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Cooperazione allo sviluppo, Libro bianco 2011

14/06/2011

Presentazione del Libro bianco sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo in Italia

Il 16 giugno alle ore 10.30 – presso la sala convegni della Fondazione Basso in via della Dogana Vecchia 5/c – si terrà la presentazione della VII edizione del “Libro bianco sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo in Italia”.

Abstract del Libro bianco

I paesi poveri pagano più di tutti il prezzo della crisi economica e finanziaria che continua a manifestarsi dopo lo shock del 2008. Lo pagano sia in termini economici, con la riduzione dei pochi benefici che l’economia globale e la crescita avevano portato loro negli ultimi decenni, sia con la riduzione progressiva degli aiuti sottoforma di politiche di cooperazione allo sviluppo sempre meno efficaci.

Le risposte dei “Grandi” della Terra affrontano sempre meno i nodi centrali, come quello dei paradisi fiscali che sottraggono in tasse più di 100 miliardi di dollari ai Paesi poveri ogni anno. Siamo in presenza di uno scandaloso “welfare al contrario”: i soldi si muovono dalle nazioni più povere verso quelle più ric­che e i Paesi del Sud sono gravemente colpiti dalla speculazione finanziaria che si sposta sempre di più sulle materie prime e sulla terra coltivabile, trasforman­do il cibo ormai in un asset finanziario. Le evoluzioni dei prezzi mettono i con­tadini del Sud in ginocchio ogni giorno, mentre le Istituzioni Finanziarie Internazionali come Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale rinno­vano le politiche che hanno portato al collasso e alla crisi sociale.

I pochi flussi di investimento verso il “Sud” dai Paesi ricchi sono in calo e assu­mono frequentemente la forma di speculazione finanziaria, garantendo ormai pochi benefici ai Paesi poveri, mentre le grandi lobby economiche, e in Italia la Confindustria, spingono affinché le Istituzioni che regolano tali investimenti, come l’Unione Europea, non introducano regole e standard in materia sociale ed ambientale.

Nel frattempo la finanza per lo sviluppo mette sempre più al centro il sostegno al settore privato, valorizzando le imprese come la più efficace “arma di svilup­po”. Le nuove tecniche di finanziamento si basano sull’idea che la crescita eco­nomica sia una condizione necessaria dello sviluppo e ciò debba avvenire tra­mite il settore privato. La “finanziarizzazione dello sviluppo” mina alla base l’emancipazione che dopo tre decenni di condizioni di aggiustamento struttura­le imposte dalla Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale final-mente le economie emergenti e diversi Paesi del Sud stavano vivendo.

Tendenze che il Governo italiano sostiene appieno, smantellando da un lato la cooperazione allo sviluppo con forti tagli (le risorse sono ormai minime e hanno visto un crollo spaventoso negli ultimi tre anni) e sostenendo una visione del­l’aiuto pubblico basata principalmente su aiuti al settore privato (talvolta sotto forma di finanziamento a mega progetti di dubbia utilità con le imprese italia­ne protagoniste e vere beneficiarie). Oppure tramite la cancellazione o riconver­sione di debiti coi Paesi poveri, debiti ormai illegittimi o inesigibili viste le con­dizioni disastrate della finanza pubblica dei loro governi. Quello che cresce invece sono le spese militari dell’Italia e l’impegno nelle missioni di guerra, come l’Iraq e l’Afghanistan, in cui peraltro la “quota” di cooperazione allo svi­luppo e aiuto umanitario rispetto alle operazioni militari stesse è limitata.

 

Il nostro Paese assume un ruolo marginale nel contesto della cooperazione allo sviluppo in Europa, risultando fanalino di coda per impegni economici rappor­tati al Prodotto Interno Lordo e non esprimendo una voce autorevole nelle dire­zioni che l’Aiuto europeo assume, sempre più pericolosamente spostato verso quella “finanziarizzazione” dello sviluppo che abbiamo introdotto.

Nonostante anche l’OCSE abbia nuovamente sottoposto al governo italiano molte raccomandazioni per il rilancio della cooperazione e per la riforma della Legge 49 del 1987, il dibattito langue e tale processo di riforma è ormai una palude e l’argomento è ormai fuori dall’agenda politica parlamentare.

Quello che manca è la volontà politica di percorrere nuove strade: le proposte ci sono e questo Libro Bianco le sottopone a tutti coloro che pensano un nuovo paradigma sia possibile, basato sulla cooperazione e la solidarietà fra popoli e nazioni.

Le 10 proposte di Sbilanciamoci!

OLTRE L’AIUTO Per una nuova Cooperazione allo Sviluppo

La campagna Sbilanciamoci! chiede al Parlamento e al Governo italiano di adoperarsi per:

 

1 Riavviare il dibattito parlamentare su nuovi interventi legislativi sulla Cooperazione allo Sviluppo che – superando la Legge 49/87 – introducano direttrici radicalmente nuove su obiettivi, metodologie, attori e strumenti istituzionali volti a contribuire in ambito globale alla costruzione di un’economia di giustizia, alla promozione dei diritti umani e della democrazia, alla solidarietà internazionale, al rifiuto della guerra.

2 Accogliere le 19 raccomandazioni della Peer review dell’Ocse e indicare per ognuna di esse un’agenda di azioni concrete volte a rimuovere le criticità emerse

3 Riformare le politiche di Cooperazione allo Sviluppo basandosi sul principio della coerenza delle politiche, ovvero che gli obiettivi di solidarietà internazionale e di lotta alla povertà siano sostenuti da adeguate politiche per il commercio internazionale, l’ambiente, la sicurezza, l’agricoltura e i processi migratori. Ma anche sul principi di coordinamento e armonizzazione delle attività dei Paesi donatori, nonché con quello dell’allineamento con le priorità dei Paesi destinatari degli interventi

4 Riallineare la quantità di fondi stanziati per la Cooperazione allo Sviluppo (Legge 49) ai livelli del 2008 e assolvere agli impegni nei confronti delle Istituzioni e dei Fondi multilaterali

5 Riconoscere e cancellare i debiti illegittimi contratti nei confronti dell’Italia da parte dei Paesi del Sud

6 Assolvere agli impegni assunti dall’Aquila Iniziative for Food Security tramite con fondi aggiuntivi rispetto a quelli già stanziati per altri interventi nello stesso settore

7 Adoperarsi concretamente per abbattere i costi di invio delle rimesse dei migranti verso i Paesi di origine

8 Promuovere misure concrete di contrasto ai paradisi fiscali per quanto riguarda l’Italia e impegnarsi nelle sedi internazionali per dare seguito alle proposte quali l’obbligo di rendicontazione Paese per Paese dei dati contabili e di bilancio di tutte le imprese transanzionali

9 Sostenere la proposta della società civile riunita nella “Campagna zerozerocinque” di tassare le transazioni finanziarie internazionali per raccogliere fondi volti da impegnare in misure concrete di lotta alla povertà e all’esclusione sociale in Italia e nel Sud del Mondo

10 Sostenere in sede europea ed internazionale le proposte della società civile per introdurre standard di valutazione sociale e ambientali degli Investimenti Diretti Esteri delle imprese europee nei Paesi del Sud e dei parametri di finanziamento sottoforma di crediti da parte delle Istituzioni Finanziarie europee e internazionali.