno consegnato alla corte anche il rapporto delle analisi scientifiche effettuate su quaderni Pigna Monocromo, che risultano pieni di fibre provenienti da foreste pluviali. Le analisi sono state commissionate alla Ips, un laboratorio indipendente di analisi delle fibre con base negli Stati Uniti, che ha analizzato quattro campioni di quaderni 'Pigna Monocromo' per Terra! L'analisi ha mostrato che tutti contenevano fibre di Acacia Mangum (tra il 62 e il 74%), la specie coltivata nelle piantagioni, che rappresentano (assieme alle piantagioni di palma da olio) la causa primaria di deforestazione in Indonesia, che ha portato il paese al terzo posto nella classifica mondiale delle emissioni di carbonio, dopo Cina e Stati Uniti. Vi erano inoltre fino al 36% delle fibre di latifoglie misto tropicali, tra cui Myristicaceae e le specie Dipterocarpaceae, tipiche dell'abbattimento di foresta pluviale e di cui fanno parte molte specie minacciate (inserite nella Lista Rossa dell'Iucn).

Malgrado Pigna abbia dovuto ammettere di fronte al giudice cui di aver effettivamente acquistato carta dalla App, Terra! è stata condannata a pagare 20.000 euro più altri 7.000 di spese legali, per aver rivelato il fatto. Il giudice infatti ha considerato che il rapporto pubblicato da Terra! non possa essere considerato diffamatorio, ma ha giudicato lesivo di Pigna uno striscione affisso a Palazzo Venezia a Roma, che associava Cartiere Paolo Pigna alla deforestazione (“Per deforestare abbiamo carta bianca” recitava la finta pubblicità). In realtà, che il legame tra la deforestazione e prodotti di Pigna fosse provato dalle analisi della carta effettuate su quaderni della Pigna era ben provato dal rapporto della Ips Testing, che era stato consegnato al giudice a tempo debito, e che dimostra chiaramente come quaderni Pigna contengano un’importante quantità di fibre legate alla deforestazione nel Sud Est Asiatico, e per gli ambientalisti, è sorprendente che il giudice non l’abbia preso in considerazione.

Terra! ovviamente ricorrerà in appello, ma nel frattempo ha trovato la solidarietà di oltre cinquanta associazioni, chiamate a raccolta dall'European Environmental Paper Network, una rete di associazioni per i diritti ambientali e umani focalizzata sugli impatti del settore cartario. "Sosteniamo Terra! nella sua battaglia contro un verdetto ingiusto. Consideriamo l'attacco di Pigna a Terra come un attacco a ciascuno di noi, che lavoriamo per un ambiente più sostenibile – dichiara il comunicato firmato dalle associazioni ambientaliste – La legge dovrebbe perseguire le imprese responsabili di crimini ambientali contro le foreste pluviali dell'Indonesia e contro il clima, invece di condannare chi ha messo in luce il problema. Questa è una palese violazione del diritto di parola, e un tentativo di impedire le campagne ambientali”.

La sentenza espone la piccola associazione alla chiusura, condannandola a pagare una cifra non lontana dal suo intero bilancio annuale. "Non possiamo permettere che un’impresa cartaria cerchi di eliminare uno dei nostri membri per aver rivelato che acquistava i prodotti legati alla distruzione delle foreste – ha dichiarato il coordinatore della rete Daniel Hausknost – La App sta cercando di espandere in modo aggressivo il proprio mercato in Europa e temiamo che cerchi nuove occasioni per imbavagliare le associazioni ambientaliste”.

Secondo le associazioni ambientaliste che hanno firmato l’appello, la sentenza del tribunale di Bergamo rischia di rappresentare un pericoloso precedente: deforestare è lecito, e così minacciare il clima globale, ma rivelare questi crimini ambientali è un reato che va punito. Certo è che un’associazione ambientalista ci penserà due volte prima di far conoscere un crimine ambientale.

Nessun dubbio anche da parte di Greenpeace: “La App è il campione della distruzione delle foreste indonesiane e Terra! ha tutto il diritto di far conoscere il ruolo delle imprese che sono ancora disposte ad avere rapporti commerciali con loro – ha dichiarato all’Ecologist il coordinatore della campagna foreste di Greenpeace, Pat Venditti – non ha alcun senso che Terra! debba essere perseguita per questa azione, e la sosterremo nell'affrontare le conseguenze della sentenza”. Contattata dall’Ecologist, Pigna ha declinato qualsiasi commento sul caso. Del resto l’impresa era stata contattata più volte senza esito anche dagli attivisti di Terra! prima che questi ne pubblicassero il legame con la App: l’associazione ha presentato in tribunale le prove di numerose comunicazioni, dalle raccomandate alle email, rimaste senza risposta.

link:
Le analisi dei quaderni Pigna

Il rapporto di Terra! "Tigri di carta" (dove sono citate le Cartiere Paolo Pigna)

La coalizione di associazioni ambientaliste chiede alle imprese europee del settore cartario di non acquistare prodotti dalla App

Il rapporto del Rainforest Action Network, sull’impatto carbonico della App

L’articolo dell’Ecologist

Gli articoli di La Repubblica e l’Unità che citano il comunicato di Pigna

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui

Commenti