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Aria, acqua, pane
Cina e Stati uniti, insieme, producono il 40% di tutte le emissioni umane di anidride carbonica. Gli scienziati hanno mostrato che le emissioni sono responsabili del riscaldamento climatico e dei disastri ambientali conseguenti. La Conferenza delle nazioni unite che si aprirà il 7 dicembre a Copenhagen, dopo una lunga preparazione, caricata di tutte le speranze, ha il compito di decidere forme comuni di mitigazione e adattamento - o per dirla tutta, di sopravvivenza. Cina e Stati uniti hanno però deciso, insieme, di non accettare vincoli di sorta. Sono disponibili a una dichiarazione d'intenti, politica e forte, ma non a un impegno preciso. A questo punto, la Conferenza danese potrebbe anche non cominciare. Il suo esito deludente è scontato. Il 40% si è chiamato fuori.
I due paesi del nuovissimo G2 si equivalgono per le emissioni, ma mentre quelle cinesi crescono anno dopo anno, quelle della potenza rivale si stanno, lentamente, riducendo. Pechino esige un risarcimento preventivo per l'inquinamento americano del passato; non vuole dollari, visto che ne ha già troppi, ma tecnologie appropriate. Washington, dal canto suo, afferma la propria disponibilità a tagliare le proprie emissioni all'unisono con gli altri grandi inquinatori, ma non prima degli altri. Da sempre l'America pretende di decidere in modo autonomo; e oggi il problema del presidente Barack Obama è quello di strappare al suo Senato un voto accettabile sulla sanità. A questo fine è disposto a ogni compromesso, per quanto devastante sia sul piano ambientale.
Nel frattempo, a Roma, la Conferenza della Fao (Organizzazione del cibo e dell'alimentazione) si è aperta con queste parole del segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon: «Oggi moriranno 17mila bambini. Di fame». La scarsità di cibo, in forma grave, tocca ormai un miliardo di persone.
I problemi sono noti: l'aridità crescente, forma crudele e inevitabile dei cambiamenti climatici, la rapina di terreni fertili alle popolazioni poverissime, denunciata da Manitese, la produzione agricola indirizzata all'esportazione verso i consumi dei ricchi, il potere delle multinazionali dei semi. Le promesse del Millennio di dimezzare la fame entro il 2015 resta lettera morta. Agli affamati solo buoni consigli, cinque in tutto e anche assai complicati. Solo per capire di che si tratta occorre un dottorato in scienze alimentari e politiche. Cinque consigli e niente soldi. I 44 miliardi di dollari promessi dai paesi ricchi sono aria fritta.
Sempre a Roma, sempre oggi, per rendere onore alla fame e all'aridità crescente, all'inquinamento dell'aria, si sta vendendo l'acqua ai privati. Alla Camera dei deputati si decide di privatizzare. Un frammento dell'opposizione si oppone; tutti gli altri stanno a guardare. Per qualche modesto intrigo politico la Lega ha cambiato posizione e grandi gruppi, italiani e multinazionali stanno vincendo la partita dell'acqua. Stanno vincendo non vuol dire che abbiano già vinto. I movimenti dell'acqua - il Forum, il Contratto mondiale - sono ancora in campo.
Le tre questioni - aria, pane, acqua - sono beni comuni, inalienabili. Nessuna persona dovrebbe esserne privata; nessuna costretta a mendicare. Il capitale che vuole impadronirsi di tutto non è in gran forma. Ha quasi portato alla rovina il pianeta. Si dovrebbe metterlo in condizione di non nuocere, non uccidere, non inquinare. Non rubare la nostra acqua.
(editoriale del manifesto del 17-11-2009)